Coronavirus, primi due casi in Italia. Chiuso traffico aereo con la Cina. Oms dichiara l’emergenza globale
L’Oms dichiara l’emergenza sanitaria globale (è la sesta volta in 10 anni) ma non raccomanda limitazioni a viaggi o scambi commerciali con la Cina. Il bilancio ufficiale dei contagi sale a 7.700, con 170 vittime
13' di lettura
Aumenta l’allerta sull’epidemia di coronavirus. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato lo «stato di emergenza globale» per la malattia nata in Cina, mentre il premier Conte ha annunciato i primi due casi accertati in Italia: sono due turisti cinesi da poco giunti nel nostro Paese, che ora si trovano in isolamento all’Istituto Spallanzani di Roma. Il premier ha inoltre annunciato la chiusura dei collegamenti aerei tra Italia e Cina, precisando tuttavia che «non c’è motivo di allarme e panico».
«Venerdì mattina - ha detto - ho convocato un Consiglio dei ministri in cui adotteremo ulteriori misure in modo da mettere tutte le strutture competenti a disposizione, ivi compresa la protezione civile».
I due turisti cinesi erano arrivati in Italia da 10 giorni con una comitiva di connazionali e soggiornavano all’Hotel Palatino, in via Cavour a Roma. Nell'albergo, un quattro stelle con 200 stanze e tre sale da pranzo, la stanza dei turisti è stata sigillata. «È già stata attivata la sorveglianza sanitaria sulle persone venute in contatto con la coppia ricoverata presso l'istituto nazionale malattie infettive Spallanzani. Sono scattate tutte le misure previste dai protocolli sia per quanto riguarda alcune persone dell'albergo, sia riguardo gli altri componenti del gruppo di turisti. Al momento sono tutti asintomatici e non destano preoccupazione». La coppia è originaria della provincia di Wuhan. Secondo quanto si è appreso erano arrivati il 23 gennaio a Milano. Dopo alcune tappe per l'Italia sono arrivati a Roma.
Oms: no a limitazioni di viaggi e scambi
L’Oms ha chiarito che «non raccomanda la limitazione di commercio e movimenti» in risposta alla proliferazione del virus. Il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom, ha precisato anche che non si tratta di «un voto di sfiducia sulla Cina».
È la sesta volta in 10 anni che l’Oms dichiara l’emergenza sanitaria globale: i precedenti sono la pandemia di influenza suina del 2009, la poliomelite nel 2014, la Zika nel 2016, Ebola nel 2014 e nel 2019.
Nel frattempo, a Civitavecchia, la nave da crociera Costa Smeralda è stata messa in «libera pratica sanitaria», autorizzando lo sbarco dei 6mila passeggeri ospitati. La nave era rimasta bloccata nel porto dopo il rivelamento di due casi sospetti, poi risultati negativi. L’imbarcazione rimarrà comunque ormeggiata a Civitavecchia fino al 31 gennaio. Un nuovo caso sospetto è stato registrato in Calabria: una donna di 36 anni tornata ieri dalla Cina, facendo tappa a Vienna.
Il conteggio ufficiale delle vittime è salito a 170, per un totale di oltre 8.100 casi di infezione registrati su scala globale. La proliferazione del virus sta causando sommovimenti anche a livello politico ed economico, con la scelta delle autorità russe di chiudere la frontiera con la Cina, la sospensione dei voli verso il paese a opera di diversi vettori (l’ultimo Air France, si legga sotto).
Negativi i test sui due crocieristi
La scelta di autorizzare lo sbarco ha fatto seguito alla conferma sull’esito dei test. «Dopo aver effettuato tutte le verifiche secondo i protocolli operativi sui due passeggeri della nave ormeggiata al porto di Civitavecchia il riscontro è negativo». Lo comunica in una nota l'Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani. I circa 1000 passeggeri che si sarebbero dovuti imbarcare oggi a Civitavecchia sulla Costa Smeralda passeranno la notte negli alberghi della zona e domani mattina verranno riaccompagnati al terminal. E' quanto si apprende da fonti di Costa Crociere che confermano dunque che la nave non partirà stasera. Inoltre, si è appreso, che la nave salterà la tappa di La Spezia per andare direttamente a Savona.
Il governo australiano vuole la quarantena
Il governo australiano vorrebbe mettere in quarantena i propri cittadini evacuati da Wuhan a Christmas Island, un'isola remota utilizzata finora come centro di detenzione per immigrati illegali e far pagare loro un
contributo di 1.000 dollari australiani, un'idea che ha provocato una levata di scudi tra gli stessi australiani in Cina, con alcuni che preferirebbero addirittura rimanere nel Paese asiatico.
Lo riferiscono diversi media internazionali. Il Guardian, ad esempio, riporta la testimonianza diretta di un australiano attualmente bloccato a Wuhan secondo il quale la proposta del governo è “scandalosa” e probabilmente farà sì che molte persone non torneranno in Australia. Christmas Island, situata nell'Oceano Indiano a 2.600 chilometri dalla costa australiana, ospita una struttura di detenzione per immigrati nella quale dovrebbero essere messi in quarantena gli evacuati da Wuhan per un massimo di 14 giorni. «Nessun paese ci avrebbe nemmeno pensato - afferma Rui Severino -. Altri metteranno le persone negli ospedali, nei centri medici e nelle strutture adeguate».
La Francia conferma il sesto caso, quarantena a Marsiglia
La Francia ha confermato il sesto caso di infezione di coronavirus dalla Cina. Le autorità avevano già segnalato i primi tre casi da Wuhan il 24 gennaio, un quarto il 28 gennaio e un quinto il 29 gennaio. I francesi che verranno rimpatriati da Wuhan saranno isolati a Carry-le-Rouet vicino a
Marsiglia.
L’esperto: no allarme, virus a bassa aggressività
«Se anche fossero vere le stime sui 170 morti di fronte a 10mila casi parliamo di una mortalità dell'1% se i casi fossero 50mila andiamo a una mortalità inferiore allo 0,1-0,2%, che è perfettamente in linea con la mortalità di ogni altra sindrome influenzale. Quindi dobbiamo essere tranquillizzanti». Così all'ANSA il direttore della clinica malattie infettive dell'Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che invita a evitare allarmismi. In base ai 170 morti registrati in Cina, segnala l'esperto, si tratta di «una malattia infettiva a bassissima aggressività e a bassissima letalità».
«Non allarmiamoci - aggiunge Bassetti - qualora ci fosse un caso sarebbe gestito al meglio come facciamo tutti i giorni.Questo coronavirus è molto simile al virus dell'influenza e ad altre sindromi parainfluenzali che ogni giorno curiamo nelle corsie dei nostri ospedali con numeri che, per quanto riguarda l'influenza, sono decisamente più alti».
Il responsabile della clinica malattie infettive del San Martino conferma che quella in atto in Cina in questo momento si può considerare una “pandemia”. «Siamo a cavallo tra epidemia e pandemia - chiarisce - ma di pandemie ne abbiamo viste tante negli ultimi venti anni e la Sars è stata la minore. Nel 2009 abbiamo avuto una vera pandemia influenzale con l'H1N1, per cui abbiamo avuto decine di migliaia di morti. Mi stupisco che ci sia tutto questo interesse per il coronavirus: evitiamo gli allarmismi - conclude - mi sento di essere rassicurante, almeno per l'Italia direi che possiamo stare tranquilli».
I medici: siamo presi d’assalto, basta panico
«In questi giorni siamo presi d'assalto da richieste di consigli telefonici, messaggi, persone nello studio che associano la normale influenza stagionale a patologie più gravi». Lo spiega Luigi Sparano, segretario
generale della Fimmg (Federazione Italiana medici di famiglia) commentando le forti pressioni che arrivano ai medici di base dai cittadini preoccupati per il diffondersi del coronavirus.
Negli Usa primo caso di infezione diretta
Negli Stati Uniti è stato registrato il primo caso di infezione diretta da coronavirus. Secondo quanto ha comunicato The Centers for Disease Control and Prevention, una donna che aveva viaggiato in Cina ha trasmesso la malattia al marito. L’uomo è in condizioni stabili ed è sotto stretta osservazione.
British Airways: lo stop verso la Cina durerà un mese
Il vettore britannico British Airways ha annunciato che estenderà a un mese il suo stop ai voli per la Cina, prolungando il blocco fino al 1 marzo 2020. Iberia ha sua volta comunicato l’interruzione delle linea, mentre Lufthansa e Air France si limiteranno a sospendere la tratta fino al 9 febbraio.
La Farnesina: evitare i viaggi nella regione Hubei
«A seguito della diffusione del 'nuovo coronavirus” 2019-nCoV, originatasi dalla città di Wuhan, si raccomanda di evitare tutti i viaggi nella provincia
dell'Hubei», in Cina. Lo sottolinea la Farnesina in un avviso,
aggiornato oggi, sul sito 'ViaggiareSicuri' dell'Unità di Crisi.
del ministero degli Esteri. In ragione delle misure attuate dalle Autorità locali per il contenimento del coronavirus «si consiglia” anche “di
posticipare viaggi non necessari nel resto del Paese».
Virus Cina: Ross, faciliterà il ritorno delle imprese negli Usa
La diffusione del coronavirus aiuterà «ad accelerare il ritorno di posti di lavoro in Nordamerica». Lo ha detto il segretario al Commercio statunitense, Wilbur Ross, durante un'intervista su Fox Business. «Prima di tutto, il cuore di ogni americano deve essere con le vittime del coronavirus. Quindi non voglio parlare di vittoria per una malattia molto maligna.
Ma il fatto è che dà alle imprese un'altra cosa da considerare quando valutano la loro filiera» ha detto Ross, intervistato da Maria Bartiromo. «C'è stata la Sars, poi la peste suina africana, ora questo. Un altro fattore di rischio di cui le persone devono tenere conto. Quindi penso che aiuterà ad accelerare il ritorno di posti di lavoro in Nordamerica; alcuni negli Stati Uniti, probabilmente anche in Messico», ha aggiunto.
Air France sospende i voli per la Cina
Dopo British Airways e Lufthansa, anche Air France ha deciso di sospendere tutti i suoi voli verso la Cina fino al 9 di febbraio a fronte delle notizie che danno a 170 il numero delle vittime provocate dal nuovo coronavirus. Air France, che ieri aveva indicato di voler ridurre le sue attività verso la Cina a un solo volo quotidiano verso Shanghai e Pechino a partire da venerdì e che aveva già sospeso tutti voli verso Wuhan dal 22 gennaio, «assicurerà dei voli speciali da e per Shanghai e Pechino con equipaggi volontari a partire dal 30 gennaio per garantire il ritorno dei suoi clienti e dei suoi dipendenti».
Negativi i casi sospetti a Civitavecchia
Secondo quanto si è appreso gli altri passeggeri, 6mila circa, al momento non potrebbero scendere dalla nave, dove cresce un certo disagio. «Non abbiamo informazioni, nè internet perchè dentro la nave non funziona e non riusciamo ad avere notizie. Ma soprattutto prendiamo i pasti tutti insieme negli spazi comuni e non sappiamo se qualcuno è infetto. Non ci sono stoviglie monouso», racconta all’Ansa Liborio Iervolino, un crocerista pugliese che proprio oggi avrebbe dovuto lasciare la nave con la famiglia. «Nelle sale i televisori trasmettono pubblicità, noi vorremmo vedere i tg e capire che cosa succede».
La Russia chiude la frontiera e sospende il visto elettronico ai cinesi
Il premier russo Mikhail Mishustin ha firmato un ordine per chiudere la frontiera in estremo oriente per evitare il propagarsi del nuovo coronavirus. Lo riportano la Tass e Russia Today. Mosca, inoltre, ha deciso di sospendere temporaneamente il rilascio dei visti elettronici ai cittadini cinesi per prevenire la diffusione del nuovo coronavirus. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri russo citato dall’agenzia Ria Novosti.
Le vittime salgono a 170
Il numero di decessi confermati per l’epidemia virale cinese è salito a 170, con 38 morti nella sola giornata di mercoledì nello Hubei. Lo rende noto il governo cinese. I nuovi casi registrati nella provincia focolaio dell’infezione sono stati 1.032, in ulteriore rallentamento rispetto ai 1.459 di martedì e ai 2.077 di lunedì 27 gennaio.
Anche il Tibet ha riportato il suo primo caso, rende noto la Commissione sanitaria nazionale (Nhc) cinese. Le 38 nuove morti segnano il più alto aumento di decessi giornalieri dall’inizio dell’epidemia e arrivano mentre è in corso un massiccio sforzo di contenimento che sta tenendo bloccate decine di milioni di persone nello Hubei.
La maggior parte delle ultime infezioni segnalate si è verificata proprio nella provincia focolaio del virus, che ne ha registrate 1.032.
Fed, Powell: «Il virus genera incertezze sulla crescita»
Il nuovo coronavirus dalla Cina genera incertezze per le prospettive di crescita dell’economia mondiale, anche se alcuni rischi legati alle recenti tensioni commerciali con il Paese asiatico sono diminuite. Questa l’analisi del presidente della Fed, Jerome Powell dopo la decisione di lasciare invariati i tassi di interesse.
«È una questione molto seria e molto probabilmente provocherà problemi a livello di economia cinese e globalmente», ha detto Powell. «La Fed sta già monitorando da vicino l’andamento e l’impatto dell’epidemia», ha assicurato il presidente della banca centrale statunitense.
Già ammalate 7.800 persone
Il coronavirus ha già fatto ammalare 7.711 persone, soprattutto in Cina, superando i numeri dell’epidemia di Sars del 2003. I casi gravi sono 1.370. Ci sono 81mila persone sotto osservazione. Anche le vittime continuano ad aumentare, sono almeno 132. L’infezione, seppur lentamente, avanza anche in Europa: i casi sono saliti a 10, il primo in Finlandia e il quinto in Francia. Gli altri paesi sono corsi ai ripari iniziando i rimpatri da Wuhan e sta per partire un aereo dall’Italia per i nostri connazionali. In questo scenario di crescente preoccupazione l’Oms ha convocato una nuova riunione d’emergenza per valutare l’allerta internazionale.
I casi europei: 4 in Germania, 4 in Francia e uno in Finlandia
Quattro casi in Francia, altrettanti in Germania, un caso in Finlandia. È stata la commissaria Ue alla salute Stella Kyriakides a fare il punto sul contagio di cittadini Ue in Europa del coronavirus al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria. Alla Commissione risulta che attualmente circa 600 europei vorrebbero lasciare la Cina, ma al momento solo la Francia ha chiesto assistenza Ue per i rimpatri.
Il Meccanismo Ue di protezione civile può coprire fino al 75% dei costi di viaggio. Risulta che i paesi che hanno segnalato cittadini nazionali che vogliono rientrare dalla Cina sono Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Lettonia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania e Regno Unito.
Un timido rallentamento
Il picco dell’epidemia non è ancora arrivato, ma gli ultimi numeri sembrano suggerire quantomeno un rallentamento: i contagi giornalieri sono 600 in meno ed un centinaio di persone hanno superato l’infezione. Nulla comunque che giustifichi un allentamento dell’attenzione, anche perché il percorso del coronavirus continua a allargarsi ben oltre il focolaio di Wuhan, aggiungendo nuovi malati a Pechino e Shanghai.
All’estero si registrano i primi casi in Medio Oriente, quattro persone di una famiglia cinese trovati positivi negli Emirati Arabi. In Europa il nuovo caso in Finlandia si aggiunge ai quattro in Germania ed i cinque in Francia. In Cina circa 60 milioni di persone sono di fatto in quarantena dopo l’isolamento totale dell’area di Hubei, dove tutto è cominciato, e le restrizioni parziali in diverse altre città.
Primo caso in India
È uno studente del Kerala, rientrato nei giorni scorsi da Wuhan, in Cina, il primo paziente risultato positivo al test del coronavirus in India. Lo ha reso noto il ministero della Salute indiano, aggiungendo che il ragazzo è in isolamento e che è stabile. Il Kerala, come Delhi, l'Haryana, il Punjab e il Rajasthan è uno degli stati che hanno tenuto in osservazione viaggiatori provenienti dalla Cina: in Kerala, in particolare, sono stati sottoposti al test oltre 600 viaggiatori rientrati dall’area infetta.
Nazionale femminile in quarantena
A Wuhan sono iniziati i lavori di un secondo ospedale d’emergenza. Le due nuove strutture apriranno il 3 e il 5 febbraio. Nel resto del Paese, dove le vacanze di Capodanno lunare sono state prolungate fino al 2 febbraio, la maggior parte dei residenti, spaventati, diserta centri commerciali, cinema e ristoranti. E colossi stranieri del calibro di Ikea e Starbucks hanno deciso di chiudere la metà dei loro negozi in tutto il paese, mentre anche Toyota ha fermato la produzione. Ci sono riflessi anche nelle attività sportive. Pechino ha annullato le gare del mondiale di sci, mentre la nazionale di calcio è stata messa in quarantena in Australia e la squadra di Wuhan si è vista annullare una partita in Spagna. E si rinviano al 2021 anche i mondiali indoor di atletica, che erano in programma a marzo.
Rischio stato d’emergenza internazionale
Prosegue anche la ricerca di una cura, anche se non si sa ancora molto del virus. La malattia è diffusa quasi dappertutto in Cina, con casi sospetti anche in Tibet: questo suggerisce che il virus non si dilaga solo in aree urbane densamente popolate, ma anche in zone rurali e remote. Al vaccino si sono messi a lavorare anche esperti americani e russi, a cui i cinesi hanno fornito il genoma per effettuare test istantanei. Il pericolo è che l’epidemia esploda con virulenza fuori dalla Cina, dove finora il numero dei contagi è relativamente contenuto, nell’ordine dell’1%. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, appena rientrato dalla Cina, ha lodato gli «sforzi straordinari» di Pechino per contenere il virus. Allo stesso tempo, tuttavia, ha convocato per giovedì una riunione d’emergenza dei suoi esperti, per valutare se ci siano gli estremi per dichiarare lo stato d’emergenza internazionale.
Partiti i rimpatri
Negli altri paesi si adottano le contromisure. Le compagnie di bandiera britannica e tedesca British e Lufthansa hanno sospeso in collegamenti con la Cina, gli Usa valutano di imporre il blocco temporaneo per tutti i voli americani. E soprattutto, sono iniziati i rimpatri degli stranieri. I primi 200 sono sbarcati a Tokyo con un volo charter partito da Wuhan. Non hanno sintomi, ma resteranno a casa per 2 settimane.
Anche 200 americani, incluso personale del consolato, sono arrivati in California e saranno tenuti in isolamento a tempo indeterminato. Australia, India, Corea del Sud e Regno Unito si preparano. Per quanto riguarda gli europei, l’Ue ha reso noto che ci sono circa 600 persone che vorrebbero lasciare la Cina. Parigi pensa a rimpatriare un primo gruppo di francesi venerdì.
Quarantena «italiana»
L’Italia, ha reso noto la Farnesina, sta lavorando per inviare un aereo a Wuhan. Un mezzo operato dal Comando Operativo di Vertice Interforze con personale medico specializzato a bordo. Circa sessanta connazionali vogliono partire, 3-4 pensano di restare in Cina. Al loro rientro, stimato in 48-72 ore, l’ipotesi più accreditata per motivi logistici è che trascorrano i 14 giorni di «sorveglianza» sanitaria in una struttura militare. Sul fronte dei contagi, in Italia tutti i casi sospetti si sono rivelati negativi ai test e il ministro della Salute Roberto Speranza ha invitato a non «fare allarmismo», pur ammettendo che la situazione è «molto seria». Sempre nella giornata di giovedì 30 gennaio informerà il Senato sulla situazione.
Conte: pronti se necessario a intensificare cautele ma no allarmismi
«Ci manteniamo aggiornati per intensificare, se necessario, ancora di più le nostre cautele ma già adesso (prestiamo la dovuta attenzione, ndr.), senza necessità di diffondere allarmismi e senza necessità che si alimenti - perché non è assolutamente proficuo - nessuna forma di panico» ha affermato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlando in conferenza stampa al termine dell'incontro con il premier della Bulgaria, Boyko Borissov, rispondendo a una domanda sul Coronavirus. «Stiamo adottando tutte le iniziative e le cautele per fronteggiare nel modo più efficace i rischi connessi a questo virus. Non siamo preoccupati ma assolutamente vigili e prudenti» ha ribadito.
Dal ministro Speranza appello a unità nazionale
«Nel contesto nazionale, ritengo fondamentale un dialogo costate e costruttivo tra Governo e Parlamento, anche come segno visibile di Unità nazionale su una materia così delicata». Questo l’appello del ministro della Salute Roberto Speranza, durante l'informativa sul coronavirus,tenuta nell'Aula della Camera. «L'attuale situazione - ha sottolineato Speranza - può esser gestita al meglio attraverso una piena e fattiva collaborazione tra istituzioni internazionali e, all'interno del nostro Paese, tra Ministero, Istituti scientifici, Regioni e ordini».
Il ministro ha ricordato, infine, di essere «in costante collegamento con i colleghi europei per uno scambio costante di informazioni in attesa di un confronto», da lui stesso «proposto con lettera formale». Intanto il numero di telefono 1500, potenziato per fornire informazioni 24 ore su 24 sul coronavirus e per raccogliere eventuali segnalazioni di casi sospetti «è pienamente operativo» e «nella sola giornata ieri 28 gennaio, dalle 8 alle 22, ha gestito 700 telefonate per un tempo medio di conversazione di 6 minuti 30 secondi»
Per approfondire:
● Quanto sta pesando il coronavirus sulla Cina e le altre economie asiatiche
● Coronavirus, cosa sappiamo finora e quali rischi stiamo correndo
● Wuhan, la metropoli dell’acciaio in quarantena per debellare il virus cinese
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