Coronavirus, la Bce tiene i tassi fermi, ma vara nuove aste di liquidità e 120 miliardi di acquisti di titoli. Lagarde: i governi spendano di più
La presidente Christine Lagarde ha annunciato nuovi interventi per ridurre l’impatto del virus sull’economia globale, ma le misure non convincono
di Riccardo Sorrentino
5' di lettura
Tassi fermi ma altri 120 miliardi di acquisti di titoli da effettuare entro fine anno, e nuove aste di liquidità a lungo termine (Ltro) e tassi praticamente negativi per le operazioni (Tltro) destinate a finanziare le piccole e medie imprese, a tassi praticamente negativi.
La Banca centrale europea - pur non ravvisando al momento tensioni sulla liquidità sul mercato monetario o nel sistema bancario dell’intera Eurolandia - lancia un ampio pacchetto di misure per affrontare la crisi economica generata dall’epidemia di coronavirus. Chiede però, allo stesso tempo, un intervento tempestivo, coordinato e ambizioso da parte dei governi: quel che di più temo, ha detto la presidente Christine Lagarde in conferenza stampa, è il «compiacimento» e «il procedere a rallentatore» della politica fiscale.
Il pacchetto di misure è articolato, ma i mercati non hanno apprezzato. La Bce ha fatto e detto troppo poco. Lagarde si è esplicitamente rifiutata di ripetere il «whatever it takes» di Mario Draghi, per ragioni prettamente di immagine: ha ricordato che in un’intervista a inizio mandato aveva detto che non era nei suoi piani. Ha rinunciato così a plasmare le aspettative degli investitori e l’invito ai governi a intervenire ha preso il sapore di un rifiuto a fare di più.
Un taglio dei tassi, che la stessa Lagarde ritiene possibile - la Bce, ha detto, non ha raggiunto il livello a cui gli effetti economici si invertono - sarebbe inoltre stato decisamente gradito dagli investitori (se non altro perché avrebbe comportato la revisione di tutti i valori attuali dei redditi previsti).
Anche quanto è stato deciso ha creato perplessità. Gli acquisti di titoli avverranno con gli stessi criteri di sempre, sia pure applicati con flessibilità, mentre le aste di liquidità - che gli investitori e le stesse banche non sempre hanno apprezzato come strumento di politica monetaria - lascia la Bce passiva, totalmente dipendente dalla domanda delle banche che in questa fase sono coinvolte dal calo dell’attività come tutte le altre imprese e potrebbero non approfittarne. Anche se i tassi di fatto negativi potrebbero costituire un incentivo.
Aumenteranno, è vero, gli acquisti di titoli, una misura che ha un impatto immediato sulle quotazioni: agli attuali 20 miliardi al mese si aggiungerà una cifra di 120 miliardi, da utilizzare fino alla fine dell’anno, evidentemente a un ritmo dettato dalle esigenze dell’economia, in modo - spiega il comunicato - di «sostenere favorevoli condizioni finanziarie in tempi di aumentata incertezza».
È quindi una misura disegnata per sostenere i mercati, anche se il valutario, come sempre, «non è un fattore determinante», ha detto Lagarde, mentre gli spread tra i titoli di Stato - ha aggiunto - non saranno azzerati perché non tocca alla Bce, ha spiegato la presidente, scatenando la reazione dei mercati italiani.
In un secondo momento Lagarde ha tentato di rimediare alla gaffe spiegando alla Cnbc di essere «pienamente impegnata per evitare qualsiasi frammentazione in un momento difficile per l’Eurozona. Spread elevati a causa del coronavirus - ha aggiunto - danneggiano la trasmissione della politica monetaria». «Useremo la flessibilità prevista dal programma di acquisto titoli»
Gli acquisti, aveva del resto già precisato Lagarde in conferenza stampa, saranno realizzati in modo da «convergere» al termine del programma - e non da rispettare con continuità - ai criteri del capital key (risulteranno quindi proporzionali alle quote di capitale di ciascun paese), dai quali la Bce potrà momentaneamente allontanarsi. Il danno comunicativo, oltre a quello strategico, era però già stato fatto.
Le altre misure del pacchetto - approvato all’unanimità - si propongono di fornire innanzitutto liquidità al sistema bancario e, per questa via - finora un po’ impervia - all’economia reale. Saranno quindi realizzate, «temporaneamente» nuove aste a lungo termine (Ltro), a un tasso di interesse pari alla media del tasso sui depositi (oggi al -0,50%) . Le banche, dunque, riceveranno liquidità e saranno remunerate sui prestiti così ottenuti. Al momento sono previste operazioni settimanali, a partire da lunedì 16 marzo e fino all’8 giugno, con scadenza - per tutte le operazioni - il 24 giugno.
Alle aste a lungo termine si affiancheranno condizioni molto più generose per le aste di liquidità targeted (Tltro), finalizzate a finanziare le piccole e medie imprese, già previste fino a luglio 2021. I prestiti concessi con questo strumento avranno un tasso di interesse inferiore di 25 punti base alla media del tasso di riferimento (che oggi è a zero), e potrà però scendere fino a 25 punti base al di sotto della media del tasso sui depositi (oggi al -0,50%) per le banche che manterranno il loro livello di prestiti. Oggi queste aste sono svolte a un tasso “base” pari alla media del tasso di riferimento. Le aziende di credito potranno inoltre chiedere somme più alte: fino al 50% del loro portafoglio prestiti.
La supervisione bancaria, che fa indipendentemente capo alla Bce, ha intanto deciso di rendere più flessibili i requisiti patrimoniali, permettendo tra l’altro alle banche l’uso integrale di tutti i fondi (buffers) che sono stati accumulati per il rispetto dei criteri di liquidità e di capitale. Le stesse operazioni di vigilanza saranno realizzate con flessibilità.
Fermi, invece, i tassi di interesse. Le favorevoli condizioni delle aste di liquidità sono state considerate evidentemente sufficienti dalla Bce che teme di generare, con ulteriori riduzioni del costo del credito, effetti indesiderati. Per esempio sulla redditività delle banche che già devono sostenere un tasso negativo sui depositi presso la banca centrale.
Le misure sono coerenti con il problema che la Bce è ora chiamata ad affrontare: quello della liquidità. I mercati sono in tensione e presto - in Italia già oggi, in realtà - anche le aziende di beni e servizi potrebbero essere in difficoltà: hanno ricavi fortemente ridotti ma devono comunque pagare stipendi, rate dei prestiti e fornitori.
Le decisioni della Banca centrale europea - che si occupa evidentemente dell’intera Eurolandia, e non di singoli Paesi - sono al momento in larga misura preventive e - come la stessa presidente della Bce Christine Lagarde ha avvertito - andranno affiancate «tempestivamente» da misure di carattere fiscale «ambiziose e coordinate». La politica monetaria è comunque inadatta a contrastare tutti gli effetti dell’epidemia e a raggiungere nel profondo l’economia cosiddetta “reale”. Occorre inoltre finanziare il settore sanitario: anche la crisi economica, oltre all’epidemia, dovrà essere risolta da ospedali, medici, infermieri e personale sanitario.
I rischi al momento sono quindi decisamente orientati al ribasso. L’economia potrà guadagnare velocità - ha spiegato Lagarde - soltanto nel medio termine: l’idea, inizialmente accarezzata di una rapida ripresa a “V”, sembra dunque abbandonata, anche se la presidente ha ricordato che lo shock è destinato a essere «temporaneo». La Bce continuerà intanto a seguire gli sviluppi degli effetti dell’economia, pronta a rivedere e adeguare tutti gli strumenti di politica monetaria a sua disposizione. La revisione strategica della politica monetaria. sarà rinviata di sei mesi.
Le proiezioni economiche di marzo (+0,8% la crescita del pil quest’anno, +1,3% nel 2021, +1,4% nel 2020) sono evidentemente superate dagli eventi mentre sono molto incerte le implicazioni sull’inflazione: il calo della domanda punta a un ribasso dei prezzi, mentre gli ostacoli alla produzione indicano probabile un rialzo (che, ha detto Lagarde, potrebbe prevalere). La flessione del petrolio, inoltre, aggiunge rischi al ribasso per la dinamica dei prezzi.
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