Cosa e' cambiato sei mesi dopo l'avvio della riforma della giustizia tributaria
A sei mesi dall’entrata in vigore in Italia della nuova disciplina del contenzioso tributario che ha introdotto molte novità si può tentare un primo provvisorio bilancio.
di Sara Armella
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A sei mesi dall’entrata in vigore in Italia della nuova disciplina del contenzioso tributario che ha introdotto molte novità si può tentare un primo provvisorio bilancio. Si tratta di una riforma molto importante, attesa da anni e nel solco degli obiettivi del PNRR, che ha inserito il contenzioso tributario tra i nodi strategici per la competitività del nostro Paese, considerata l'importanza del Fisco e della giustizia tributaria per le imprese e l'attrattività degli investimenti esteri. La riforma ha seguito tre direttrici. Anzitutto una magistratura professionale specializzata: da tempo sulla figura del giudice tributario part time e sulla qualità delle sentenze di merito, spesso annullate in Corte di Cassazione, era in corso un ampio dibattito. Ora la nuova magistratura tributaria a tempo pieno contribuisce alla formazione di un nucleo di giudici con spiccata competenza nel settore fiscale, assicurando il miglioramento della qualità delle sentenze e rafforzando il ruolo di terzietà del giudice. L'obiettivo è realizzare una giustizia tributaria equidistante, preparata, specializzata: un passaggio che rafforza il ruolo del contribuente nel processo tributario e assicura maggior equilibrio tra le parti in causa.
Tra le finalità prioritarie della riforma vi è anche la progressiva riduzione del contenzioso pendente, con una serie di strumenti deflattivi del giudizio e il rafforzamento del giudice monocratico per le controversie minori. Come terza direttrice, si punta a rafforzare l'istruttoria processuale, finora praticamente inesistente, anche qui riequilibrando il ruolo delle parti e introducendo la prova testimoniale scritta. In un giudizio che muove i passi sulla strada tracciata dall'attività accertativa svolta dalle Agenzie fiscali, dove è quasi assente la difesa del contribuente, la possibilità di portare all'attenzione del giudice fatti e circostanze non cristallizzati negli atti procedimentali o accertativi rappresenta un ampliamento dell'oggetto del giudizio e degli spazi di difesa.
Altro tema di grande interesse, per il rafforzamento dei diritti del contribuente nel processo tributario, riguarda l'espressa previsione dell'onere della prova a carico del Fisco. Questo aspetto è molto importante sia perché supera alcune note derive giurisprudenziali sia perchè è espressione di un principio generale, in grado di modificare significativamente la dialettica processuale. Vero è che si tratta di un principio immanente del nostro ordinamento, ma nel tempo abbiamo assistito a pronunce che presumevano situazioni di evasione fiscale e sostanzialmente ponevano l’onere di provare l’inesistenza dell’evasione in capo al contribuente. Con la riforma vi è l’affermazione chiara, attraverso una norma codificata, del principio secondo il quale è il Fisco a dover provare la propria pretesa e quindi a fornire le prove fattuali, reali dell'evasione e ciò rappresenta un aspetto da non sottovalutare.Un aspetto destinato a produrre significativi riflessi riguarda i professionisti abilitati alla difesa, avvocati e commercialisti, ed è legato alle dinamiche connesse alle udienze a distanza, attraverso il collegamento da remoto. Inevitabile sarà l'ampliamento della loro sfera d'azione, oltre i consueti limiti territoriali, con un inevitabile incremento della competizione e della specializzazione professionale.
Molti altri sono i cambiamenti introdotti dalla riforma, tutti basati sull’idea di rifondare la giustizia tributaria e affidarla ad una magistratura specializzata a tempo pieno (i cui ranghi sono ancora sguarniti) il che contribuirà certamente a un miglioramento del livello delle pronunce, nel loro impianto e nell’approfondimento, sempre necessario per poter creare le condizioni per la scrittura di precedenti in grado di delineare indirizzi giurisprudenziali meno oscillanti e contribuire così alla certezza del diritto.L’introduzione nel processo tributario dell'onere della prova a carico dell’ente impositore rappresenta quindi una vera e propria rivoluzione copernicana e forse per questo suo carattere rivoluzionario c'è ancora qualche resistenza, da parte della Corte di Cassazione, nel riconoscerne la portata applicativa, mentre i giudici di merito hanno dato prova di cogliere l'importanza della riforma; questo è un dato sicuramente positivo, ma il cantiere è ancora tutto aperto.
* fondatore Studio Armella & Associati, direttore scientifico ARcom Formazione
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