incontro con le regioni

Coronavirus, il Governo lavora al Dpcm sulle regole per il Natale: verso riaperture di negozi e ristoranti

Si punta anche a un attenuamento delle misure restrittive nelle province delle regioni in zona rossa che hanno dati epidemiologici migliori

di Andrea Gagliardi

4' di lettura

Nuove regole per lo shopping e per i giorni festivi se la curva epidemiologica si confermerà in discesa. Con la possibilità per i ristoranti di tornare a una semi-normalità e di tenere i negozi aperti anche di sera tardi, per spalmare le entrate dei clienti, favorendo comunque il contingentamento degli accessi nelle vie dello shopping. E un attenuamento delle misure restrittive in quelle province dei territori della 'red zone' che hanno però dati epidemioologici migliori. Sono alcune delle ipotesi allo studio dell'Esecutivo, con i governatori che puntano ad un graduale allentamento delle misure in vista del Natale. Possibilmente già dopo il 4 dicembre, data in cui cessa l’efficacia dell’ultimo Dpcm. Aperture in tal senso, sono venute del resto dallo stesso Comitato tecnico scientifico. Dopo il 4 dicembre «i negozi e i ristoranti potranno probabilmente ritornare ad una seminormalità se rispetteranno quelle regole. Sarà una quasi normalità, non un liberi tutti» ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico intervenendo a Porta a Porta, che ha aggiunto: «un Natale tradizionale ce lo dobbiamo scordare».

Le misure allo studio

La linea da seguire verrà decisa nei prossimi giorni, anche confidando sul fatto che le misure prese a partire dal 24 ottobre frenino la diffusione del virus. Una delle ipotesi sul tavolo è quella di un 'Dpcm ponte' per il periodo natalizio che sospenda l'automatismo delle fasce, allenti il coprifuoco nazionale, consenta l'apertura serale di bar e ristoranti e lo spostamento anche tra le regioni 'rosse' e 'arancioni' per raggiungere i parenti più stretti, allunghi l'orario dei negozi, preveda un nuovo protocollo per le messe e le cerimonie religiose, indichi i divieti per la notte di capodanno, compreso lo stop a qualsiasi assembramento nelle piazze. Anche se le norme sono ancora tutte da definire, il governo punta insomma a un Natale soft, con il divieto di cenoni e veglioni allargati, magari riproponendo il limite di sei persone per gli incontri a casa. Oppure lasciando i negozi aperti anche nelle aree arancioni (non solo in quelle gialle) ma con un contingentamento degli accessi nelle vie dello shopping. Il tutto per evitare una terza ondata di contagi a gennaio.

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Tavolo tecnico Iss-Salute-Regioni su parametri

Intanto il governo ha respinto per il momento il pressing delle Regioni che da giorni chiedono di “semplificare” i criteri che determinano la classificazione in zone rosse, arancioni o gialle, riducendo da 21 a 5 gli indicatori. I parametri non cambieranno fino alla scadenza del Dpcm attualmente in vigore. Sarà un tavolo tecnico tra le Regioni, l'Istituto superiore di Sanità e il ministero della Salute a valutare eventuali modifiche da inserire nel nuovo provvedimento, con la conseguenza che il monitoraggio delle prossime ore seguirà lo schema utilizzato finora e potrebbe determinare il passaggio alla zona rossa di altre Regioni.

Restano rosse Piemonte e Lombardia
Fatto sta che il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il 20 novembre un'ordinanza (valida fino al 3 dicembre) per confermare la classificazione in fascia rossa di Calabria, Lombardia, Piemonte, e Valle d’Aosta. E in zona arancione di Puglia e Sicilia. Ferma restando la possibilità di nuova classificazione prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre.

Le aperture dell’esecutivo ai governatori

Per i prossimi 15 giorni il sistema di classificazione resta dunque quello attuale anche se il governo 'concede' due aperture ai governatori: un “coordinamento politico” per il prossimo Dpcm - che in sostanza significa andiamo avanti così fino all'inizio di dicembre e poi decidiamo insieme le regole per Natale - e, soprattutto, la possibilità di chiedere i ristori per le categorie colpite dai provvedimenti anche se sono i presidenti e non il governo, d'intesa con il ministro della Salute, a decidere le misure restrittive. Di qui la decisione di istituire un tavolo tecnico che entro fine novembre dovrà individuare una soluzione che non metta in discussione la scelta dei parametri e allo stesso tempo semplifichi il processo.

I semafori delle Regioni

Se i criteri restano, non significa che non possano esserci una serie di 'aggiustamenti' a livello territoriale prima del 3 dicembre. Innanzitutto per quelle regioni che per prime sono entrare in zona rossa: in Piemonte e Lombardia, ad esempio, già si registrano valori da zona arancione che, se confermati con il monitoraggio del 27 novembre, potrebbero portarle fuori dalle restrizioni più dure. Le Regioni possono inoltre autonomamente intervenire per allentare le misure in quelle province dove il contagio è meno diffuso. Una possibilità, come ha ricordato il premier, già prevista dal Dpcm: «c'è un meccanismo che consente, sulla base di dati oggettivi e su richiesta del presidente della Regione, di farlo».

Le richieste dei governatori

Non a caso tra le richieste delle Regioni c'è l’accelerazione dei tempi sulla revisione dell’assegnazione delle zone meno restrittive (attualmente non prima di due settimane) e l'allentamento delle misure in quelle province dei territori della 'red zone' che hanno però dati più confortanti. C'è anche però chi va in senso opposto, anticipando chiusure per non rischiare di restare tra i bocciati a Natale. Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera al ministro Speranza per chiedere «l'adozione di un provvedimento che inserisca esclusivamente i territori delle province di Foggia e di Bat (Barletta - Andria - Trani) nella cosiddetta “zona rossa”, in quanto caratterizzati da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto».

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