Così Pechino ha domato le tigri della finanza tecnologica
Due anni di pressioni fortissime perchè Alibaba & co. cambiassero pelle separando e-commerce e finanza. Ora il nuovo soggetto Ant Group potrà ripartire aumentando il capitale
di Rita Fatiguso
3' di lettura
Se vuoi domare la tigre non cavalcarla, tendile una trappola. Così ha fatto il Governo di Pechino tenere a bada le sue ricche e indisciplinate Big Tech companies, in primis Alibaba. Due anni di dura caccia sono servite a riportare nei ranghi piattaforme di e-commerce che funzionavano, di fatto, da banche. Con una lunga traversata nel deserto hanno cambiato pelle, Ant Group (ex Ant Financial), ha ottenuto di poter raccogliere fondi dal mercato per aumentare il capitale e ripartire su nuovi binari. Il vero sconfitto è il fondatore dell’impero Jack Ma, rimasto fuori da tutto, in giro per il mondo una vita dorata.
La traversata nel deserto
La lunga traversata nel deserto di Ant Group, ex Ant Financial, braccio armato per la finanza di Alibaba Group, è finita. La China Banking and Insurance Regulatory Commission (Cbirc) di Chongqing ha dato il via libera per raccogliere dal mercato 1,5 miliardi di dollari (10,5 miliardi di yuan) necessari ad aumentare - come già pianificato - il proprio capitale a circa 2,6 miliardi (18,5 miliardi di yuan).
Ci sono voluti due anni per domare le tigri della finanza tech, ma tant’è. Le autorità che regolano il mercato cinese dei capitali ha ravvisato progressi nella revisione ordinata dal governo della più famosa tra le società di tecnologia finanziaria.
A fine novembre 2020 il fondatore di Alibaba Group, Jack Ma, in un Summit finanziario a Shanghai aveva accusato la Cbirc di procedere con una mentalità vecchia. Al centro delle tensioni la strategia già in cantiere del Governo cinese di separare le attività di e-commerce da quelle finanziarie che rappresentavano il nucleo portante dei profitti di tutte le Big Tech companies cinesi.
La provocazione di Jack Ma
Jack Ma fu convocato in un incontro a porte chiuse sigillato dall’accusa di aver esercitato abusivamente l’attività bancaria attraverso due banche locali. Il che bastò a incenerire l’avviata e strombazzata doppia quotazione a Hong Kong e Shanghai di Ant Financial, la cui entità era pari al patrimonio personale del gran capo.
Fu solo l’inizio di una continua pressione da parte del Governo centrale per innescare un deciso cambio di pelle nella finanza tecnologica vissuta come un potere economico interno al sistema che aveva prosperato in assenza o quasi di regole. Esattamente il contrario di quanto Pechino, abituata a pianificare lo sviluppo del Paese su base quinquennale si stava preparando a fare: tenere sotto controllo lo sviluppo ordinato del socialismo con caratteristiche cinesi, impresso a chiare lettere nel 14esimo piano quinquennale che scadrà nel 2025.
Per Alibaba & co, il 2021 è stato l’annus horribilis. Multe salatissime dell’Antitrust, revisioni giuridiche drastiche tali da garantire la netta separazione tra finanza e commercio elettronico, pacchetti finanziari smantellati dagli scaffali online, divieto assoluto di utilizzare piattaforme finanziarie per raccogliere e gestire il risparmio grazie e soprattutto alle enormi potenzialità offerte dagli investimenti crossborder (la Cina vede dappertutto lo spettro della fuga di capitali all’estero, favorita ultimamente dallo yuan debole sul dollaro). Perfino la consegna di grandi somme per la prosperità comune, un fondo creato per risarcire i più deboli, vittime della deregulation nel mercato del lavoro.
Tra perdite e ripresa
Nel 2022 le perdite più ingenti e, al tempo stesso, lo sforzo più intenso per mettersi in regola, con la proposta di ripartire quasi da zero con un aumento consistente di capitale. In questo reshuffle drammatico, dalle proporzioni bibliche, a rimetterci le penne è stato lui, Jack Ma, il fondatore di Alibaba, il mitico alfiere dell’imprenditoria privata e innovativa cinese il cui verbo manageriale era finito dritto nei testi delle università. Una sorta di allievo postumo dell’arricchirsi è glorioso professato da Deng Xiaoping, niente di male, peccato che il tycoon rischiasse di sfuggire di mano alla nomenklatura.
Jack Ma, è uscito dal Gruppo annunciando il ritiro già nel settembre 2018 - e il gesto destò più di un sospetto - passando il testimone a Daniel Zhang. Un mese fa ha lasciato Ant Financial. Fine della corsa. Gli è stato concesso di girare il mondo da povero ricco e, come una primula rossa, viene avvistato ovunque, da ultimo addirittura nel vicino Giappone. Al core leader Xi Jinping nominato alla guida del suo terzo storico mandato di Alibaba interessa non il creatore ma la creatura, annessi e connessi. L’e-commerce assorbe un terzo del Pil cinese e nonostante la crisi, i Big del Tech, con tutte le dovute cautele, sono cruciali per i piani cinesi. In primis l’espansione della valuta digitale controllata dalla Banca centrale.
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