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Contratto bancari: svolta nelle trattative, probabile accordo a dicembre

Il Comitato di Presidenza di Abi ha dato mandato pieno all’unanimità al presidente del Casl, Ilaria Dalla Riva e al dg Giovanni Sabatini per costruire la cornice dell’accordo con i sindacati. Prossimo incontro negoziale giovedì 8 novembre

di Cristina Casadei

Imagoeconomica

4' di lettura

È un dialogo continuo, una mediazione un po’ sottotraccia, quello con cui si sta costruendo la cornice del nuovo contratto dei bancari. In attesa del nuovo incontro formale di giovedì tra Abi e i sindacati, il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro, Ilaria Maria Dalla Riva, sta ragionando con i segretari generali delle organizzazioni del credito (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) sull’equilibrio necessario per entrare nella parte finale della trattativa. In questo dialogo, però, è lo sblocco dei banchieri sul mandato pieno, all’unanimità, a proseguire le trattative per concludere in tempi rapidi il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei 270mila bancari, a Dalla Riva e al dg Giovanni Sabatini ad aver aperto la fase finale del negoziato.

Il mandato del Comitato di Presidenza di Abi

Il Comitato di Presidenza di Abi, formato dal presidente dell’Associazione, Antonio Patuelli , dal vicepresidente vicario, Gian Maria Gros-Pietro e dai vicepresidenti, Nicola Maione, Mario Alberto Pedranzini, Guido Rosa e Massimo Tononi, oltre che dal direttore generale, Giovanni Sabatini, e da un corposo elenco di presidenti e amministratori delegati dei principali gruppi, riunitosi il 6 novembre, in tarda serata «presenti tutti i componenti, udita la relazione del Presidente del Casl Ilaria Dalla Riva, ha deliberato all’unanimità di dare mandato al presidente del Casl Dalla Riva e al direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini, a proseguire le trattative per concludere in tempi rapidi il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore bancario», spiega una nota dell’associazione. E ha così dato un sostanziale via libera anche a trattare su tutto, inclusa la parte economica su cui i sindacati hanno chiesto un aumento di 435 euro al livello medio di riferimento, e il ripristino della base completa del trattamento di fine rapporto che era stata ridotta con il contratto del 2012.

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La spinta di Intesa Sanpaolo

La parte economica, data anche l’entità della richiesta avanzata da Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin, ha rappresentato in questi mesi l’ostacolo principale da superare. Ad aiutare il salto ci ha pensato il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina , che da un lato ha deciso di revocare il mandato di rappresentanza ad Abi per muoversi più liberamente, date le dimensioni e le sfide del suo gruppo, e dall’altro non ha mai mancato di fare sentire la propria voce. Almeno due le occasioni che hanno poi favorito un’accelerazione nel negoziato: la prima è stata in giugno, al congresso della Fabi, con la chiara apertura ai 435 euro su cui Messina ha spiegato che, dati gli utili della sua banca, non si sarebbe messo a discutere. La seconda è stata nei giorni scorsi, quando ha spiegato che entro la fine dell’anno Ca’ de Sass avrebbe dato un aumento e avrebbe ripristinato la base piena per il calcolo del Tfr, indipendentemente dal negoziato sul contratto in Abi. Auspicando, però, una soluzione positiva per la trattativa.

Corsa contro il tempo per una tranche di aumento a fine anno

In attesa di giovedì, quando il dialogo tra Abi e i sindacati ripartirà ufficialmente da una prospettiva più concreta rispetto agli ultimi incontri, ci saranno una serie di confronti informali tra i segretari generali e Abi, per poter preparare il terreno e cercare di chiudere la partita in tempo utile per poter accreditare una prima tranche di aumento già con la retribuzione di dicembre. Per raggiungere questo obiettivo, per ragioni tecniche, il contratto va però chiuso tra la fine novembre e l’inizio di dicembre. Oltre questi tempi, la prima tranche di aumento scivolerebbe nell’anno nuovo. Anche perché, una volta trovata l’ipotesi di accordo, i lavoratori dovranno votare l’intesa nelle assemblee.

Lo scambio sulla parte normativa e la durata

A fronte dell’apertura sulla parte economica da parte degli istituti, è chiaro che il sindacato dovrà dare molta disponibilità a trattare sulla durata del contratto e sulla parte normativa. In particolare su quei fattori di flessibilità che anche per effetto delle fusioni e del taglio delle filiali, così come per lo sviluppo della banca digitale, sono sempre più necessari nelle aziende. Il riferimento è alla riforma degli inquadramenti per allinearli alle nuove organizzazioni, visto che la loro articolazione risale a molti decenni fa e non rispecchiano più esattamente il lavoro in banca. Ma anche alla fungibilità vera delle mansioni, su cui una prima timida modifica è stata portata dal contratto del 2019, con riferimento ai quadri e all’ultimo livello delle aree professionali. Una scelta che all’epoca venne fatta anche per difendere il ruolo dei lavoratori e il tema della loro trasferibilità, in una fase di continua riorganizzazione delle banche e di chiusura delle filiali, anche per effetto delle fusioni e dell’espansione della banca digitale. Questa volta la posta in gioco, però, è doppia: ai sindacati le banche chiedono sia la fungibilità vera che la mobilità e cioè la possibilità di trasferire le persone da una sede all’altra senza tanti limiti, o comunque con molti meno limiti: secondo il contratto dei bancari è infatti previsto un preciso chilometraggio, in base anche all’anzianità, sempre fortemente rivendicato, anche in termini migliorativi, in tutti gli accordi aziendali, con tanto di calcolo di eventuale indennità di pendolarismo.

Il nuovo ruolo del Foc

I sindacati dovranno poi fare una scelta di apertura forte sulle risorse del Fondo per l’occupazione nato nel 2012. Il Foc, costantemente finanziato da un contributo dei lavoratori e dei manager, ha consentito, secondo gli ultimi dati forniti dalla Fabi , di assumere oltre 37mila giovani (under 35), ma ha ancora in serbo un tesoretto di 120 milioni di euro. Dopo che le parti, con l’ultimo contratto, hanno deciso di poterlo utilizzare per la staffetta generazionale degli over 60, adesso l’ipotesi è di rafforzare questo suo utilizzo, facendone uno strumento che va a tutti gli effetti ad affiancare il Fondo di solidarietà, le cui risorse saranno utilizzate per compensare la perdita di stipendio dei lavoratori senior che passeranno al part time, in attesa dei requisiti per il prepensionamento, con l’obiettivo di favorire l’assunzione di un giovane. In tutto questo quadro, sicuramente resta da capire come le banche utilizzeranno la richiesta di una riduzione dell’orario a 35 ore, contenuta nella piattaforma, che significherebbe un po’ come lavorare con quasi 18-20mila lavoratori in meno. Sulla riduzione oraria, data anche la facilità con cui si rischia di scivolare nel tema occupazionale, buona parte delle categorie che avevano avanzato la richiesta hanno fatto marcia indietro. In cambio di corposi aumenti.

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