Coronavirus, furbetti del vaccino: i mille saltafila indagati e tutti gli altri «coperti» dalle Regioni
I “furbetti” del vaccino si affiancano a scelte “originali” delle Regioni. Nel primo caso si ipotizza un reato; nel secondo si è trattato di decisioni politiche, per quanto discutibili. È facile tuttavia ipotizzare che a facilitare i “furbetti” siano state spesso le deroghe concesse a livello regionali
di Andrea Carli e Sara Monaci
I punti chiave
3' di lettura
Ci sono i “furbetti” del vaccino e ci sono le scelte “originali” delle Regioni. Due cose diverse, certamente: nel primo caso si ipotizza un reato; nel secondo si è trattato di decisioni politiche, per quanto discutibili. È facile tuttavia ipotizzare, per chi condurrà le inchieste, che a facilitare i “furbetti” siano state spesso le deroghe concesse a livello regionale. Mescolarsi infatti ad anziani, fragili, sanitari, forze dell’ordine e insegnanti sarebbe stato più difficile. Più facile, invece, muoversi all’interno delle maglie larghe concesse
dai singoli territori.
Mille indagati in tutta Italia
Ad oggi i veri e propri ”furbetti” oggetto di indagine da parte di procure e carabinieri del Nas sono quasi mille in tutta Italia. Al Nord ce ne sono circa 640; al Sud circa 280 e nel Centro siamo a circa 60. I numeri vengono aggiornati di ora in ora e al momento sembra che al Nord ce ne siano di più che al Sud, fatto che si può spiegare anche con la maggiore popolosità di alcune aree, o anche con i maggiori controlli o maggiori denunce. Al momento, il Nord ha numeri doppi, e la gran parte si concentra in Piemonte. Al Sud va notato il caso Palermo, che sfiora da solo i 150 casi.
Draghi:«Con che coscienza la gente salta la lista?»
Il fenomeno è comunque diffuso in tutta Italia. Arrivano ancora segnalazioni dai centri vaccinali, in cui medici conniventi chiamerebbero amici a prendere il posto di chi all’ultimo non si è presentato. Proprio su questo punto si era soffermato giorni fa il premier Mario Draghi, che aveva stigmatizzato la tendenza a «chiamare il cugino o l’amico». Lo ha ribadito l’8 aprile, nella conferenza stampa al termine dell’incontro tra Governo e Regioni: «Saltare la fila è un atto pieno di responsabilità». E ancora: «Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili?», si è chiesto il premier. «Uno può banalizzare e dire: smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani o ragazzi, psicologi di 35 anni. Queste platee di operatori sanitari che si allargano», ha concluso.
Intanto le indagini degli inquirenti proseguono e il numero dei furbetti sembra destinato a crescere. Tuttavia non sarà facile nemmeno per gli inquirenti trovare il reato a cui ancorare i dossier. A quale fattispecie si fa riferimento? Forse alla truffa. Nel caso di un pubblico ufficiale - come il caso del sindaco di Corleone che prima ha annunciato le dimissioni, salvo poi ritirarle - può valere l’ipotesi di peculato? Così come i problemi sono inediti, anche le nuove violazioni lo sono.
Le scelte originali delle Regioni
Torniamo alle scelte delle Regioni. C’è chi ha favorito gli avvocati, come la Toscana. Chi i giornalisti, come la Campania. Chi i volontari del terzo settore, come la Lombardia. Si aggiunge ora il caso Puglia, dove a Taranto sono stati vaccinati preti, sacerdoti e operatori della Caritas.
Si tratta in realtà, spiega il consigliere regionale Fabio Amati che segue la vicenda, di «soli 300 casi, che includono anche qualche operatore della Caritas. Questo non spiega in realtà un altro problema: perché non vengono ancora usate 220mila dosi ancora nel frigorifero? La campagna per gli under 80 partirà non prima del 12 aprile». Anche qui la politica si scontra non tanto con in furbetti, quanto con la difficoltà di decidere e organizzare.
Cosa c’è nella categoria “altro”
Ci sono casi in cui la politica potrebbe avere le sue responsabilità. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra ha annunciato che richiederà i nominativi dei vaccinati inseriti nella categoria “altro”, una categoria «che in Sicilia, Calabria, Campania e Valle d'Aosta risultano avere numeri ben maggiori rispetto alla media nazionale». Ma ci sono anche squilibri nella copertura vaccinale che scaturiscono da scelte ben precise. La Campania guidata da De Luca ha deciso di dare la priorità alla vaccinazione di chi risiede a Capri, Ischia e Procida. Obiettivo: creare le condizioni per un rilancio del turismo. Una strategia che non ha però convinto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris: «Lo ha detto la Corte costituzionale in modo più autorevole di me che la pandemia è un’emergenza mondiale, la salute è un bene nazionale e il coordinamento deve essere dello Stato». Più uniformità, e meno Regioni in ordine sparso. Che è poi la linea Draghi.
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