Contratti dei medici, scontro sull’orario di lavoro. Sindacati pronti alla mobilitazione
Le organizzazioni incontrano il ministro della Salute, Orazio Schillaci, per fare il punto sulle criticità del settore e gli interventi necessari. Il rinnovo contrattuale è relativo al triennio 2019-2021 e riguarda 135mila camici bianchi del Ssn
I punti chiave
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È scontro sull’orario di lavoro dei medici del Sistema sanitario nazionale (Ssn) alla vigilia della ripresa della trattiva all’Aran per il rinnovo del contratto della categoria. Un punto cruciale sul quale i sindacati sono pronti a dare battaglia, annunciando al contempo la mobilitazione perchè, dopo 5 mesi, il rinnovo contrattuale è ancora in stallo.
I sindacati incontrano il ministro Schillaci
Un clima caldo nel quale oggi, martedì 4 luglio, le organizzazioni hanno incontrato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, per fare il punto sulle criticità del settore e gli interventi necessari. Il rinnovo contrattuale è relativo al triennio 2019-2021 e riguarda 135mila camici bianchi del Ssn. «Riteniamo il ministro della Salute Orazio Schillaci un nostro alleato, verranno calendarizzati altri incontri con tavoli tematici. Siamo fiduciosi della volontà del ministro di fare bene, anche se il lavoro da fare è tantissimo e il tempo poco», ha affermato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale, al termine dell’incontro. «I temi dell’incontro sono stati di tipo economico e contrattuale - ha spiegato Di Silverio - Serve l’abolizione del tetto di spesa per il personale del Ssn, una rivisitazione del Dm 70, e poi un investimento immediato sui dirigenti che lavorano nel sistema attraverso anche un processo di defiscalizzazione di una parte dello stipendi. Ma serve soprattutto il finanziamento del contratto che è già scaduto. Abbiamo anche chiesto, su questo tema, al ministro Schillaci se può fare pressione sul Mef e sulle Regioni: non possiamo più fare prestazioni gratuite in carenza di personale».
Riprende la trattativa all’Aran
Il nuovo contratto porterà un incremento medio del trattamento economico pari al 4,5%, come già previsto, mentre per il contratto 2022-2024, hanno sottolineato i sindacati, al momento non sono ancora state stanziate le risorse economiche necessarie. Oggi riprende la trattativa all’Aran, ma i sindacati definiscono al momento «inaccettabile» la bozza di rinnovo.
Confronto sull’orario di lavoro
Uno dei punti caldi del confronto è proprio l’orario di lavoro. Per norma, spiega Pierino Di Silverio, segretario del principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, «i medici dovrebbero lavorare per 38 ore settimanali, ma in realtà ne lavoriamo in media 70 e siamo già al limite rispetto alla legge europea sui riposi, che prevede 11 ore di riposo consecutive dopo un turno di lavoro. Ora, nella nuova bozza si dice che le aziende possono ricorrere ad un orario aggiuntivo di lavoro per il raggiungimento dei risultati, facendo rientrare le ore in più in un generico fondo. Di fatto le ore in più non vengono retribuite adeguatamente e c’è un super carico di lavoro per i medici. Si sta cercando di affrontare la carenza di camici bianchi - afferma - sovraccaricando i medici presenti».
Anche secondo il presidente del sindacato Cimo, Guido Quici, «nonostante i numerosi tentativi di mediazione dell’Aran, le Regioni, che hanno realmente in mano il pallino e sono alle prese con una grave carenza di personale sanitario, pur di garantire i servizi intendono far lavorare di più e in condizioni peggiori i pochi camici bianchi rimasti, inficiando la qualità delle cure e incentivando la fuga dagli ospedali verso il privato e le cooperative». La nuova formulazione dell’orario di lavoro infatti, sottolinea, «non elimina il rischio di dover lavorare senza limiti orari, prevedendo per le ore eccedenti circa 57 euro a settimana», ma anche «l’eccessivo numero di guardie notturne e festive». Inoltre, è prevista l’istituzione del servizio fuori sede, distante anche decine di km dalla propria sede di lavoro. Si introduce così la figura del medico itinerante. Ma il contratto, rilevano i medici, «non può essere un mero atto burocratico economico, ma deve concorrere a migliorare lo stato del nostro sistema di cure e di chi le eroga».
L’Aran: dialogo con le Regioni per arrivare alla firma del contratto
Nodi centrali per risolvere i quali l’Aran, ha già assicurato il presidente Antonio Naddeo, «si sta attivamente adoperando con le Regioni per individuare le soluzioni più eque e percorribili per i sindacati per arrivare alla firma del contratto collettivo».
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