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Cooperazione, così la ricchezza del caffè resta ai produttori locali

In Kenya E4Impact, insieme a Cefa e Avsi, sta supportando le cooperative locali affinché la filiera del caffè sia competitiva, a vantaggio dei produttori

di Alberto Ruozzo*

5' di lettura

Il Kenya è uno dei protagonisti indiscussi della transizione economica in atto in Africa da un decennio a questa parte. Un Paese dal terreno vasto, fertile e ricco in termini di varietà coltivate, che annovera tra le sue risorse naturali il pregiato caffè di tipo Arabica. Ma il caffè locale sinora non ha avuto un grande vantaggio competitivo. Ma ora qualcosa sta cambiando grazie al progetto internazionale a favore di 21 cooperative distribuite in 7 regioni produttive del Kenya e sostenuto anche dall’Italia

Il mancato vantaggio competitivo

La coltivazione del caffè di tipo Arabica costituisce il 99% della totalità di caffè coltivato sul territorio kenyota, un vero e proprio tesoro che gode di condizioni climatiche tra le più favorevoli di tutto il pianeta. Eppure, se comparato ad altre tipologie coltivate lungo la “Coffee Belt”, l'area intercontinentale di produzione compresa tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, l'Arabica Kenyan Coffee non gode di una vera e propria differenziazione in termini di prezzo, anche a causa di tecniche produttive inefficienti, della mancanza di adeguati fondi e infrastrutture, oltre all'impossibilità di tracciare il prodotto e alla mancanza di dati e informazioni sulle caratteristiche tecniche e produttive del caffè.

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Il mercato in mano a poche grandi corporation

Questi sono solo alcuni dei motivi del suo mancato vantaggio competitivo. Inoltre, il sistema di commercializzazione è ancora oggi concentrato nelle mani di poche grandi corporation che tramite il possesso diretto o indiretto di impianti di macinazione, agenzie di marketing e dealer, controllano l'intera catena del valore del prodotto, da quando il chicco di caffè appena tostato lascia la cooperativa fino al consumo finale. Essendo spesso isolate e prive di acquirenti diretti, le piccole cooperative di caffè presenti in Kenya si affidano a queste corporation per poter collocare il proprio prodotto, a un prezzo che spesso rischia di non coprire neppure il costo di produzione.

Una filiera con impatto sociale locale

In questo contesto, a favore di 21 cooperative distribuite in 7 regioni produttive del Kenya, nel maggio 2021 è stato lanciato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo il progetto triennale Arabika, a cui prende parte E4Impact Foundation con il governo keniota e le onlus Cefa e Avsi. E4Impact è una fondazione, nata poco più di 10 anni fa come spin-off di Altis - Alta Scuola Impresa e Società dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, con l'obiettivo di formare una nuova generazione di imprenditori a forte impatto sociale in Africa.

E4Impact oggi opera in 20 paesi africani attraverso 7 uffici e centri per l'imprenditorialità gestiti da manager africani, nonché tramite diverse partnership con università, aziende e istituzioni. Al progetto Arabika la Fondazione contribuisce attraverso il suo centro per l'imprenditorialità di Nairobi, curando in particolare la formazione imprenditoriale e la definizione di un piano di comunicazione e branding del caffè. L'obiettivo ultimo del progetto? Garantire un posizionamento di mercato adeguato a questo prodotto sia a livello locale che internazionale, e infondere nella comunità locale l'idea che l'intera filiera del caffè possa contribuire attivamente a un incremento dello sviluppo sociale in termini occupazionali, di acquisizione di tecniche gestionali e di maggiore equità nella distribuzione del profitto.

Si parte dalle competenze

Il punto cardine della proposta è trasmettere ai coltivatori locali le competenze necessarie a valorizzare le enormi potenzialità del prodotto. Dopo aver condotto più sessioni di on-field training, E4Impact nell'ultimo anno ha implementato una strategia di branding ad hoc, differenziata in base alla regione produttiva. Tra gli obiettivi del prossimo futuro vi è la creazione di una piattaforma digitale, per raccogliere dati qualitativi e quantitativi utili alla tracciabilità del prodotto, che darà una voce e un volto agli imprenditori agricoli, garantendo visibilità alle loro storie e ai loro territori. L'ultima fase prevederà la realizzazione di una campagna di marketing per lo sviluppo dei diversi brand, sia a livello locale che internazionale. Il contributo finale è la creazione di un mercato equo e solidale, in grado di offrire ai coltivatori kenioti la possibilità di vendere il pregiato caffè dei loro altopiani direttamente alla clientela presente sul mercato internazionale, senza utilizzare il costoso canale distributivo delle grandi corporations presenti in Kenya.

Sinergie tra imprese europee e africane

La partecipazione al progetto Arabika ben esemplifica la mission di E4Impact Foundation in Africa: facilitare la creazione di nuove sinergie tra imprese europee ed imprese africane, dando vita a un trasferimento reciproco di know-how. È un nuovo modo di intendere la cooperazione economica internazionale tra Paesi; una strategia win-win, non assistenzialista, che si concentra invece sul trasferimento di competenze e sullo sviluppo di collaborazioni tra il settore no-profit e quello privato. «Il caso Arabika ben esprime lo scopo per cui la Fondazione è stata costituita – afferma il Ceo, il professor Mario Molteni –: siamo nati per dare un contributo al “diritto di non emigrare” della gente africana. E questo diritto è promosso creando imprese e posti di lavoro stabili in Africa. Ora, in linea con la nuova strategia e grazie alla vivace progettualità che ci contraddistingue, a questo primario obiettivo portato avanti da progetti come Arabika, stiamo affiancando un'altra dimensione complementare: «Il diritto a emigrare con dignità».

Emigrare con dignità

In un contesto internazionale caratterizzato, in Africa, dall'ingresso ogni anno nel mondo del lavoro di decine di milioni di giovani e, in Italia, da centinaia di migliaia di lavori che gli italiani non svolgono, sorge un nuovo imperativo. Istituzioni e imprese devono lavorare insieme per favorire l'emigrazione di lavoratori africani formati, che abbiano l'assunzione in mano, il visto regolare e la garanzia di trovare nel nostro Paese un alloggio dignitoso. Devono essere persone pronte a dare un loro contributo alle nostre aziende, avendo l'opportunità di un reale salto di qualità nella vita; e magari capaci in futuro di tornare in Africa con le competenze adeguate a costruire qualcosa di nuovo nel loro Paese di origine. Si tratta di un'azione concertata di grande valore sociale ed economico: una prova di civiltà».

La crescita dei centri imprenditoriali

Dal canto suo David Cheboryot, direttore dei Centri Imprenditoriali di E4Impact spiega: «Il ruolo dei Centri Imprenditoriali di E4Impact sta crescendo di giorno in giorno, poiché continuiamo a radicalizzarci nei Paesi africani in cui E4Impact è presente. Ad oggi, abbiamo otto Centri imprenditoriali in Africa: Tunisia, Camerun, Ghana, Etiopia, Kenya, Uganda, Ruanda e Zimbabwe. Il nostro Centro più significativo è quello di Nairobi, che è stato il nostro centro pioniere e un laboratorio di apprendimento dove abbiamo sperimentato iniziative di sviluppo delle capacità imprenditoriali in Africa. Il progetto Arabika è in corso di attuazione in Kenya, dove stiamo già vedendo i benefici diretti del progetto per i piccoli coltivatori di caffè che hanno già iniziato a raddoppiare il volume della loro produzione e ad aumentare la qualità dei chicchi di caffè raccolti, nonché l’opportunità di accedere a mercati migliori e diretti in Europa, garantendo un aumento dei redditi e migliorando le loro condizioni di vita, che è davvero l’obiettivo principale del progetto».

*Alberto Ruozzo partecipa a “Terzo Fattore”, una partnership tra Il Sole 24 Ore e l’Università Cattolica con il sostegno di TechSoup. L’iniziativa vuole promuovere la conoscenza del terzo settore. Gli studenti effettuano stage in organizzazioni non profit e raccontano gli aspetti più significativi delle loro esperienze.

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