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Così cambia il bonus 18enni: Carta della cultura con soglia Isee

Da tutte le associazioni che costituiscono il mondo del libro è giunto un appello a rivedere la cancellazione di una misura, messa in campo sei anni fa dal Governo Renzi

di Andrea Biondi

Bonus cultura, Fdi: "Abolizione fake news"

3' di lettura

Il bonus cultura per i 18enni non resterà nella sua versione attuale. Sarà sottoposto a restyling prendendo in considerazione fra i correttivi – almeno questa è la valutazione del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – anche l’introduzione di una soglia Isee «che escluda persone appartenenti a famiglie con redditi elevati», sulla quale però Italia Viva ha subito espresso la sua contrarietà. Ma «dire che vogliamo abolire la 18App – ha voluto puntualizzare il Ministro – è una fake news».

La maggioranza ha intanto aperto a una revisione dell’emendamento alla Manovra firmato da tutto il centrodestra (dal presidente della commissione cultura della Camera Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, da Rossano Sasso della Lega e Rita dalla Chiesa di Forza Italia) e sul quale si è scatenata una bagarre fra maggioranza e opposizioni con tanto di minacce di ostruzionismo, da parte di Matteo Renzi, tutt’altro che derubricabili davanti a quel rischio di esercizio provvisorio che inizia a diventare un tema sul tavolo.

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Verso la revisione

«Apprezziamo la proposta del ministro Gennaro Sangiuliano di realizzare una vera Carta della cultura che superi ed elimini ogni criticità del passato. I 230 milioni destinati all’App18 dovranno dunque restare indirizzati a una misura analoga e sostitutiva», hanno affermato i capigruppo di Forza Italia al Senato e alla Camera, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo. Poi la conclusione: «Forza Italia rimane in attesa della riformulazione dell’emendamento che in questa legge di stabilità fissi le nuove regole, al fine di fugare ogni malevola e arbitraria interpretazione sul tema, e che introduca in questa stessa legge di Bilancio la nascita a gennaio 2023 della nuova “carta della cultura”».

Dalla 18App a una carta della cultura. «L’emendamento è del Parlamento – ha dichiarato il ministro Sangiuliano – ma reputo si debba fare una riflessione». Troppe le truffe, è il messaggio, e quindi «è necessario ridefinirla e rinominarla (la 18App, ndr), affinché questo strumento diventi realmente una modalità di consumi culturali per i giovani orientandoli alla lettura di libri, alla visita di mostre, ai corsi di lingua e alla musica».

Tra le opposizioni, la capogruppo Pd Simona Malpezzi ha replicato di aspettarsi dal ministro un «parere contrario» se «non vorrà essere ricordato come il ministro che non ha difeso lo scippo di 230 milioni per i consumi culturali dei 18enni». Aggiunge la presidente dei senatori M5s, Barbara Floridia: «Saremo a fianco del mondo del libro e della cultura in generale che chiede al Governo di tornare sui suoi passi».

La protesta delle associazioni

E in effetti da tutte le associazioni che costituiscono il mondo del libro è giunto un appello a rivedere la cancellazione di una misura, messa in campo sei anni fa dal Governo Renzi, che «non solo ha sostenuto il mondo del libro economicamente, ma ha consentito a un Paese che tradizionalmente legge poco di fare enormi passi in avanti. Lo certifica l’Istat: nei primi tre anni il bonus ha permesso una crescita della lettura nella fascia d’età 18-21 anni dal 46,8% al 54%». Di «stupore e forte preoccupazione» parla la Federazione Carta e Grafica con il presidente Emanuele Bona che bolla l’eliminazione del bonus per i 18enni come «non solo priva di ogni visione strategica per lo sviluppo culturale del Paese, ma anche distonica rispetto al bisogno contingente di sostenere la filiera del libro, particolarmente colpita dai rincari dei prezzi della carta».

Si guarda ora alle aperture alla revisione del meccanismo che finora ha visto quei 500 euro all’anno per i 18enni, a valere su una dote di 230 milioni, andare nei prodotti della filiera del libro, seguiti da musica con il 15% circa e il restante 5% suddiviso tra cinema, teatro, danza ed abbonamenti ai quotidiani che occupano una cifra residuale. Le opposizioni hanno subito alzato le barricate puntando l’indice contro il trasferimento di quei 230 milioni a tutta una serie di capitoli fra cui il welfare dei lavoratori dello spettacolo o il fondo per gli operatori dell’editoria e delle librerie, ma anche a favore di «rievocazioni storiche». Con la tagliola delle inammissibilità sono stati stralciati dall’emendamento i commi sul finanziamento delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita di Guglielmo Marconi, l’istituzione della «Fondazione Vittoriano» e il fondo di 300mila euro annui per la rievocazione storica de «La Girandola» di Roma.

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