Mazzette dal Qatar al Parlamento Ue, «sacchi di banconote» a casa della vicepresidente Kaili
Dopo il ritrovamento di 600mila euro a casa dell’ex europarlamentare Panzeri, denaro trovato anche nell’abitazione della vice presidente dell’Eurocamera Eva Kaili, ora agli arresti. Board della Ong di Panzeri si dimette in massa
I punti chiave
5' di lettura
«Sacchi di banconote» sono stati trovati nel corso delle perquisizioni della polizia giudiziaria presso l’abitazione della vice presidente dell’Eurocamera Eva Kaili, ora agli arresti. È quanto si legge sul quotidiano belga L’Echo, dopo quanto rivelato ieri da altri due quotidiani (Le Soir e Knack). Il dato chiarirebbe anche il perché Kaili sia stata arrestata nonostante l’immunità parlamentare. Secondo il regolamento interno del Pe l’immunità, infatti, decade in caso di flagranza di reato.
La vicenda
Sette persone, tra cui l’ex europarlamentare italiano del gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) Antonio Panzeri - sospeso dalla commissione di garanzia di Articolo Uno Lombardia dall’anagrafe degli iscritti - e il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Etuc) Luca Visentini sono state fermate il 9 dicembre nel quadro di un’inchiesta dei giudici belgi su un’organizzazione criminale che si sarebbe «infiltrata nel cuore del Parlamento europeo ed è sospettata di ingerenza nella politica Ue e di corruzione da parte del Qatar» Lo affermano i giornali Le Soir e Knack secondo i quali nella mattina del 9 dicembre «la polizia giudiziaria federale ha recuperato circa 600.000 euro in contanti e sequestrato computer e telefoni cellulari nel corso di 16 perquisizioni effettuate venerdì, in diversi comuni di Bruxelles, in particolare a Ixelles, Schaerbeek, Crainhem, Forest».
L’arresto nella bergamasca: domiciliari per moglie e figlia
Si è svolta il 10 dicembre davanti alla Corte d’Appello di Brescia l’udienza di identificazione, ossia la convalida dell’arresto, di Maria Colleoni 67 anni e Silvia Panzeri, 38 moglie e figlia dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri, fermate il 9 dicembre nell’abitazione di famiglia a Calusco d’Adda (Bergamo) in esecuzione di un mandato di arresto europeo.
La Corte d’Appello di Brescia ha convalidato l’arresto e concesso i domiciliari alle due donne. La decisione è del giudice Anna Dalla Libera. L’udienza è stata aggiornata il 19 dicembre.
Le due donne - che si dicono all’oscuro di tutto - rispondono di favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta di Bruxelles per corruzione e riciclaggio, con vincolo di associazione per delinquere che ha portato agli arresti lo stesso Panzeri e altre persone. Maria Colleoni e Silvia Panzeri, sono ritenute «pienamente consapevoli» dell’attività del marito e padre e «persino del trasporto di doni». Le due sono menzionate «nella trascrizione di intercettazioni telefoniche» durante le quali l’ex europarlamentare «ha commentato la consegna dei doni» di cui sarebbe stato «a quanto pare» il beneficiario.
A Bruxelles, a casa dell’ex europarlamentare, gli inquirenti hanno trovato 600mila euro in contanti. La Procura ha indicato che si tratta di un’indagine su presunte organizzazioni criminali, corruzione e riciclaggio di denaro avviata a metà dell’anno. Inoltre, da informazioni contenute in alcuni documenti trasmessi dalle autorità belghe a quelle italiane, Colleoni, riferiscono gli inquirenti belgi, «ha detto» al marito «che non poteva permettersi di spendere 100mila euro per le vacanze come l’anno scorso e che pensava che l’attuale proposta, 9mila euro a persona solo per l’alloggio, era troppo costosa».
Panzeri avrebbe usato «metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi». Lo si legge in un atto notificato il 9 dicembre alla moglie Maria Colleoni. Come si legge nella sommaria descrizione dei fatti contestati dal giudice istruttore Michel Claise a partire dal gennaio 2021, Maria Colleoni e il marito Antonio Panzeri avrebbero usato una carta di credito di una terza persona chiamata “il gigante” (”géant”). Le indagini, è scritto sempre nel documento, hanno rivelato che Maria Colleoni avrebbe detto al marito di «aprire un conto bancario in Belgio e apparentemente insistette di non volere che lui facesse qualsiasi operazione senza che lei potesse controllarlo». Inoltre disse a lui di aprire un conto con «partiva Iva, il che suggerisce che Panzeri avrebbe potuto cominciare una nuova attività commerciale soggetta a Iva». Ciò dimostra che Maria Colleoni eserciterebbe «una sorta di forma di controllo sull’attività del marito o che lei per lo meno cercasse di mantenere qualche controllo».
Il coinvolgimento a livello europeo
Coinvolta anche la vicepresidente del Parlamento europeo. «La casa della socialdemocratica greca Eva Kaili, è stata perquisita. Il suo compagno è stato intercettato al mattino. Entrambi sono indagati per corruzione». Nella serata del 9 dicembre la polizia belga ha fermato a Bruxelles la Kaili. Nella stessa serata il gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo «ha preso la decisione di sospendere l’adesione dell’eurodeputata al gruppo S&D con effetto immediato, in risposta alle indagini in corso».
Il sospetto sul Qatar
Il sospetto degli inquirenti belgi è che il Qatar abbia trasferito denaro a persone che rivestono incarichi importanti in posizioni rilevanti nel Parlamento europeo. La procura non ha citato il Qatar, ma i giornali affermano che diverse fonti hanno confermato che si tratti proprio di quel paese dove si stanno svolgendo i mondiali di calcio.
La procura federale ha confermato i 4 fermi. Gli altri due coinvolti sarebbero un assistente parlamentare e il direttore di una Ong. Le Soir e Knack riportano che sono state fatte delle perquisizioni tra cui quella nella sede di una Ong fondata da Panzeri, «Fight Impunity».
L’obiettivo del paese arabo
L'obiettivo del Qatar sarebbe stato di promuovere l'immagine del paese per i mondiali e propagandare i progressi nella tutela dei diritti umani e nelle condizioni di lavoro dei migranti. La Procura ha indicato che «un paese del Golfo è sospettato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento Europeo, versando somme di denaro o offrendo regali importanti a delle persone che hanno una posizione politica e/o strategica all’interno del Parlamento Europeo».
Il gruppo dei Socialisti al Parlamento europeo si è detto «sconcertato dalle accuse di corruzione nelle istituzioni europee». «Data la gravità delle accuse, fino a quando le autorità competenti non forniranno informazioni e chiarimenti pertinenti, chiediamo la sospensione dei lavori su tutti i dossier e delle votazioni in plenaria riguardanti gli Stati del Golfo, in particolare la liberalizzazione dei visti e le visite previste».
Panzeri intervenne con membri Ue anche per Marocco
L’ex eurodeputato Antonio Panzeri «è sospettato» di essere intervenuto «politicamente con i membri» che lavorano al Parlamento Europeo «a beneficio di Qatar e Marocco, contro pagamento». Lo si legge in uno degli atti dell’indagine di Bruxelles per «corruzione di funzionari e membri degli organi delle Comunità europee e di Stati esteri, riciclaggio e associazione per delinquere». Nel documento è scritto che comunque vige la «presunzione di innocenza».
Board della Ong di Panzeri si dimette in massa
Una serie di dimissioni dalla Ong Fight Impunity, fondata da Antonio Panzeri, sono state presentate nelle ultime ore da importanti personalità dell’Ue. E’ quanto scrivono i media greci riguardo all’inchiesta sulle presunte tangenti dal Qatar a eurodeputati e funzionari dell’Europarlamento. In particolare, nel Consiglio di amministrazione dell’Ong c’era il membro onorario Dimitris Avramopoulos, che ha lasciato dopo le rivelazioni per questioni di principio. Tra gli altri membri figurano l’ex capo della diplomazia europea Federica Mogherini, l’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve, l’europarlamentare di lungo corso Cecilia Vikstrom. La risposta dei membri, dopo lo scandalo, è stata immediata: le dimissioni sono state presentate non appena la notizia dell’indagine e dell’incriminazione di Eva Kaili è stata resa pubblica, racconta il sito Protothema.
loading...