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Rinnovo contratto bancari: richieste sindacali per aumento del 20%, ma banche puntano su semplificazione

Il 23 ottobre nell’incontro con i sindacati, Abi comincerà a blindare la parte normativa. La piattaforma sindacale porta quasi a doppiare l’aumento economico di 435 euro

di Cristina Casadei

(IMAGOECONOMICA)

4' di lettura

Mettendo insieme tutte le richieste che i sindacati dei bancari hanno inserito nella loro piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro viene fuori un aumento di oltre il 20%. Se questo è un tema per tutti gli istituti, lo è sicuramente un po’ di più per le realtà di minori dimensioni. Fonti bancarie stimano che la sola riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore, per il sistema equivale a lavorare con quasi 20mila persone in meno. Ogni voce, dalle indennità, al ripristino della base completa per il calcolo del tfr, all’aumento dei ticket, con la previsione anche per i part time, all’allargamento e al rafforzamento dell’area contrattuale con l’inserimento nel perimetro anche di chi fa vigilanza, fino all’aumento delle procedure, portano quasi a raddoppiare il valore del contratto rispetto ai 435 euro di aumento economico che i sindacati chiedono per il livello medio di riferimento. Su questo aspetto, però, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni frena e ha già osservato che «non è possibile quantificare il costo complessivo delle nostre richieste, è possibile quantificare solo quello che è monetizzabile».

Blindare la parte normativa

Dato il peso che potrebbe avere questo rinnovo, per le banche diventa quindi importante blindare innanzitutto la parte normativa del contratto, cercando di fare sì che sia abilitante rispetto al nuovo modello di servizio chiesto da una clientela sempre più digitalizzata. Nel negoziato c’è quindi una parola che è destinata ad avere un peso sempre maggiore e cioè la fungibilità. Ovvero, traducendo con una estrema semplificazione, la flessibilità nelle mansioni e negli inquadramenti che si rende necessaria soprattutto quando ci sono delle acquisizioni o delle fusioni e si verifica la sovrapposizione dei ruoli. In prospettiva la fungibilità diventa un tema fondamentale che serve per sviluppare le persone in tutte le mansioni disponibili in un sistema organizzativo più flat e meno gerarchico, tipico dei modelli agili e snelli. Tra l’altro non va trascurato che un sistema moderno consentirebbe al settore di essere più attrattivo per quei giovani, soprattutto con competenze Stem, che affrontano il mercato del lavoro con un approccio diverso dal passato.

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La nuova prospettiva

Dopo l’Esecutivo di ieri di Abi, dove è stata confermata la volontà di procedere speditamente per arrivare a fare il contratto entro fine anno, nel negoziato che proseguirà lunedì 23 ottobre con l’incontro in ristretta tra il Comitato affari sindacali e del lavoro dell’associazione, guidato da Ilaria Maria Dalla Riva e i segretari generali di Fabi, Sileoni, First, Riccardo Colombani, Fisac, Susy Esposito, Uilca, Fulvio Furlan e Unisin, Emilio Contrasto, è anche da questa prospettiva che si guarderà al futuro. Ragionando non solo di aumento economico, ma anche di semplificazione e alleggerimento della parte normativa. Una prospettiva che sembra mettere d’accordo tutte le banche, sempre più impegnate sullo sviluppo della multicanalità e della banca digitale. La semplificazione non dovrà però riguardare solo inquadramenti e mansioni, ma anche altre tematiche, come per esempio l’articolazione degli orari di lavoro o la mobilità, per rendere la disciplina più attuale, ma anche più agevolmente applicabile ed esigibile.

I cambiamenti strutturali

Dal contesto dell’ultimo negoziato ad oggi sono arrivati cambiamenti strutturali rispetto al passato, in larga misura portati dall’accelerazione della tecnologia e dal progressivo sviluppo della banca digitale. Questo determina molte conseguenze. Una delle più importanti è l’esigenza di adeguare e semplificare il sistema di inquadramenti in modo da renderlo coerente e adeguato al nuovo contesto. Piccoli interventi sono già stati fatti con l’accordo del 2019, ma con questa tornata di rinnovo per le banche serve un sistema che consideri le nuove figure professionali legate soprattutto all’ambito Information & technology che sono già entrate nelle aziende, e che rifletta su quelle più tradizionali. I criteri passati, infatti, spesso rispecchiano un’organizzazione non più attuale. I continui cambiamenti che ha attraversato il settore del credito hanno reso necessarie migliaia di riqualificazioni di lavoratori che hanno affrontato transizioni professionali e cambiamenti di mestieri e mansioni. Con un investimento importante delle aziende per assicurare continuità lavorativa alle persone. Da questo punto di vista le sinergie tra Foc e Fondo di solidarietà potrebbero rivelarsi virtuose, così come lo snellimento delle procedure per i fondi della formazione finanziata che generalmente è difficile avere just in time. Sulle transizioni e sui cambiamenti si innesta, come detto, il tema di una fungibilità che renda possibile il migliore collocamento delle persone per poter tutelare l’occupazione e la professionalità, dopo gli investimenti delle imprese sul loro aggiornamento professionale, per colmare il disallineamento tra le competenze richieste dall’evoluzione del lavoro e quelle possedute.

I fringe benefit

Sul tema dei fringe benefit, infine, per le banche la soluzione non può che essere la modifica della normativa che penalizza i lavoratori bancari ed è per questo che è stato sollecitato un incontro con il Governo insieme ai sindacati. L’attuale formulazione della norma fiscale e l’andamento del tasso ufficiale di riferimento (TUR) - soggetto alle variazioni decise dalla Bce -, come ha spiegato Abi, sta producendo, soprattutto sui mutui a tasso fisso, effetti del tutto impropri e distorsivi, determinando una tassazione di valori calcolati sulla base di fattori totalmente esogeni rispetto alla valorizzazione dell’effettivo vantaggio per il dipendente, sottostante alla stipula del contratto di mutuo e, quindi, del tutto estranei alla sua capacità contributiva. Con la conseguenza che le lavoratrici e i lavoratori interessati possono vedere le loro remunerazioni nette significativamente ridotte dall’ingiusto prelievo. La modifica, per di più, deve essere fatta entro i termini e le scadenze fiscali del 2023. Quanto al 2024 e alla soglia di detassazione, abbassata a 2mila euro per chi ha figli a carico e a mille per chi non ne ha, le banche affermano che può essere utile in qualche caso ma non risolve la generalità dei casi, tenendo conto anche della rilevanza dei tassi.

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