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«Corrosione e mancanza di controlli» le cause del crollo del Morandi

Al processo parla il perito della procura, Piergiorgio Malerba: ««stupito dalla pochezza delle verifiche» e dalla «mancanza di rilievi topografici»

di Raoul de Forcade

2' di lettura

Il ponte Morandi è caduto perché «non ce la faceva più» da quanto era corroso. Lo ha detto al processo per il crollo del viadotto genovese (avvenuto il 14 agosto 2018, con 43 vittime) Piergiorgio Malerba, uno dei consulenti della procura, sentito in aula per circa sei ore. Il tecnico si è detto «stupito dalla pochezza dei controlli» e dalla «mancanza di rilievi topografici».

Unica causa la corrosione

L’esperto ha rimarcato che i controlli andavano fatti «sbattendoci la faccia, a distanza di braccio, anche se le nostre norme non lo prevedono», vista la singolarità dell’opera e visto che si sapeva, già dal 1975, che vi erano state delle difformità tra l’esecuzione e il progetto di Morandi. «Non ci sono state cause diverse dalla corrosione . Il ponte - ha detto Malerba -non ce la faceva più», visto che «tutti i cavi, primari e secondari, degli stralli della pila 9 erano corrosi».

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Secondo l’ingegnere ci sarebbero stati tanti modi per controllare lo stato del viadotto: «Si potevano fare rilevazioni con il georadar per vedere le dimensioni del calcestruzzo, da approfondire, poi, con fori ed endoscopie e un confronto degli elementi speculari» od optare per i più economici rilievi topografici; «facendoli ogni anno e sovrapponendoli. Così, se si notano delle differenze, si va ad approfondire la problematica».

Rilevamenti mancati

Secondo Malerba, di questi rilievi, «per il Morandi ne è stato fatto uno all’inizio e poi uno più in là nel tempo, ma perfettamente inutile visto che non era possibile raffrontarlo con nulla». Sono 58 le persone imputate le persone imputate tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia e Spea (la controllata che si occupava dei controlli e manutenzioni), dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato.

Le due società sono uscite dal processo, patteggiando circa 30 milioni. Secondo l’accusa, tutti sapevano delle condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla, seguendo la logica del risparmio per garantire maggiori utili da distribuire ai soci.

Il nuovo ponte diventa opera teatrale

Intanto, debutta il 31 gennaio a Genova, in prima nazionale (e resterà in scena fino al 5 febbraio, al Teatro Modena) lo spettacolo «I Mille del Ponte», autore il giornalista Massimiliano Lussana, regia Alessio Pizzech. il titolo si riferisce al numero delle persone che hanno partecipato alla realizzazione della nuova opera.

Si tratta di un racconto dedicato agli uomini e alle donne che hanno costruito il nuovo ponte di Genova, dopo il crollo del Morandi. «È stato emozionante - afferma Lussana - raccogliere le testimonianze: tutto nasce dal racconto dei lavoratori e dei testimoni.

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