Economia circolare

Conto alla rovescia per l’obbligo di raccolta dei rifiuti tessili

La norma entra in vigore il 1° gennaio 2022: l’Italia ha anticipato la scadenza prevista dalle direttive Ue per il 2025 e le imprese della parte a monte della filiera si stanno attrezzando

di Giulia Crivelli

 In Italia la percentuale di prodotti tessili nella parte indifferenziata dei rifiuti è del 5,7%, secondo le indagini condotte dall’istituto Ispra

4' di lettura

La pianificazione, la visione allargata e di medio e lungo periodo non sono le qualità migliori di noi italiani, ammettiamolo. Siamo – parlando in generale, si intende – artisti dell’improvvisazione, qualità che forse tanti ottimi pianificatori più o meno apertamente ci invidiano, singoli individui o Paesi che siano. A volte però nella vita delle persone e soprattutto delle aziende la pianificazione – specie se fatta in squadra – paga e conviene. Quello che sta succedendo con la messa al bando della plastica monouso è un buon esempio: essersi preparati per tempo avrebbe portato grandi vantaggi a tutti, ancora di più lo avrebbe fatto un lavoro di squadra tra aziende del settore, in Italia e in Europa.

Ma forse non è mai troppo tardi per correggere, anche solo in parte, il proprio carattere o la propria natura. Le norme che entreranno in vigore il 1° gennaio 2022 sull’obbligo di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti tessili sono un buon esempio. Si vis pacem, para bellum, dicevano i latini: se vuoi la pace, prepara la guerra. Non sembri una metafora esagerata, visto che la battaglia per la sostenibilità ambientale è – come hanno dimostrato i più recenti eventi meteoreologici estremi, dagli incendi in Canada alle inondazioni in Germania – una questione di vita (pace) o morte (guerra) per noi e il pianeta che ci ospita.

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Il tessile è il quarto settore produttivo per utilizzo di materie prime e risorse idriche dopo quello alimentare, le costruzioni e i trasporti, ha ricordato in un convegno promosso con Ecomondo nello scorso maggio Raffaele Lupoli, direttore editoriale di EconomiaCircolare.com. Vista la rilevanza del settore, il pacchetto di direttive europee sull’economia circolare ha stabilito che ogni Stato membro dovrà istituire la raccolta differenziata dei rifiuti tessili a partire dal 1° gennaio 2025. E qui viene la sorpresa: l’Italia ha scelto di anticipare la data al primo gennaio 2022, tra poco più di cinque mesi. «Allo stato attuale la raccolta del tessile è strutturata solo parzialmente sul territorio nazionale», ha spiegato spiega Valeria Frittelloni, direttrice del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) durante il Circular Talk organizzato da Ecomondo nell’ambito delle Digital Green Weeks, gli eventi digitali che porteranno all’appuntamento in presenza di Ecomondo, la fiera italiana della sostenibilità, in programma dal 26 al 29 ottobre nel quartiere fieristico di Rimini e arrivata alla 24esima edizione. La media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante: «Non altissima. Al nord siamo a 2,88; 2,95 al centro e solo due al sud – ha sottolineato Valeria Frittelloni –. Ci sono eccellenze con valori fino a 4 chili per abitante in alcune regioni come Trentino e Val d’Aosta, ma anche regioni che sono molto indietro come la Sicilia, con un chilo per abitante e costruire un sistema di raccolta dei rifiuti tessili entro il 2022 non sarà tanto facile». Ma questi obiettivi, che l’Italia ha deciso addirittura di anticipare rispetto alle scadenze europee, secondo la ricercatrice di Ispra, «per l’Italia sono una grande opportunità». Stando alle analisi merceologiche che Ispra fa sui rifiuti urbani ci sono grandi possibilità di miglioramento, perché la percentuale di rifiuti tessili nell’indifferenziato è del 5,7%.

Il riciclo tessile è un lavoro che nei distretti, e in particolare in quello toscano, si porta avanti da molti anni, secondo Filippo Bernocchi, docente del Master in Circular economy della Luiss Business School. «Occorre però che il tutto venga messo a sistema: anticipare al 2022 l’avvio della raccolta, prima che l’Europa pubblichi la propria strategia – ha spiegato al Circular Talk di Ecomondo – è forse un po’ azzardato, ma di certo ha smosso le acque, anche se il lavoro da fare è molto». A partire da quello che Bernocchi definisce un «coacervo di norme da semplificare». La strada per costruite il sistema di raccolta è stata già indicata, ha sottolineato Bernocchi: «Nelle direttive europee fin qui emanate si afferma che la responsabilità estesa del produttore è lo strumento più agevole per raggiungere gli obiettivi fissati. Sarà importante partire da esperienze consolidate come quelle degli imballaggi, evitare conflitti di interesse, distribuire equamente la catena del valore». Per evitare il paradosso che il cittadino/consumatore, ha concluso il docente della Luiss, « debba pagare due volte, come consumatore che acquista e come cittadino che paga la tariffa sui rifiuti».

Fermo restando che occorre continuare a prepararsi alle scadenze del 2022 e 2025, la cosa più utile da fare, per qualsiasi tipo di rifiuto e di ciclo di raccolta e smaltimento o riuso, è produrre meno scarti e trovare il modo di reimmettere quanti più scarti possibili nel ciclo produttivo. È quello che stanno facendo tante aziende tessili, dimostrando che la capacità di pianificare in Italia esiste, eccome. Tre esempi li trovate nella pagina accanto, ma ne esistono moltissimi altri, in tutta la filiera e in particolare nella parte a monte. Esempi virtuosi di pmi che hanno continuato a investire e a progettare il futuro persino durante l’annus horribilis del Covid, che ha colpito duramente il settore allargato del tessile-moda-accessorio (Tma), che vedrà la ripresa non prima del prossimo anno. Di queste imprese ci impegniamo a continuare a scrivere, da qui al fatidico 1° gennaio 2022 e ben oltre.

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