Coronavirus, l’«ex» non può scappare con i figli per paura del contagio: diritto di visita anche a Pasqua
Il Tribunale di Roma ribadisce che il diritto di visita dell’altro coniuge dev’essere garantito anche a Pasqua. E l’epidemia non va strumentalizzata
di Marisa Marraffino
3' di lettura
Il diritto di visita dei figli deve essere garantito ai genitori separati anche in occasione della Pasqua. Lo ha precisato il Tribunale di Roma con l’ordinanza del 7 aprile scorso, che ha imposto a una madre separata che si trovava in vacanza in Trentino di riportare il figlio di 6 anni a Roma, dove lo attendeva il padre.
La donna si rifiutava di tornare perché – a suo dire – «le passeggiate nei boschi e le prime esperienze in bicicletta avrebbero giovato al figlio molto più delle ristrettezze di un appartamento in città». Peccato che a Roma ci fosse il padre che aveva dei precisi diritti di visita e che aspettava il figlio anche in vista delle vacanze di Pasqua.
È toccato al giudice, ancora una volta, fare chiarezza: «La frequentazione padre-figlio non espone il minore ad alcun rischio, che non sia quello generale legato all’emergenza sanitaria, anzi la città di Roma appare meno rischiosa rispetto al Trentino Alto Adige, che è più vicino alla Lombardia e al Veneto, regioni maggiormente colpite dall’epidemia da Covid-19». Così si legge nel provvedimento del Tribunale di Roma, giudice Di Giulio, del 7 aprile 2020.
L’epidemia non va strumentalizzata
Eppure, nonostante la giurisprudenza sia ormai chiara sul punto, continuano a susseguirsi i casi di padri o madri che, incuranti dei divieti e delle prescrizioni, continuano a spostarsi per portare i figli in luoghi considerati più sicuri. È successo di nuovo a una coppia di Roma, in fase di separazione. In questo caso la madre, nonostante i divieti imposti dal Dpcm del 9 marzo scorso, aveva portato con sé i figli in Puglia in piena emergenza sanitaria, impedendo al padre di vederli e senza neppure avvisarlo.
I coniugi, infatti, erano residenti a Roma e l’ordinanza presidenziale aveva disposto il diritto di visita del padre con alternanza nel periodo delle vacanze di Pasqua. Il giudice, costretto a pronunciarsi in via di urgenza, ribadisce il principio che l’epidemia in corso non può interrompere il diritto di visita dei genitori (Tribunale di Roma, ordinanza del 7 aprile 2020 n. 49853).
Se si adottano le dovute cautele, non c’è alcun rischio nel garantire il diritto di visita al genitore non collocatario. Semmai è vero il contrario: il diritto alla bigenitorialità viene violato se l’epidemia in corso viene strumentalizzata per interrompere o limitare il diritto di visita dei genitori. A rimetterci saranno soltanto i figli, costretti a subire l’ulteriore stress della tensione familiare.
Ammessa la visita «digitale»
Il diritto di visita, come precisato dalle più recenti sentenze, può essere esercitato anche con le piattaforme digitali, ma anche in questo caso i genitori devono collaborare e possibilmente trovare un accordo. «L’emergenza sanitaria in corso – spiegano i giudici – impone di bilanciare l’interesse primario dei figli minori e del genitore a vedere garantito il pieno diritto alla bigenitorialità con la tutela della salute pubblica e individuale».
Tutte le soluzioni che garantiscano un equo bilanciamento di questi diritti sono ammesse. Interrompere il dialogo in questo periodo difficile costringe, invece, i tribunali a pronunciarsi in via d’urgenza, sostituendosi ai genitori impulsivi o scarsamente collaborativi.
Per approfondire
● Sì agli «incontri protetti» padre-figli con i servizi sociali via Whatsapp
● Divorziati, il virus non blocca la giustizia per le emergenze familiari
loading...