emergenza epidemia

Coronavirus, dalla Francia all’Austria: metà dei paesi Ue ha chiuso le frontiere interne

Sono 14 su 27 ad avere adottato questa misura: Francia, Belgio, Finlandia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania, Estonia, Spagna, Portogallo e Svezia

di An.Ga.

Coronavirus, von der Leyen: "Troppi ingorghi alle frontiere"

2' di lettura

L’ultimo paese europeo a notificare alla Commissione Ue di ristabilire controlli temporanei alle proprie frontiere (fino al 30 ottobre) per l’emergenza coronavirus è stato il 2 aprile la Francia. Quest’ultima si è aggiunta ai 15 membri dell’area Schengen che hanno chiuso le proprie frontiere interne. Se si guarda ai Paesi dell’Unione europea sono 14 su 27 ad avere adottato questa misura: Francia, Belgio, Finlandia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania, Estonia, Spagna, Portogallo e Svezia. Quelli dell’area Schengen sono 16 perché vanno aggiunti Norvegia e Svezia.

I numeri dell’emergenza
La Francia ha contato più di 4.500 decessi . Le terapie intensive d'oltralpe, con più di 6 mila ricoverati, non riescono più a coprire le necessità e perfino l'Accueil Notre-Dame del santuario di Lourdes in Francia, dopo la chiusura legata all'emergenza sanitaria, «ha riaperto le sue porte per accogliere una ventina di persone colpite dal coronavirus». La Spagna contende all'Italia il triste primato dei contagi, oltre 110 mila, e rimane al secondo posto in Europa per poche migliaia di casi di differenza. Per il sesto giorno consecutivo i morti sono stati oltre 800. Relativamente sotto controllo invece la situazione in Germania, che ha un numero di vittime inferiore, meno di mille, e ha incassato il plauso dell'Ocse che ha evidenziato la «spesa pro capite per la sanità più alta di tutti gli altri Paesi europei».

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Forniture agroalimentari a rischio
Fatto sta che il ripristino dei controlli alle frontiere interne tra i Paesi dell'Unione sta mettendo a rischio anche il funzionamento della catena di
approvvigionamento dei prodotti agroalimentari, la più integrata
e capillare d'Europa. E il pericolo che le merci non arrivino a
destinazione cresce di giorno in giorno. Camion con animali bloccati per ore al confine tra Germania e Polonia, alimenti che marciscono in un serpente di tir lungo 15 chilometri tra Slovenia e Croazia e il tragitto dal Portogallo alla Romania che è diventato più à lungo e incerto che mai sono
solo alcuni esempi di quanto sta accadendo.

Interruzioni e ritardi delle consegne
«Stiamo ricevendo segnalazioni di gravi interruzioni e ritardi delle consegne alimentari praticamente in tutti i Paesi che hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne per far fronte all'epidemia di coronavirus» ha dichiarato Pekka Pesonen, segretario del Copa e Cogeca, le organizzazioni degli agricoltori e delle cooperative agroalimentari Ue. E aggiunge: «Sperimentiamo cosa significa la nascita di controlli e dogane
dove prima non c'erano, un anticipo di cosa potrebbe succedere
tra Ue e Regno Unito dopo la Brexit».

Per approfondire

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