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Così la Cina fa saltare l'accordo miliardario fra Intel e Tower

Lo scorso anno le due società avevano raggiunto un'intesa da 5,4 miliardi. Ora la società americana dovrà pagare una penale milionaria

di Biagio Simonetta

2' di lettura

Era un affare da 5,4 miliardi di dollari, quello raggiunto circa un anno fa fra Intel e il produttore di chip a contratto, Tower Semiconductor. La società americana aveva deciso di acquistare quella israeliana per consolidare la sua posizione da big nel mondo dei chip. Ma nelle ultime ore l'accordo è saltato in quanto le società non sono state in grado di ottenere le necessarie approvazioni normative. E ora Intel dovrà pagare una penale di risoluzione pari a 353 milioni di dollari.

Secondo quanto appreso dall'agenzia Reuters, Intel avrebbe abbandonato l’accordo - una volta scaduto il timing previsto – dopo la mancata approvazione normativa della Cina. «Dopo un’attenta considerazione e discussioni approfondite e non avendo ricevuto alcuna indicazione in merito ad alcune approvazioni normative richieste, entrambe le parti hanno concordato di terminare il loro accordo di fusione avendo superato la data del 15 agosto 2023», hanno scritto da Tower Semiconductor in un comunicato. Le azioni dell’azienda israeliana hanno perso circa il 10%.

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Lo zampino cinese

Va detto che la mancata finalizzazione dell'accordo fra Intel e Tower Semiconductor, racconta anche altro. E cioè che le tensioni tra Stati Uniti e Cina – concentrate sul commercio, la proprietà intellettuale e il futuro di Taiwan – stanno avendo ripercussioni importanti sulle trattative aziendali. In particolar mondo quando si tratta di aziende tecnologiche. Giova ricordare che lo scorso anno, l'americana DuPont De Nemours ha annullato l’accordo da 5,2 miliardi di dollari per l’acquisto del produttore di materiali elettronici Rogers Corp dopo i ritardi nell’ottenere l’approvazione delle autorità di regolamentazione cinesi.

Il tentativo di Gelsinger

L'amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, nelle scorse settimane aveva dichiarato che i tentativi di far approvare l'operazione Tower dalle autorità di regolamentazione cinesi erano in corso. E che aveva visitato il Paese di recente proprio per ottenere un clima meno teso. Evidentemente non è andata come si aspettava. L'acquisto dell'azienda israeliana era vista come la chiave di volta del piano di rilancio di Intel firmato dallo stesso Gelsinger. Un piano che prevedeva di entrare in una parte dell'industria dei semiconduttori in rapida crescita: il mercato delle fonderie dominato dal gigante taiwanese TSMC. Tower ha una presenza relativamente piccola in questo settore - dove le aziende producono chip per i clienti su base contrattuale - ma ha competenze e clienti che Intel non ha.

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