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Coronavirus, l’appello del Piccolo: Sergio Escobar: «Riapriamo i teatri, riapriamo Milano»

Il sovrintendente del teatro fondato da Strehler , Sergio Escobar, si associa alle parole del sindaco Sala: la cultura è l’anima di una città e la chiusura dei teatri va oltre il danno ai loro conti economici

di Giovanna Mancini

3' di lettura

«Responsabilità e razionalità: siamo la città del nuovo skyline, è vero. Ma se oggi abbiamo questo skyline è perché Milano è la città figlia dell’illuminismo e oggi non può cedere al panico irrazionale». Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano cita Beccaria e si «accorda», come uno strumento, all’appello lanciato dal sindaco Giuseppe Sala: riapriamo i teatri, riapriamo Milano.

«In questa settimana di chiusura, causata dall’emergenza coronavirus, non ci siamo fermati e questo è rassicurante – spiega Escobar –: in teatro proseguono le prove degli spettacoli in calendario e la programmazione della nuova stagione 2020/2021 che sarà presentata a maggio». Nei prossimi giorni tecnici e artisti partiranno per Londra, dove saranno in tournée, con La Tragedia del vendicatore di Declan Donnellan, che poi sarà a Madrid e a Sceaux (Parigi).

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Ma le rappresentazioni – quelle sì – si sono fermate, in ottemperanza all’ordinanza regionale che ha chiuso teatri, cinema, musei e altri luoghi della cultura, per ridurre il rischio di contagio da coronavirus.

«In questa settimana abbiamo perso 6mila spettatori, che avevano già comprato i biglietti o sono abbonati, e 92mila euro tra mancati introiti, biglietti da rimborsare e mancate attività che portano ricavi a teatro», spiega. E la situazione non sarebbe più sostenibile se il fermo delle attività dovesse proseguire anche solo per un’altra settimana. Senza contare che questa incertezza rischia di bloccare le trasferte delle compagnie, gli allestimenti e le prove per gli spettacoli a venire.

Ma non si tratta soltanto del contraccolpo economico e pratico del blocco. «Qui c’è in ballo l’anima stessa della città. Milano in questi giorni è una città non solo più triste, ma anche involuta, sta perdendo di credibilità in ambito internazionale – dice il sovrintendente –. La cultura non è importante solo perché genera indotto. Quello che è accaduto questa settimana farà capire che non è così: le persone, e non solo quelle che vengono a teatro abitualmente, si sono trovate più sole. Il capitale sociale della città è stato sospeso temporaneamente e le conseguenze si sono viste».

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Il Piccolo si associa dunque all’invito del sindaco a riaprire la città. Ma va oltre: «Dobbiamo vincere anche la disinformazione irrazionale. Non basta dire “è finito tutto, ricominciamo” – osserva Escobar –. Occorre essere responsabili nei confronti dei cittadini e anche rispettosi delle loro legittime paure, per evitare che possano degenerare in panico».

Per questo il Piccolo si appella anche alle autorità sanitarie e istituzionali, perché forniscano ai teatri (come agli altri luoghi della cultura) una lista di provvedimenti da mettere in campo per garantire la salute delle persone e anche per restituire loro serenità e fiducia.

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«Non possiamo essere lasciati al “fai-da-te” medico-sanitario – dice Escobar. Non abbiamo le competenze adeguate e inoltre se tutti prendessimo misure differenti genereremmo ulteriore confusione tra le persone».

Il teatro ha perciò inviato una lettera al Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria regionale, chiedendo indicazioni sulle misure da attuare.

«Al nostro pubblico proponiamo Shakespeare, ma vogliamo dare anche la possibilità di scegliere di poter ascoltare Shakespeare in sicurezza e sentendosi tutelato – conclude il sovrintendente –. Così facciamo servizio pubblico, applicando tutte le cautele che permettano ai cittadini di venire a teatro con l’anima e con il corpo».

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