Coronavirus, si ferma la Giustizia: stop alle attività nei tribunali
In campo un meccanismo che prevede, fino a tutto maggio, una valutazione preliminare dei vertici di Tribunali e Procure con le autorità sanitarie
di Maurizio Caprino e Giovanni Negri
3' di lettura
La giustizia si fermerà. Incertezza però sulla durata del blocco e sulla sua estensione. Il Consiglio dei ministri di venerdì 6 ha affrontato uno dei (tanti) temi urgenti provocati dall’emergenza coronavirus: l’impatto per gli uffici giudiziari. Sul tavolo un decreto legge per disciplinare lo svolgimento dell’attività giudiziaria nelle prossime settimane.
A magistrati (con la decisa presa di posizione dell’Anm) e avvocati a favore di un intervento generale di sospensione delle udienze, almeno di quelle non urgenti, la bozza di decreto legge oppone una regolamentazione più articolata dove le decisioni sono prese dai capi degli uffici giudiziari. Non previsto (per ora?) alcun intervento sul fronte della giustizia tributaria.
Le misure di emergenza
In campo un meccanismo che prevede, sino a tutto maggio, a monte una valutazione dei vertici di Tribunali e Procure con le autorità sanitarie e il consiglio dell’ordine locale egli avvocati, per decidere poi a valle misure che possono andare dalla limitazione dell’accesso al pubblico all’adozione di linee guida vincolanti per la fissazione e trattazione delle udienze, alla celebrazione a porte chiuse di tutte le udienze penali pubbliche. Cruciale però la possibilità del rinvio delle udienze a data successiva al 31 maggio prossimo.
Per tutto il periodo di efficacia dei provvedimenti di rinvio delle udienze civili è sospesa «la decorrenza dei termini di prescrizione e decadenza dei diritti che possono essere esercitati esclusivamente mediante il compimento delle attività precluse dai provvedimenti medesimi».
Le udienze escluse
Al rinvio però è ammessa una serie di eccezioni. Innanzitutto non vi potranno rientrare le udienze nelle cause di competenza del tribunale per i minorenni, nelle cause relative ad alimenti o ad obbligazioni alimentari derivanti da rapporti di famiglia, di parentela, di matrimonio o di affinità, nei procedimenti cautelari aventi ad oggetto la tutela di diritti fondamentali della persona, nei procedimenti per l’adozione di provvedimenti in materia di tutela, di amministrazione di sostegno, di interdizione, di inabilitazione.
Come pure, nel penale, le udienze di convalida dell'arresto o del fermo, nei procedimenti nei confronti di persone detenute, internate o in stato di custodia cautelare, nei procedimenti a carico di imputati minorenni e, in genere, nei procedimenti che presentano carattere di urgenza.
Le scelte locali
Il Dl arriva a dare regole in più in un quadro estremamente frastagliato sul territorio, a prescindere dalle condizioni ambientali delle singole sedi. Se n’è avuta una riprova nella giornata di venerdì 6, quando si trattava di decidere se ritenere l’astensione degli avvocati proclamata dall’Ocf come motivo legittimante per disertare le udienze.
A livello nazionale, dopo una videoconferenza tra ministero e presidenti delle Corti di appello, era emerso un orientamento negativo. Ciò non ha impedito eccezioni locali: il presidente della Corte d’appello di Torino, dopo aver sentito i presidenti delle sezioni penali e civili, ha invece scritto che «reputa opportuno che le sezioni (...) prendano in considerazione l’eventuale dichiarazione di astensione dalle udienze» per disporre rinvii «indicativamente in epoca successiva al periodo pasquale». Intanto, a Sassari è stato l’Ordine degli avvocati a proclamare lo sciopero, fino al 20 marzo.
Si moltiplicano le segnalazioni di misure prese anche da presidenti di sezione. A Matera, dopo la notizia che è stato contagiato anche il prefetto, le attività ordinarie a Palazzo di giustizia sono state sospese fino al 14 marzo per sanificare i locali.
Per approfondire:
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