il caso

Coronavirus, focolaio a Bologna nella ditta di logistica Bartolini: 45 positivi, tutti asintomatici tranne uno. Mondragone, arriva l’esercito

Focolaio scoppiato nell’azienda: 45 operai positivi, un ricovero in ospedale, centinaia di tamponi già fatti o ancora da eseguire nei prossimi giorni ai lavoratori e alle loro famiglie

Covid-19, Borrelli: ora dobbiamo avere grande attenzione

4' di lettura

L’aumento dei contagi da Covid 19 a Bologna - 17 quelli registrati soltanto ieri - è dovuto in gran parte al focolaio scoppiato nell’azienda di logistica Bartolini: 45 operai positivi, un ricovero in ospedale, centinaia di tamponi già fatti o ancora da eseguire nei prossimi giorni ai lavoratori e alle loro famiglie.

Il picco di casi riguarda un reparto di stoccaggio dove lavorano i magazzinieri della ditta Bartolini. Nei giorni scorsi l’area è stata sanificata e l’attività lavorativa ridotta ai minimi termini perché sono tanti i dipendenti finiti in isolamento precauzionale in attesa dei test.

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A Bologna 44 su 45 asintomatici

I controlli sono stati allargati a numerosi dipendenti di più cooperative. Si teme che il numero dei contagiati possa salire.Secondo Pierluigi Viale, direttore delle Malattie infettive del Policlino Sant’Orsola, solo una persona ha sintomi ed è stata ricoverata, gli altri 44 positivi sono asintomatici.

Bartolini Corriere Espresso «sta seguendo e gestendo con estrema attenzione l'evolversi della situazione legata al cluster Covid-19 verificatosi nel proprio magazzino di Bologna Roveri, e originato da lavoratori di servizi logistici di magazzino gestiti da una società esterna». Lo scrive l'azienda che «si è prontamente attivata in stretta collaborazione con l'Azienda Sanitaria Locale», facendo uno screening con tampone su circa 370 persone.

Ausl: mascherine non sempre indossate

«Le regole, in magazzino, non venivano rispettate in modo sistematico - ha spiegato Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell'Ausl di Bologna - Abbiamo notato che, qualche volta, le persone non usavano la mascherina e non rispettavano la distanza di sicurezza di un metro. Non è che non venisse usata la mascherina in generale, ma veniva usata in modo saltuario, quindi non in modo corretto».

«Il primo campanello d'allarme - ha proseguito Pandolfi - è stato rilevato da un medico che poi ha accompagnato la persona al pronto soccorso, da lì si è attivato il tutto. Avremmo fatto ancora meglio se le persone che si sono sentite male avessero comunicato la cosa al medico curante, invece questo non è avvenuto. Purtroppo c'è gente che, passata la febbre, si è rimessa subito a lavorare. Doveva avere quell'attenzione e quella sensibilità di non andare a lavorare».

Il focolaio di Mondragone

Intanto resta tesa la situazione negli ex palazzi Cirio a Mondragone, in provincia di Caserta, dove si è sviluppato un altro focolaio. «Questa mattina - ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca - ho avuto un colloquio con il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese in relazione alla zona rossa istituita negli ex palazzi Cirio di Mondragone. Ho chiesto l'invio urgente di un centinaio di uomini delle forze dell'ordine per garantire il controllo rigoroso del territorio. Il Ministro ha annunciato l'arrivo di un contingente dell'Esercito».

Un cittadino bulgaro ha lanciato una sedia dal balcone, italiani hanno risposto lanciando pietre e sfondando i finestrini delle auto dei bulgari parcheggiate. Poi hanno mostrato le targhe delle vetture a mo' di trofeo. Sotto al palazzo si è radunata una folla che accusa anche la polizia di «essere stata troppo permissiva coi bulgari».

«Ho assistito - ha denunciato il sindaco della città Virgilio Pacifico - ad un inaccettabile atto di insubordinazione di oltre 50 cittadini, stranieri e non, i quali uscendo dalle rispettive abitazioni e violando di fatto il cordone sanitario, hanno creato paura nella cittadinanza, che ha dovuto assistere all'impotenza delle poche forze dell'ordine presenti. Al prefetto chiedo di adottare ogni misura al fine di ripristinare la legalità».

Di alcuni si sono perse le tracce

Sono arrivati a quota 43 i casi di positività al Covid nel focolaio del litorale casertano su 727 tamponi effettuati, secondo quanto comunica l’unità di crisi della Regione Campania. Si tratta in massima parte di cittadini bulgari residenti in quattro dei cinque palazzoni divenuti off limits da lunedì 22 giugno, dopo che è entrata in vigore l'ordinanza della Regione. Vanno inoltre avanti, anche se a rilento, le operazioni di trasferimento delle persone positive, peraltro tutte asintomatiche, al Covid Hospital di Maddaloni, dove sono diciannove quelli attualmente ricoverati; ieri sono stati trasferiti sei contagiati, ne mancano all'appello altri tredici, cui si aggiungono i nuovi positivi. Qualcuno tra i positivi, però, non si riesce a rintracciare; molti inquilini, specie tra gli stranieri, non risultano censiti, e si ipotizza che abbiano fatto perdere le tracce, anche per timore di perdere il lavoro; molti sono braccianti agricoli, spesso sfruttati dai caporali di nazionalità bulgara, alcuni dei quali vivono anche agli ex Palazzi Cirio.

Dodici casi in una Rsa genovese

C'è un nuovo focolaio di coronavirus anche in Liguria. Si è sviluppato in una Rsa genovese: sono 12 i positivi. Nelle ultime 24 ore i positivi sono 14. Lo rende noto la Regione. Nel giorno precedente era stato registrato un solo nuovo positivo.

In Val d’Ossola due mini-focolai

Due nuovi focolai di Coronavirus si registrano in Val d'Ossola in Piemonte. Entrambi sono riconducibili al mondo del frontalierato. Si tratta di 13 persone contagiate che sarebbero venute in contatto con due lavoratori frontalieri: uno che lavora in Canton Vallese, l'altro in Canton Ticino. L'Asl conferma i contagi. “Il nostro sforzo è di allargare le indagini ed essere attenti a tutte le frequentazioni, soprattutto sui luoghi di lavoro da dove sono partiti i contagi” spiegano dall'Azienda sanitaria del VCO. Per circoscrivere i due focolai - i lavoratori abitano in due comuni dell'Ossola - si stanno eseguendo numerosi tamponi sia sui famigliari sia sulle persone venute in contatto con i frontalieri.

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