Cosa insegna alle aziende l’allenatore più giovane in finale al Super Bowl (anche se non ha vinto)
di Pierangelo Soldavini
4' di lettura
Tre anni fa i Los Angeles Rams erano una delle squadre peggiori del campionato di football americano, con una performance da incubo di quattro partite vinte e dodici perse nella propria divisione. L'anno dopo il rapporto si era completamente invertito: undici a cinque. Poi è arrivata una stagione da favola coronata dal Super Bowl, la finale giocata la scorsa notte contro il mito dei New England Patriots.
La squadra che allora sembrava avere un problema di quarterback, quello che è il vero regista sul campo nel football, ha saputo trasformare Jared Goff in una stella da record, mentre quello che allora era uno degli attacchi più scarsi della Nfl è diventato uno dei più prolifici. Anche se poi il Super Bowl è stato vinto dall'esperienza dei Patriots dopo una partita molto tattica e dominata dal gioco difensivo - il basso risultato finale (13-3) lo dimostra -, il modello dei Rams ha molto da insegnare, in chiave di business e di management.
Il turnaround è stato realizzato senza rivoluzionare la squadra o fare investimenti da favola. La mossa vincente è stata la scelta dell'allenatore, Sean McVay, diventato head coach de Rams a soli 30 anni e che oggi, a 33 anni, è l'allenatore più giovane ad aver mai raggiunto il Super Bowl. Già scommettere su un giovane è un'innovazione, per di più su un personaggio che punta tutto sulla creazione di una cultura sana improntata sull'equilibrio tra persona e gruppo, sulla capacità di estrarre il meglio dall'amalgama delle due dimensioni. McVay è maniaco della cultura di squadra: per lui “la cultura determina le attese e le convinzioni, che determinano i comportamenti, i quali determinano a loro volta le abitudini, che creano il futuro”, sottolinea Robert Burns, consulente d'impresa che in un post su Linkedin fissa i dieci punti dell'azione di McVay che hanno un valore anche per l'impresa e per il management.
1. Ascoltare e imparare
La prima cosa che il coach 30enne ha fatto arrivando alla guida dei Rams è stato ascoltare. Nei primi tre mesi, prima dell'avvio della stagione, ha parlato con tutti i giocatori e i membri dello staff tecnico, imparando a conoscere i singoli e i loro punti di forza (e di debolezza). “In una settimana, ricorda uno dei suoi vice, sapeva i nomi di ciascuno, quando io non riconoscevo neanche tutti i coach”. Lo stesso McVay ha sottolineato come sia importante, al posto di imporre la propria presenza, “semplicemente ascoltare e imparare e poi, quando arriva il momento dare il tuo contributo”. Insomma “listen, learn, lead”.
2. Essere esperti
La credibilità la si conquista sul campo, grazie alle proprie conoscenze: “È un grande esperto di football, soprattutto di strategie d'attacco” sostiene Wade Philips, coach di coordinamento della difesa che di anni ne ha 39 più di McVay. Chris Cooley, tight end dei Washington Redskins, la squadra in cui McVay ha debuttato nel team di coach a soli 24 anni, ricorda come gli avesse spiegato le staraegie di gioco nei minimi dettagli, fino al numero e alla direzione dei passi che avrebbe dovuto fare. I risultati non si sono fatti attendere.
3. Fatti capire
Fin dall'inizio McVay ha saputo farsi capire da tutti, con una grande capacità di comunicazione. “Era stupefacente il suo modo di comunicare, di rendere semplici anche le cose più complicate”, ricorda un giocatore. Grande fautore del gioco d'attacco, ha saputo sedersi anche con il team della difesa, riuscendo a farsi capire.
4. Focus sul processo
Partendo dalle persone e dalle loro qualità ha saputo costruire una cultura di cui tutti hanno fiducia: non devi chiedere alle persone di avere fiducia in te, ma nel processo. McVay ha saputo individuare i valori e i principi base che guidano le strategie di ogni giorno, che rimangono validi nella vittoria e nella sconfitta: il processo ha vita lunga, le persone possono cambiare.
5. Comunicazione coerente
I principi si traducono in mantra chiari e coerenti, che rimangono validi in qualsiasi situazione. “Noi, non io”, “Processi basati su obiettivi ambiziosi da raggiungere con progressi quotidiani”, “Comunicazione onesta e aperta”: sono solo alcuni degli slogan che McVay ha condiviso con la squadra fin dall'inizio. E che ripete ancora oggi ai suoi ragazzi.
6. Regole ferme
Fin dall'inizio ha posto regole precise, a partire dall'imposizione di allenamenti più duri in caso di vittoria, al contrario di quanto succedeva prima. Poi, ma solo dopo, ha iniziato a fare qualche concessione alla squadra: un giorno di riposo concesso era una grande concessione.
7. Attenzione all'azione
Sposta il focus sul processo significa valorizzare l'azione, il collettivo rispetto al singolo. La persona sa come muoversi perché si muove all'interno di un insieme organizzato, senza favoritismi o privilegi. Senza dimenticare che i singoli sono prima di tutto esseri umani, in relazione con altri essere umani.
8. L'umiltà della collaborazione
“Non pretendo di avere le risposte per tutto”, ha affermato in un'intervista McVay: quando tutti sono allineati sugli stessi obiettivi e sugli stessi valori, collaborando insieme, “non ho alcun timore di chiedere agli altri di farmi comprendere meglio e di trovare insieme le soluzioni adatte”. Anche il coach deve avere l'umiltà di riconoscere di aver bisogno degli altri, di tutti gli altri.
9. La cultura della lentezza
La cultura nuova non si può imporre dall'oggi al domani, non sarebbe compresa e condivisa. Iniziando dall'ascolto e dalla volontà di imparare e conoscere i singoli, il coach dei Rams ha saputo far entrare giorno dopo giorno i valori e la mentalità della cultura vincente
10. Un passo alla volta
Così come la cultura non può essere imposta, gli obiettivi più grandi partono dai piccoli passi, dai piccoli progressi quotidiani. Per i Rams l'attività è basata su progressi raggiungibili e verificabili e ad ogni gara vengono fissati obiettivi chiari. “Tutti vogliono vincere il Super Bowl! Ma quali sono le tappe e gli obiettivi quotidiani e intermedi che ci permetteranno di avere una chance di vincere?”.
Questa volta McVay è arrivato a un passo dall'obiettivo, ma c'è da scommettere che, avendo instillato nei singoli giocatori e nella squadra la cultura del successo, dallo spogliatoio agli allenamenti al campo, una prossima centrerà l'obiettivo. Neanche tra troppo tempo.
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