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Coronavirus, l’Europarlamento dice sì ai recovery bonds

Obbligazioni garantite dal bilancio Ue, esortazione all’uso del Mes, no ai coronabond: sono i punti salienti della risoluzione adottata

dal corrispondente Beda Romano

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3' di lettura

BRUXELLES – In un contesto politico accesissimo e a meno di una settimana da una prossima riunione dei capi di Stato e di governo dell’Unione, il Parlamento europeo ha approvato venerdì 17 aprile un’attesa risoluzione non vincolante nella quale esorta i Ventisette a qualche forma di mutualizzazione dei debiti pubblici per rispondere allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale. Il testo ha provocato gravi divisioni, soprattutto nel mondo politico italiano.

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Al voto hanno partecipato 694 parlamentari: i sì sono stati 395, i no 171 e le astensioni 128. In una conferenza stampa qui a Bruxelles, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha espresso cauto ottimismo sulla possibilità che il Consiglio europeo previsto il 23 aprile possa rivelarsi utile per trovare un compromesso tra i governi europei. Ha sottolineato l’importanza del momento, notando che i Ventisette devono «dimostrare solidarietà».

Il testo della risoluzione approvata dal Parlamento Europeo

Tra le altre cose, la risoluzione – appoggiata da popolari, liberali e socialisti – invita Bruxelles a «proporre un massiccio programma di rilancio i cui investimenti sarebbero finanziati da un accresciuto bilancio europeo cosi come da obbligazioni per la ripresa (recovery bonds, ndr) garantite dallo stesso bilancio comunitario, senza comportare la mutualizzazione del debito esistente». La mutualizzazione di debiti futuri non è quindi esclusa ai sensi di una risoluzione composta da 73 capoversi e 14 pagine.

Il presidente Sassoli ha sottolineato come le forze politiche si siano messe d’accordo per una possibile mutualizzazione solo del debito futuro, non di quello esistente. In vista della riunione del 23 aprile, la Francia ha proposto la nascita di un fondo tutto dedicato al rilancio economico e finanziato da emissioni di debito congiunto dei Paesi membri.

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Proprio questo cruciale tema ha indotto gli ecologisti a dissociarsi dal testo che era stato negoziato in un primo tempo con i popolari, i socialisti e i liberali.

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L'emendamento presentato dai verdi, più ambizioso, precisava che «una quota sostanziale del debito che sarà emesso per contrastare le conseguenze della crisi della Covid-19» sarebbe stata «mutualizzata a livello dell'Unione». L'emendamento è stato bocciato (con 326 no, 282 sì e 74 astensioni). Sul fronte italiano, i no sono venuti da Forza Italia e dalla Lega; i sì dal M5S (in parte) e dal PD. La posizione assunta dai due partiti di opposizione è stata oggetto di polemica politica a Roma.

Il caso italiano
Peraltro lo stesso Movimento 5 Stelle si è diviso al momento del voto sull'insieme della risoluzione: 10 parlamentari si sono astenuti, mentre tre - Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e Rosa D'Amato - hanno votato contro. La deputata M5S Eleonara Evi non ha invece preso parte al voto. Esponenti del partito hanno negato che ci sia stata una spaccatura: «Alla fine, sono prevalse diverse sensibilità sulla valutazione complessiva del testo finale così come è successo d'altronde a tutti i gruppi politici del Parlamento europeo».

Per approfondire:
Virus e rischio baratro. Perché all'Italia servirebbe un de Gaulle
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