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Contratti collettivi, oltre un terzo è pirata: Anagrafe unica al via

Nonostante il numero di contratti nazionali sia in crescita ormai da diversi anni, la maggior parte dei lavoratori sono concentrati su pochi Ccnl: i primi 54 coprono il 75% dei lavoratori, i restanti 879 meno applicati solo il 25% dei lavoratori

di Giorgio Pogliotti

Treu (Cnel): "Con Codice Unico identikit preciso dei contratti Collettivi"

3' di lettura

Continuano a proliferare i contratti collettivi nazionali di lavoro: ne risultano depositati 933 all’archivio del Cnel (allo scorso 22 novembre), in un solo anno si è registrato un incremento di 77 Ccnl (pari a +9%), in dieci anni del 170%, con un andamento decisamente “anomalo”. Di questi, 353 contratti (il 37,8%) sono sottoscritti da associazioni datoriali e sindacali non rappresentati al Cnel, coprono pochissimi lavoratori (33mila), spesso presentano condizioni contrattuali peggiorative, con importi sotto i minimi dei contratti di riferimento che producono un danno economico ai dipendenti, penalizzando le aziende sane sul versante del dumping contrattuale.

Nonostante il numero di contratti nazionali sia in crescita ormai da diversi anni, la maggior parte dei lavoratori sono concentrati su pochi Ccnl: i primi 54 coprono il 75% dei lavoratori, i restanti 879 meno applicati solo il 25% dei lavoratori. In tutti i settori i primi 5 Ccnl maggiormente applicati coprono almeno l’80% dei lavoratori, e in 6 settori su 12 ne coprono più del 90%.

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LA MAPPA DEI CONTRATTI
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Codice alfanumerico unico

Per contrastare il dilagare di contratti “pirata” sottoscritti da parti sociali scarsamente rappresentative - si segnalano in alcune piccole aziende casi in cui rappresentanza datoriale e sindacato hanno sede nello stesso pianerottolo - c’è in campo uno strumento: diventa operativo il codice alfanumerico unico dei contratti collettivi nazionali di lavoro, istituito dalla legge 120/2020 (il decreto Semplificazioni su proposta del Cnel), che ne assegna l’attribuzione al Cnel (che cura e gestisce l’archivio nazionale dei contratti di lavoro pubblici e privati).

Si tratta di una sorta di anagrafe comune dei contratti collettivi organizzata in un’ottica di servizio pubblico e trasparenza, è stato sottolineato nella presentazione al Cnel del presidente Tiziano Treu, con il presidente Inps Pasquale Tridico, il capo di gabinetto del ministero del Lavoro Elisabetta Cesqui e il direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro Bruno Giordano.

Periodo di transizione bimestrale

In sostanza nelle comunicazioni obbligatorie al ministero del Lavoro e nelle denunce retributive mensili inviate all’Inps, il dato relativo al contratto collettivo nazionale applicato al lavoratore va indicato tramite il codice alfanumerico unico attribuito dal Cnel. È previsto il passaggio sul flusso Uniemens al codice alfanumerico unico del Cnel, dopo un periodo di transizione, di durata bimestrale (competenze di dicembre 2021 e gennaio 2022), in cui sarà permesso utilizzare anche il codice Inps, per dare modo ai datori di lavoro, ai consulenti/intermediari e ai loro applicativi di adeguarsi al nuovo codice. Dalla competenza di febbraio 2022, la trasmissione del dato relativo al Ccnl avverrà esclusivamente mediante il codice alfanumerico unico attribuito dal Cnel.

«Un’unica banca dati digitalizzata identifica i contratti e li classifica - ha spiegato Treu - consentendo di rendere pubblica la grande varietà di contratti, ma soprattutto la disparità di applicazione di tutele e clausole. Il passaggio successivo sarà l’approfondimento dei contenuti di ogni contratto. Gli accordi che presentano elementi sospetti, d’accordo con Inps, verranno segnalati all’Inl per le ispezioni su eventuali violazioni».

Lotta all’evasione contributiva

Tridico ha ricordato la circolare Inps 170 del 2021 che recepisce il codice unico «che rappresenta un passo avanti notevole per tre motivi: semplifica l’identificazione, non avremo più alcun lavoratore senza codice e si facilita la lotta all’evasione contributiva. Sarà opportuno, poi, un intervento normativo da una parte sui minimi legali, dall’altra sulla rappresentanza contrattuale, con l’obiettivo di arginare il dumping sociale».

Tridico ha parlato di settori dove si annidano pratiche elusive, citando l’esempio della logistica dove tra il campione di aziende selezionate in base a determinati profili di analisi del rischio, è emerso che il 50% presentava un indicatore di rischio elevato di elusione contributiva. Per Giordano il codice consentirà di «avere una radiografia dei contratti “pirata” che coprono abusi, in base alle segnalazioni, come Inl saremo pronti a muoverci per effettuare valutazioni e azioni a livello territoriale».

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