Sindacati bancari: “Abi, risposte puntuali sulla piattaforma”
Riparte il negoziato con i sindacati ma mancano risposte puntuali sulla piattaforma sindacale. I prossimi incontri fissati per l’11 e il 12 ottobre
di Cristina Casadei
I punti chiave
4' di lettura
Nel rinnovo del contratto collettivo nazionale dei bancari, dalla ripresa del negoziato, in Abi, sono arrivate molte indicazioni di scenario. Ma nessuna risposta punto per punto alla piattaforma dei sindacati, dove si chiede un aumento di 435 euro per il livello medio di riferimento. Con una risposta che manca più di altre e cioè quella sull’aumento. I prossimi incontri sono fissati per l’11 e il 12 ottobre e, a questo proposito, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, spiega che «dall’Abi ci aspettiamo risposte puntuali, non superficiali, ma di contenuto, e politicamente dettagliate, su ogni singolo argomento della
piattaforma rivendicativa approvata dalle lavoratrici e dai lavoratori bancari. È quella la base sulla quale discutere il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria ed è venuto il momento che Abi esca allo scoperto. Quello che dobbiamo negoziare è un contratto fondamentale per la tenuta dell'industria bancaria, per la sua trasformazione e per la sua sostenibilità nel tempo».
Uscire dagli indugi
Per questo Sileoni chiede di uscire dagli indugi: «La parte economica per noi è quella già dichiarata dal ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina , che ha parlato a nome del primo gruppo bancario italiano: se qualcuno non è d’accordo lo dica qui dentro e pubblicamente». I sindacati si aspettavano più chiarezza, soprattutto alla luce delle dichiarazioni fatte da alcuni banchieri sulla distribuzione di dividendi agli azionisti per il 2023. Come quella di Andrea Orcel, ceo di UniCredit , che ha spiegato che la tassa sugli extra profitti delle banche non avrà un effetto dirompente sui dividendi e, per quanto riguarda la banca di piazza Gae Aulenti, sono confermati i target di distribuzione del capitale ai soci a oltre 6,5 miliardi per il 2023, in forte aumento rispetto all’anno passato.
Niente ripercussioni della tassa sugli extraprofitti
«Se non ci saranno ripercussioni della tassa sui dividendi allora non potranno essercene nemmeno sugli aumenti ai lavoratori bancari per il rinnovo del contratto», dice Sileoni, nel suo intervento su cui c’è stata la convergenza degli altri segretari generali, da Riccardo Colombani della First Cisl, a Susy Esposito della Fisac Cgil, Fulvio Furlan della Uilca ed Emilio Contrasto di Unisin.
«Le banche non possono continuare a distribuire dividendi e a fare operazioni di buy back senza riconoscere ai lavoratori un adeguamento strutturale delle retribuzioni, in grado di tutelare il potere d'acquisto e di redistribuire i risultati della produttività», aggiunge Colombani.
Il documento del Casl di Abi
Il Casl di Abi, guidato da Ilaria Maria Dalla Riva, ha consegnato ai sindacati una sintesi di sei pagine delle posizioni delle banche sulla piattaforma dei sindacati. Per le banche la narrazione del contesto è caratterizzata dalla velocità esponenziale dell’innovazione tecnologica, della digitalizzazione, del profondo cambiamento delle abitudini dei clienti, dell’ingresso nel mercato di operatori capaci di offrire prodotti in concorrenza con quelli delle banche, ma con regolamentazioni diverse. I cambiamenti ormai strutturali rispetto al passato determinano l’esigenza di adeguare le competenze con significativi investimenti in formazione e di semplificare gli inquadramenti per renderli coerenti con il nuovo contesto. Nelle considerazioni non manca il tema dei profili economici. L’inflazione elevata, per le banche, pone un tema importante di tutela del potere di acquisto delle retribuzioni su cui le parti, in passato hanno sempre trovato soluzioni di garanzia. Occorrerà quindi confrontarsi per individuare soluzioni che tengano conto anche delle leve per la crescita della produttività. «Abi ci ha presentato un documento che certamente approfondiremo e che però non risponde alla piattaforma unitaria delle organizzazioni sindacali, già illustrata durante gli scorsi incontri - commenta il segretario generale Uilca Fulvio Furlan -. Serve entrare nel merito delle questioni per dare concretezza alla trattativa. La Piattaforma sindacale contiene richieste chiare e precise su temi quali salario, occupazione, flessibilità, benessere lavorativo e tutele normative, non a caso esposte seguendo l’articolato del Ccnl. Su queste vogliamo che Abi dia un riscontro puntuale. L’obiettivo resta quello di arrivare quanto prima al rinnovo del Ccnl, per dare garanzie e certezze alle persone e prospettive lungimiranti e di sviluppo al settore del credito».
No a contropiattaforma delle banche
I sindacati dicono di non avere «alcuna intenzione di discutere una contropiattaforma delle banche, la sola in campo è quella dei sindacati», come spiega Susy Esposito della Fisac. Allo stesso modo Contrasto chiede che «il confronto sia sulle proposte unitarie del sindacato, non su altri documenti. Le nostre richieste economiche sono giustificate e non negoziabili». Inoltre il contesto va tratteggiato in maniera puntuale, attraverso i numeri, con valutazioni di settore e dei singoli gruppi. Sileoni fa notare che mancano all’appello ancora 3.500 assunzioni previste dagli accordi sindacali siglati nei singoli gruppi. Tra le questioni economiche considerate fondamentali dal sindacato e che stanno prendendo quota, oltre all’aumento ci sono il Tfr su cui è stato chiesto di ripristinare l’originaria base di calcolo (ridotta transitoriamente nell’ultimo contratto) su cui è già stata inviata una missiva alle banche e di affrontare la questione dei fringe benefit, dove rientrano i tassi e i mutui agevolati ai dipendenti bancari. «A causa dell’aumento dei tassi d’interesse e di vecchi meccanismi normativi, sui prestiti agevolati concessi dalle banche, i dipendenti stanno pagando conguagli fiscali altissimi. Pertanto, chiediamo all’Abi la posizione ufficiale e cosa intendono fare le banche e i gruppi di fronte a un problema che riguarda 70.000 lavoratrici e lavoratori». Il negoziato riparte l’11 e 12 ottobre, quando dovrebbe essere più chiaro anche l’esito dell’emendamento alla tassa sugli extraprofitti delle banche. Un elemento di contesto, sicuramente, ma che a quanto pare un po’ di peso sembra averlo.
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