Così l’ intelligenza artificiale rende le Pmi più competitive
La Lombardia risulta la regione con il maggior tasso di digitalizzazione delle imprese. Dopo l’automazione della produzione l’ultima frontiera è l’applicazione dell’IA ai processi della fabbrica
di Giovanna Mancini
4' di lettura
Non è un problema di costi, ma di cultura. E di competenze. Perché la cosiddetta Quarta rivoluzione industriale, quella digitale per intenderci, fa perno su tecnologie avanzate e interconnesse, in grado di raccogliere, trasmettere e analizzare dati in tempo reale, ma al centro rimane sempre e comunque l’uomo, come ricorda Marco Taisch, presidente di Made, il Competence Center lombardo per Industria 4.0.
«Il valore di un’azienda si fonda sempre sul valore delle persone che ci lavorano», concorda Raffaella Donghi, cfo di Sangalli, azienda di Bergamo specializzata in progettazione e realizzazione di lavori stradali e opere urbanistiche, 38 milioni di euro di fatturato nel 2021 e circa 110 dipendenti, tra i fondatori della rete di imprese bergamasche per l’innovazione Edinnova. «Posso avere le macchine più avanzate disponibili sul mercato, ma servono a poco se non ci sono persone in grado di usarle al massimo delle loro potenzialità o di integrarle in una visione innovativa di fare impresa», aggiunge Donghi.
La transizione digitale delle aziende parte da una trasformazione prima di tutto culturale e delle competenze, tanto dei manager quanto delle maestranze. Le imprese lombarde, secondo un recente studio di Bankitalia, sono all’avanguardia in Italia per quanto riguarda il processo di digitalizzazione, che la pandemia ha accelerato e che ora può contare anche sulle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. «È un’opportunità che le aziende non possono lasciarsi sfuggire, per migliorare efficienza e competitività», dice Michele Falzetta, direttore generale di Latteria Soresina, cooperativa lattiero-casearia di Cremona che associa 184 allevatori, per un totale di 414 milioni di euro di fatturato nel 2021 e oltre 800 tra dipendenti e collaboratori. Nel 2019 la cooperativa ha avviato il nuovo piano strategico al 2025, che prevede anche la transizione digitale. Ogni anno investe circa 11-12 milioni su asset aziendali, di cui il 40-50% nell’area trasformazione digitale e Industria 4.0. Il primo progetto avviato ha segnato il passaggio da una pianificazione della produzione basata sull’arrivo degli ordini a una programmazione fondata sulla predizione della domanda grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. «Il processo si sta concludendo in questi mesi, dopo due anni di implementazione – spiega il manager – e si integra con le azioni legate a Industria 4.0. L’obiettivo è avere un’azienda totalmente interconnessa e digitalizzata». in collaborazione con Made, Latteria Soresina ha concluso tre progetti, due sono in corso e uno sta per partire.
Anche Sangalli ha partecipato a un bando di Made per un progetto volto ad applicare l’Intelligenza artificiale (AI) nei processi produttivi. «Siamo stati tra i primi nel nostro settore a introdurre processi di digitalizzazione aziendale – spiega Raffaella Donghi –. Il primo passo ha riguardato l’organizzazione del lavoro e ha richiesto circa 7-8 mesi per essere completato. Il prossimo, quello che riguarda l’uso dell’AI, richiederà più tempo». L’obiettivo è creare un sistema di sensori in grado di analizzare il funzionamento di un cantiere, raccogliendo i dati e le informazioni necessari a impostare i cantieri successivi. «In questo modo avremo una base dati a disposizione di tutti e competenze condivise a livello aziendale, non più limitate alle singole persone», precisa Donghi.
Digitalizzazione aziendale e automatizzazione della produzione vanno sempre di pari passo: il gruppo Lati (tra i principali produttori europei di materiali termoplastici per uso ingegneristico) ha lanciato nel 2016 un piano pluriennale di investimenti, che prevedeva inizialmente 35 milioni di euro destinati a modernizzare il comparto industriale, spiega l’amministratrice delegata, Michela Conterno, terza generazione alla guida dell’azienda di Vedano Olona (Varese), circa 180 milioni di euro di fatturato nel 2021 e 300 dipendenti, di cui 280 in Italia. «Ne abbiamo già spesi 20, anche per realizzare un nuovo polo logistico, ma nel frattempo altre opportunità si sono presentate e perciò abbiamo rivisto l’investimento, che è salito a 50 milioni complessivi», aggiunge Conterno. Risorse destinate alla digitalizzazione dei processi di fabbrica e di back office (anche per supportare le forme di lavoro flessibile), oltre che alla concentrazione delle attività industriali nel sito di Gornate Olona, che sarà perciò ampliato. «La nostra azienda ha sempre investito molto sull’innovazione di prodotto – spiega l’ad –. Ma con l’ultimo passaggio generazionale abbiamo deciso di concentrarci anche sull’innovazione di processo, per mantenere la competitività sul nostro core business, i materiali autoestinguenti, un settore in cui c’è grande concorrenza, ma anche acquisire maggiore flessibilità sui nuovi prodotti speciali».
Anche Tecnologic3 – azienda milanese specializzata in prodotti chimici per bulloneria e viteria – ha deciso di investire nei processi di digitalizzazione per fare un salto di competitività. «L’azienda è stata fondata da mio padre 35 anni fa e da sempre investe molto in prodotto e tecnologia – spiega l’amministratrice, Nadia Calasso -. Abbiamo prodotti di alto livello qualitativo e dobbiamo garantire un controllo efficace dei processi». Da qui l’avvio di un progetto di innovazione digitale che per due anni porterà a raddoppiare (fino al 20%) il budget tradizionalmente destinato annualmente all’innovazione (il 10% del fatturato).
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