La sofferenza della cultura

Coronavirus, l’epidemia colpisce la cultura: casse vuote per musei, cinema e librerie

Nel Dl Cura Italia un fondo di 130 milioni per lo spettacolo e l’uso del 10% della copia privata: modalità affidate a due decreti dei Beni culturali

di Eugenio Bruno e Antonello Cherchi

(AdobeStock)

3' di lettura

Musei chiusi, mostre sospese o cancellate, monumenti sbarrati, cinema sotto chiave, produzioni interrotte, spettacoli teatrali rimandati: anche la cultura, almeno quella che rimanda a luoghi fisici, è ostaggio del coronavirus.

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L’impatto economico è pesante: vengono meno gli incassi delle biglietterie, le promozioni si sono fermate, i libri restano sugli scaffali. Tutta la macchina che gira intorno al settore - che, secondo alcune stime, coinvolge un milione d persone - è ferma. O quasi. Laddove è possibile si cerca di andare avanti sui canali online, ma la situazione resta pesante.

Crisi profonda
Non è facile quantificare le ricadute della pandemia sull’economia della cultura. Bastano, però, alcune cifre: almeno 30mila (ma il numero è sottostimato) di lavoratori che ruotano intorno al sistema di gestione e visita del patrimonio museale che usufruiranno degli ammortizzatori sociali; 18.600 titoli di libri che nel 2020 non saranno pubblicati e quasi 40milioni di copie che non saranno stampate; mercato discografico in calo del 60%, circa 110 milioni di euro di incassi al botteghino delle sale cinematografiche che verranno meno (più gli investimenti stranieri che rischiano di saltare) solo per marzo/aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Una crisi pervasiva, a cui il Governo ha iniziato a far fronte con una serie di aiuti anche in questo caso inseriti nel decreto legge Cura Italia. Il provvedimento ha messo sul piatto diverse misure: l’indennità di 600 euro per i lavoratori dello spettacolo; la sospensione dei versamenti previdenziali e assistenziali; la cassa integrazione in deroga; un fondo di 130 milioni di euro per spettacolo, cinema e audiovisivo; la destinazione ad artisti, interpreti ed esecutori del 10% dei compensi che la Siae raccoglie sulla cosiddetta copia privata; rimborsi con voucher anche per i biglietti di spettacoli e musei; sospensione dei versamenti tributari a maggio per gli esercenti cinematografici e per gli organizzatori corsi, fieri ed eventi anche culturali (tra cui non è chiaro se rientrino anche i produttori).

Le misure di sostegno
Degli aiuti previsti dal Cura Italia (il decreto 18 del 17 marzo scorso) ce ne sono, in particolare, due legati alla conversione del Dl, iter che parte dal Senato. Sia il fondo sia il contributo del 10% della copia privata hanno, infatti, bisogno, per diventare operativi, di due decreti del ministro dei Beni culturali, che devono arrivare entro trenta giorni dalla conversione del Cura Italia.

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Il fondo di 130 milioni di euro previsto per il 2020 - 80 per la parte corrente e 50 per gli investimenti in conto capitale - è destinato ai settori dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo. Il ministero dovrà dare indicazioni su come suddividere le risorse e altrettanto dovrà fare per quanto riguarda la ripartizione del 10% della copia privata, ovvero il compenso che si applica sugli strumenti di registrazione e e sui supporti vergini e la cui riscossione è affidata alla Siae, che poi lo distribuisce tra gli autori e gli interpreti. Il 10% di quella somma - si parla di circa 10-12 milioni di euro - è destinata a iniziative per promuovere la cultura. Per fronteggiare l’attuale crisi si è deciso di lasciare anche quelle risorse agli artisti e di inserire tra coloro che ne beneficeranno mandatari che svolgono attività di riscossione dei diritti d’autore. Si tratterà di vedere quale parametro utilizzerà il ministero per l’assegnazione delle quote, che non potranno essere a pioggia o almeno non uguali per tutti, considerato che si ha a che fare con posizioni reddituali molto diverse: dalla star al cantante semisconosciuto.

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Ampliare la platea
Non si tratterà, però, solo di attuare le misure previste. Durante la conversione del decreto si dovrà anche valutare se ampliarne il raggio d’azione. La richiesta arriva da più parti. Dopo l’allarme dell’Aie (l’Associazione degli editori) c’è stato quello di Confindustria cultura, che ha chiesto di inserire l’editoria, i dischi e i musei tra i beneficiari del fondo di 130 milioni, di destinare il 10% della copia privata pure ai produttori e di prolungare le disposizioni su ammortizzatori sociali e sospensione dei contributi.

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