Corte tedesca, ultimatum alla Bce: 3 mesi per giustificare il Qe. Francoforte: «Restiamo impegnati a fare ciò che è necessario»
La Corte costituzionale federale tedesca non trova traccia di monetizzazione del debito pubblico nel QE della Bce ma impone alla Bundesbank una verifica in tre mesi sulla proporzionalità del PSPP.
di Isabella Bufacchi
4' di lettura
La Corte costituzionale federale della Germania ha stabilito in una sentenza oggi che il programma di acquisti dei titoli di Stato (Pspp) della Bce relativo al QE1 e QE2 non finanzia gli Stati e quindi rispetta il divieto del Trattato contro la monetizzazione dei debiti pubblici nazionali. Al tempo stesso però la Corte accoglie il ricorso di alcuni accademici ed economisti tedeschi sulla possibilità che il QE negli acquisti dei titoli di Stato abbia violato il mandato della Bce con un mancato rispetto del principio di proporzionalità nel Trattato o ultra vires (non rispetto della ripartizione delle competenze tra l'Unione europea e gli Stati membri). Proporzionalità intesa come analisi controfattuale che soppesa vantaggi e svantaggi della decisione.
Sulla proporzionalità, la Corte ha chiesto al Consiglio direttivo di adottare una decisione che dimostri «in una maniera comprensibile e con argomentazioni» che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal PSPP non abbiano effetti economici e fiscali non proporzionati. In particolar modo viene chiesta una particolare verifica al reinvestimento del capitale dei titoli di Stato rimborsati e giunti a scadenza dal gennaio 2019 e relativi al QE1 iniziato il 9 marzo 2015 e terminato il dicembre 2018, e il QE2 iniziato nel novembre 2019.
Senza questo chiarimento, stando alla Corte tedesca passati tre mesi la Bundesbank non può più partecipare all’implementazione ed esecuzione del PSPP. La Corte tedesca si spinge oltre: la Bundesbank dovrà rivendere i titoli di Stato (ndr. titoli tedeschi) acquistati nel PSPP, in mancanza di una decisione del Consiglio direttivo che spieghi e confermi la proporzionalità delle decisioni prese.
In serata la Bce - dopo il consiglio direttivo convocato per le 18 - diffonde un comunicato in cui dichiara di prendere atto della sentenza della Corte costituzionale federale tedesca.«La Bce - recita la nota - prende atto del verdetto della corte costituzionale tedesca riguardo il Public Sector Purchase Programme. Il consiglio direttivo rimane pienamente impegnato a fare tutto il necessario entro il proprio mandato per assicurare che l'inflazione salga verso livelli coerenti con il suo obiettivo di medio termine e che le azioni di politica monetaria intraprese nel perseguimento dell'obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi vengano trasmesse a tutti i settori dell'economia e a tutte le giurisdizioni dell'eurozona. La corte di giustizia dell'unione europea ha sentenziato nel dicembre del 2018 che la Bce agisce nell'ambito del proprio mandato sulla stabilità dei prezzi»..
Una prima risposta era arrivata in precedenza dalla stessa Bundesbank: «Nel suo giudizio - ha scritto in una nota il suo presidente Jens Weidmann - la Corte costituzionale mette in luce caratteristiche importanti del PSPP che complessivamente garantiscono un margine sufficiente di sicurezza al finanziamento monetario dei governi. Avevo indicato l'importanza di questo margine già in passato. Pur rispettando l'indipendenza del Consiglio direttivo della Bce, sosterrò gli sforzi per soddisfare questo requisito».
I mercati hanno reagito in maniera tiepida, anche se lo spread tra BTp e Bund è risalito di circa sei punti base a 250.
Scholz e Gualtieri: nessuna conseguenza pratica
Prime reazioni anche sul fronte politico, con toni rassicuranti. «Proprio in questi giorni, in cui a causa della pandemia siamo di fronte a uno sforzo notevole, la moneta unica e la politica monetaria comune c
tengono uniti in Europa», ha detto il ministro delle Finanze tedesco. Scholz ha sottolineato che «la Bundesbank per ora può continuare a partecipare al programma comune» e il governo tedesco ha tre mesi di tempo per spingere la Bce a una verifica. «Anche le decisioni sugli aiuti attuali non sono a rischio», ha aggiunto.
Della stessa opinione il suo collega italiano. «La sentenza della Corte tedesca sul Qe - ha detto Roberto Gualtieri- sul Qe della Bce non riguarda in alcun modo le misure di politica monetaria assunte dalla Bce per far fronte all'emergenza Covid, compreso il programma Peep e la modalità della sua implementazione». «Sono certo - ha ggiunto Gualtieri - che il chiarimento da parte della Bce avverrà in tempi rapidi, e la sentenza non avrà alcuna conseguenza pratica, consentendo alla Bundesbank di continuare ad acquistare titoli di Stato tedeschi nell'ambito del precedente Pspp».
Il PEPP pandemico è fuori dal radar della Corte, per ora
La Bce ha attualmente due programmi di acquisto di titoli di Stato in corso. La Bce acquista ora titoli di Stato tramite il PSPP nel QE2. Il secondo Asset purchase programme è iniziato nel gennaio 2019 al ritmo di 20 miliardi di euro al mese, ed è stato potenziato il 12 marzo 2020 con una dote aggiuntiva da 120 miliardi per il rimanente periodo del 2020.
E’ anche in corso, dalla seconda metà di marzo, il PEPP, il programma di acquisti di titoli in emergenza pandemica: 750 miliardi da marzo ad almeno il 31 dicembre 2020 o comunque per tutta la durata della crisi del coronavirus . Il PEPP non prevede per ora il reinvestimento dei titoli di Stato, un punto “spinoso” per la Corte costituzionale tedesca: il reinvestimento infatti allunga oltre la fine del programma di acquisti la detenzione dei titoli di Stato nel portafoglio della Bce.
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