Contratto bancari, Abi e i sindacati si danno 5 mesi per lavorare all’intesa
Siglato l’accordo per la sospensione dei termini del vecchio contratto fino al 31 dicembre.Il presidente del Casl, Ilaria Dalla Riva, ha sottolineato l’esigenza di semplificazione, soprattutto su un tema come gli inquadramenti
di Cristina Casadei
I punti chiave
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Abi e i sindacati hanno deciso di congelare i termini del precedente contratto dei bancari, scaduto a fine 2022, fino al 31 dicembre. Si sono dati 5 mesi di tempo per arrivare a un’intesa per un contratto che rispecchi i profondi mutamenti del lavoro in banca, dovuti in larga misura all’innovazione tecnologica e alle opportunità che ha creato per le aziende stesse e i clienti. L’accordo sulla sospensione dei termini del contratto del 2019 da mero passaggio tecnico, però, ieri ha acquisito un significato politico.
La tempistica del rinnovo
Se nel primo incontro tra le parti sono stati i sindacati a spiegare nei dettagli la loro piattaforma e perché chiedono 435 euro di aumento al livello medio di riferimento, sottolineando soprattutto il tema degli utili record del settore, nel secondo round sono state le banche a parlare. Il presidente del Casl di Abi, Ilaria Maria Dalla Riva, dice che «quanto emerso in occasione delle prime due riunioni costituisce una chiara e solida base per lo sviluppo di un confronto costruttivo che consentirà di concludere il negoziato». Positivo è anche Lando Maria Sileoni, il numero uno della maggiore sigla del credito, la Fabi: «È emersa una posizione che consideriamo e considero molto positiva dell’Abi» e cioè «cercare di concludere il rinnovo entro l’anno. Va chiaramente spiegato che è un impegno e non una clausola contrattuale, clausola che peraltro non conveniva al sindacato sottoscrivere perché, politicamente, ci avrebbe negativamente condizionato in caso di rottura con l’Abi entro la fine dell’anno». È chiaro, però, che «è estremamente significativo l’impegno del presidente del Casl e quindi delle banche che vogliono tentare ogni strada possibile e ogni soluzione possibile per chiudere il contratto nazionale entro la fine dell’anno. Quello che emerge con chiarezza è la novità politica di questo incontro, proprio questa significativa apertura da parte dell’Abi da verificare concretamente a settembre». Sulla stessa lunghezza d’onda è Susy Esposito (Fisac) per la quale a questo punto «il rinnovo deve avvenire presto e bene. Per queste ragioni consideriamo positivo l’impegno assunto dal Casl dell’Abi per una chiusura veloce». Riccardo Colombani (First) sottolinea che «è arrivato il momento di aumentare i salari», visto che «le banche stanno producendo risultati stratosferici, come quelli presentati da Unicredit». Tutto così in discesa? Le distanze si misureranno meglio in settembre, quando sono stati previsti diversi incontri, ma per Fulvio Furlan (Uilca), «lo scenario di cambiamento del settore, rappresentato da Abi evidenzia quanto la piattaforma sindacale sia coerente e adeguata a gestire i processi futuri con le persone al centro». Per Emilio Contrasto (Unisin Confsal) «da Abi è arrivato un importante segnale di disponibilità, seguano ora segnali concreti».
Potere d’acquisto e sostenibilità del contratto
In una giornata segnata dal forte rialzo del titolo UniCredit, dopo l’annuncio dei risultati semestrali, in crescita al di là delle aspettative (2,3 miliardi di euro di utile netto e 5,9 miliardi di ricavi nel secondo trimestre 2023, per un utile netto del primo semestre 2023 pari a 4,4 miliardi di euro), Dalla Riva, più che soffermarsi sul fattore economico, ha puntato sugli aspetti organizzativi e normativi. In tutti i casi ha spiegato che la volontà delle banche è tutelare il potere di acquisto dei bancari, conciliando questo obiettivo con quello della produttività, per una sostenibilità complessiva del contratto. Senza trascurare alcuni elementi di contesto che caratterizzano il lavoro in banca, analizzato però non con una raffica di numeri e tabelle, in risposta ai sindacati che nella prima riunione si sono presentati muniti di molti numeri.
Lavoro stabile e crescita retributiva per i bancari
Sicuramente il settore in questi anni ha mantenuto la sua fisionomia, con il più alto tasso di occupazione a tempo indeterminato e con un contributo importante sull’occupazione giovanile: dal 2019 al 2021 sono stati assunti 21mila giovani. A questo si aggiunga che nel tempo i livelli retributivi sono sempre cresciuti e il potere di acquisto è sempre stato più tutelato rispetto all’inflazione.
L’esigenza di semplificazione
Per le imprese bancarie sarà importante raggiungere l’obiettivo della semplificazione su molti fronti, a partire dagli inquadramenti, e avere un quadro certo di regole e di trattamenti al passo con i tempi, per continuare ad affrontare positivamente il futuro. Gli elementi di contesto per i banchieri sono sì la digitalizzazione, la velocità delle innovazioni, ma anche la specificità di ogni modello organizzativo e la centralità delle persone. Il negoziato dovrà tenere tutto insieme, creando una cornice di regole comuni per le diverse realtà, per affrontare il contesto e i cambiamenti, visto che non è in discussione la centralità del ccnl, definito come elemento aggregante. Come anche le esigenze specifiche e le peculiarità di ogni azienda. Certamente avanza l’esigenza di una forte semplificazione, soprattutto su un tema, come quello degli inquadramenti, non più corrispondenti al lavoro in banca. E sulle mansioni. Che vuol dire toccare un elemento a cui i sindacati sono molto sensibili e cioè la fungibilità
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