Coronavirus, compagnie aeree: più cargo e meno passeggeri per affrontare l’emergenza
Per il settore del trasporto aereo ad aprile previsto il picco delle cancellazioni. I vettori adattano gli aerei per trasportare le merci. Iata, in Europa perdite per 76 miliardi di dollari
di Mara Monti
4' di lettura
Mentre il mondo si sta chiudendo in se stesso per cercare di contenere la diffusione del coronavirus, nei principali aeroporti di tutti il mondo il numero degli aerei parcheggiati negli aeroporti sta diventando la normalità: pochi gli aerei in volo e molti quelli a terra. Tra le ultime compagnie ad avere preso drastiche decisioni ci sono la Singapore Airlines che ha annullato quasi tutti i suoi voli, Emirates e Etihad hanno seguito la stessa strada, l'India ha vietato i voli nazionali, Qantas e Air New Zealand hanno bloccato tutti i collegamenti internazionali. In Europa Ryanair ha messo a terra quasi tutta la flotta e non riprenderà i voli prima di giugno. Lo stesso ha fatto l'altra compagnia low cost europea easyJet.
Ad aprile il picco delle cancellazioni dei voli
Gli unici voli ancora attivi sono quelli per il rimpatrio dei connazionali, i voli di emergenza sanitaria e quelli cargo. La scorsa settimana, i collegamenti in Europa sono diminuiti del 60% circa rispetto alla stessa settimana dello scorso anno con una perdita di circa 92mila voli. In Medio Oriente la diminuzione è del 45% un numero destinato ad aumentare dal momento che le compagnie dell’area hanno chiuso i cieli. Al contrario, nella regione dell'Asia e del Pacifico i voli sono calati soltanto del 30% con una ripresa nell’area dell’Estremo Oriente.
Come per il virus, anche per i voli ci si chiede quando si toccherà il fondo in termini di riduzione della capacità: gli analisti ritengono che aprile potrebbe vedere una ulteriore estensione fino al 95% per i voli internazionali in Europa mentre per i voli domestici si andrà da un minimo del 50% a un massimo del 100% a seconda delle restrizioni applicate dai singoli paesi.
Gli aerei passeggeri trasformati in cargo
Al momento, ci sono ancora voli di rimpatrio per riportare le persone nei propri paesi, una situazione destinata a continuare per settimane.
Molte compagnie si stanno adattando alla situazione trasformando gli aerei civili in velivoli cargo: negli Usa Delta, American e United stanno effettuando solo voli cargo, sia interni sia internazionali, adattando i velivoli per il trasporto passeggeri. Air Canada, Aeromexico, Austrian, British Airways, Cathay Pacific, Emirates, Iberia, Korean, LATAM, Lufthansa, Qantas, Swiss e molte altre compagnie si stanno attrezzando anche per operazioni cargo charter.
China Eastern ha trasportato tonnellate di materiale sanitario in Italia per aiutare il siastema sanitario italiano; Austrian Airlines ha utilizzato due aerei passeggeri B777 per trasportare materiale medico dalla Cina all’Austria; su un velivolo Airbus sono state trasferite due milioni di mascherine dalla Cina all’Europa su un A330-800; le società di trasporto Ups e Fedex hanno messo a disposizione i propri velivoli per il trasporto sanitario.
IATA, in Europa perdite per 76 miliardi di dollari, Italia -9,5 miliardi
Tutto il settore aereo è coinvolto in questa fase di emergenza che non si sa quando durerà. Un fattore cruciale saranno gli aiuti che i governi in questo momento di crisi saranno disposti a dare alle compagnie aeree. La Iata l’associazione internazionale dei vettori ha aggiornato le sue stime per l'Europa secondo cui la perdita per il settore del trasporto aereo è stimata in 76 miliardi di dollari e con un calo dei passeggeri del 46% rispetto allo scorso anno. Questo si traduce, sempre secondo la IATA, in un impatto sul Pil pari a 378 miliardi di dollari e in una riduzione di 5,6 milioni di posti di lavoro. In Italia, ad esempio, il settore contribuisce all'economia per 67,4 miliardi di dollari ma senza interventi si rischia la perdita di 67,7 milioni di passeggeri e una perdita di 9,5 miliardi di dollari. La stessa Iata ha scritto una lettera in occasione del summit straordinario del G20 per chiedere un'azione comune a sostegno del settore.
La IATA ha stimato in 200 miliardi di dollari gli aiuti necessari per il sostegno del settore, ma al momento i governi si stanno muovendo in ordine sparso. In Italia e in Spagna si è già intervenuti per nazionalizzare o con aiuti diretti alle compagnie nazionali. I governi di Norvegia, Svezia e Finlandia hanno approvato pacchetti di aiuti specifici per il settore. Al contrario in UK il ministro delle Finanze Rishi Sunak ha detto chiaramente che non ci sarà alcun bailout per le compagnie aeree, mettendo a tacere le speculazioni di una eventuale nazionalizzazione di British Airways. Negli Usa il recente bazooka di Trump dal 2 mila miliardi di dollari contiene anche 50 miliardi di dollari per le compagnie americane.
La IATA chiede governi e regolatori europei l’adozione di due misure chiave per prevenire il collasso del settore aereo. Il primo è il sostegno finanziario, il secondo prevede misure a livello comunitario a cominciare dalla flessibilità della regolamentazione.
Gli analisti si chiedono come sarà il settore quando si tornerà alla normalità. Di certo le compagnie aeree torneranno a volare, ma le dimensioni e la struttura potrebbero essere molto diverse da come sono state fino ad oggi. Meno aerei di grandi dimensioni, aerei più piccoli e più efficienti. In ogni caso il ritorno al volo dipenderà in gran parte dal tempo necessario di recupero della domanda. La quale a sua volta dipende dal la ripresa dell’economia mondiale. Su questo punto nessuno ha la palla di cristallo.
Per approfondire:
● Come il coronavirus sta mandando a picco le compagnie aeree
● Treni, aerei e bus: fino a un anno per riutilizzare il biglietto
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