Così la lana unisce sostenibilità e sociale
Si celebra il 9 aprile ed è stata anticipata da un convegno a Biella promosso da Gomitolorosa, Agenzia lane d’Italia e Legambiente
di Giulia Crivelli
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Un mondo da riscoprire, anche in chiave produttiva, oltre che creativa. Ma soprattutto un’opportunità da cogliere per costruire progetti con una forte componente di sostenibilità sociale e ambientale, oltre che economica. In linea, potremmo dire, con lo spirito dei tempi. A questa riscoperta e a questo ventaglio di opportunità è stato dedicato il convegno che si è tenuto mercoledì 5 aprile a Biella, in occasione della Giornata europea della lana, celebrata in realtà – per il terzo anno consecutivo – il 9 aprile, data identificata a livello europeo come inizio rappresentativo del periodo della tosatura delle pecore. Quest’anno però il 9 aprile, in Italia e in tutti i Paesi che la celebrano, era anche Pasqua e per questo motivo il convegno sulla lana, a sua volta annuale, è stato anticipato al 5 aprile, con una novità: è stato possibile seguirlo dal vivo in streaming e si può rivedere all’indirizzo www.gomitolorosa.org.
La declinazione italiana della giornata europea ha ricevuto quest’anno il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e il convegno di Biella, insieme alla giornata in sé, è stato promosso dall’associazione Gomitolorosa – fondata dieci anni fa proprio nella città piemontese – in collaborazione con Agenzia Lane d’Italia e Legambiente. Alberto Costa, Patrizia Maggia, Stefano Ciafani, presidenti, rispettivamente, di Gomitolorosa, Agenzia Lane d’Italia e Legambiente hanno coordinato una tavola rotonda con molti interventi di uomini e donne provenienti dal mondo della cultura, delle associazioni, delle università, delle industrie, degli allevamenti e dalla politica, e affronteranno molteplici aspetti collegati al tema della lana offrendo una fotografia completa della situazione della filiera. «L’obiettivo di questa straordinaria giornata è proprio quello di riunire intorno a uno stesso tavolo esperti, professionisti, studiosi, operatori del settore laniero italiano, dimostrando di saper fare rete», spiegano da Gomitolorosa. L’associazione, presieduta dal senologo Alberto Costa, riutilizza la lana che altrimenti andrebbe smaltita come rifiuto speciale, per realizzare progetti di “lanaterapia” nei reparti oncologici, soprattutto legati a tumori femminili come quello al seno o alle ovaie.
Il convegno è partito da un dato di fatto (si veda anche il dorso Lombardia del Sole 24 Ore del 24 febbraio): da ricchezza, la lana, per gli allevatori è diventata un costo. A ogni primavera inoltrata le pecore devono essere tosate, ma il vello rasato non è più appetibile sul mercato e se non viene venduto è considerato dalla legge italiana un “rifiuto speciale”: il pastore non può abbandonarlo nei campi, pena l’inquinamento del suolo, né bruciarlo, pena l’inquinamento dell’aria.
L’allevamento delle pecore, invece, ha subito addirittura un’accelerazione per l’accresciuta domanda di carne ovina, soprattutto da parte della crescente popolazione di religione musulmana. Oggi l’uso della lana come fibra per il tessile-moda è ridottissimo, perché le fibre sintetiche costano molto meno (anche se stanno inquinando i nostri mari) e perché materassi e cuscini in materiali artificiali sono molto più semplici da pulire.
In Italia ci sono circa 8 milioni di ovini, con una produzione annua di 10-12 milioni di chili di lana “sucida”; l’80% viene esportato senza le operazioni di lavaggio, principalmente in India, Cina, sud est Europa, solo il 10-15% viene utilizzata per consumo interno. A Biella sono stati presentati i progetti nati e cresciuti negli ultimi anni, sostenibili dal punto di vista economico, ma soprattutto ambientale, sociale e – dovremmo dire – culturale, perché la lana fa parte della cultura, contadina e non solo, del nostro Paese. Marco Antonini ha raccontato il progetto Sopra Visso: da un mix di lane merino in cui predomina la Sopravissana, che deriva da una razza di pecore italiane originarie di Visso, piccolo borgo incastonato nei Monti Sibillini, nascono tessuti che si ispirano agli Shetland e agli Harris britannici, ma con un’anima e una creatività mediterranea, potremmo dire. L’agronoma zootecnica Chiara Spigarelli ha invece lanciato nel 2019 a Udine il progetto Agrivello, che mira a convertire la lana di pecora in fertilizzante da poter utilizzare in ambito agronomico. Tornando in ambito tessile, Paolo Paoletti ha spiegato come il lanificio di famiglia, fondato nel 1795 a Follina, nel trevigiano, da circa 15 anni lavori la lana delle pecore dell’Alpago. «Recuperiano la lana delle Alpagote, che pascolano nei nostri altipiani da millenni, la cardiamo, filiamo e tessiamo dando vita a un tessuto unico e speciale, che aveva affascinato anche Vivienne Westwood, la visionaria stilista scomparsa nel 2022, pioniera nell’ecosostenibilità».
Tornando all’obiettivo dichiarato da Gomitolorosa, fare rete, a Biella c’era anche Dario Casalini di Slow Fiber, rete nata nel settembre 2022 dall’incontro tra Slow Food e alcune aziende virtuose della filiera tessile, che vogliono rappresentare il cambiamento positivo attraverso un processo produttivo sostenibile. Giusy Bettoni ha invece parlato di C.L.A.S.S. (acronimo di Creativity, Lifestyle e Sustainable Synergy) fondato nel 2007, è un centro di consulenza tecnica, marketing e comunicazione, e mette a disposizione di aziende e professionisti gli strumenti per accelerare, sviluppare e comunicare progetti innovativi e responsabili nel settore tessile e moda. La conclusione è semplice quanto preziosa: i pionieri presenti a Biella (e ce ne sono altri in giro per l’Italia) dimostrano che la sostenibilità non è un sogno né un’utopia, ma un percorso da fare tutti insieme.
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