Così la Teoria dei Grafi di Eulero trova applicazione in azienda
Il talento individuale al servizio del bene comune: l’esempio di PLink con la tecnologia delle reti che fa da elemento abilitante delle relazioni
di Gianni Rusconi
3' di lettura
Un percorso di sviluppo organizzativo antropocentrico che prevede un “patto oltre il contratto” tra i dipendenti e l’azienda e ha una base decisamente particolare. Il “Progetto Eulero” ideato da Professional Link (PLink), azienda di telecomunicazioni comasca nata 25 anni fa per iniziativa di Andrea Ferlin, imprenditore per cui il valore della persona è sempre stato un fattore distintivo, è infatti un esempio innovativo di applicazione della tecnologia delle reti quale elemento abilitante delle relazioni tra persone e si ispira alla Teoria dei Grafi del celebre fisico svizzero, che nel 1735 spiego proprio attraverso questa schematizzazione un complesso problema matematico.
L’impiego della struttura matematica di Eulero non è certo una novità, ha trovato spazio praticamente in tutti gli ambiti legati al concetto di rete (social network, rete di computer, telecomunicazioni, ecc.) e in altri mondi di natura scientifica come la genetica ma quasi mai in veste di modello organizzativo aziendale, tanto meno in Italia.
Il progetto di PLink (che opera con un team di oltre 35 persone) è dunque un’unicità nel nostro Paese e ruota intorno a centri di competenza interconnessi (le persone) il cui obiettivo è quello di favorire lo sviluppo circolare e sostenibile dell’organizzazione, in un’ottica di collaborazione diffusa. Alle decisioni e alle attività di sperimentazione si partecipa in modo orizzontale, cooperativo e condiviso, in una prospettiva di costante evoluzione e in antitesi al modello gerarchico: la rappresentazione del modello basato su grafi è, in tal senso, lo strumento che alimenta la mappatura dinamica di questi centri di competenza (che costituiscono i “nodi” presenti nello schema di Eulero) e dei vari processi in atto.
Il vantaggio? La possibilità di delineare un quadro chiaro, intuitivo e aggiornato di quanto avviene in azienda. Grazie a questo approccio, il management di PLink può avere più facilmente una lettura immediata delle interconnessioni in essere fra le funzioni aziendali e di conseguenza correggere a monte eventuali criticità che mettono a rischio il rilascio di un servizio, oppure eliminare un difetto nella comunicazione tra i vari dipartimenti o ancora individuare spontaneamente nuove opportunità di collegamenti e connessioni.
A trarre beneficio dal “Progetto Eulero” è anche (se non soprattutto) il lavoratore/collaboratore, che può divenire agente del cambiamento e non limitarsi a subirlo, può mettersi in gioco come individuo condividendo la propria conoscenza con altri colleghi e diventare parte attiva di nuove dinamiche intra-funzionali.
Ferlin ha una ricetta per descrivere il concetto di leadership in un’organizzazione antropocentrica. “Coincide con la capacità e la competenza dell’individuo. Non si tratta di una leadership imposta dall’alto, quanto di un elemento naturale e del tutto integrato con il contesto organizzativo a cui si applica, che ne riconosce l’efficacia e gli effetti benefici generati a favore di tutto l’ecosistema aziendale, favorendo non solo l’esercizio del talento personale ma anche stimolando l’innovazione e la creatività collettiva”.
Il Progetto, come spiega ancora il suo ideatore, va inteso come un percorso di sviluppo organizzativo che da una lato consente di avere una visione capillare dei flussi all’interno dell’azienda e dall’altro mette ogni collaboratore al centro di una interconnessione, dandogli immediata evidenza e una migliore percezione del valore del suo operato e dell’impatto che il suo agire quotidiano esercita sugli altri.
“L’interconnessione - ribadisce il concetto Ferlin - è efficacia e benessere, ma essere nell’organizzazione è qualcosa che va anche oltre: è, per esempio, lo sviluppo delle competenze individuali al servizio del bene comune”.
La valenza del modello organizzativo circolare a grafo è tale, secondo il fondatore di PLink, anche in relazione al fatto che è applicabile indipendentemente dalle dimensioni dell'azienda. La scalabilità del modello, aggiunge in proposito Ferlin, “dipende sostanzialmente dalle radici culturali e dai valori tipici dell’organizzazione e quindi possono essere necessari passi graduali e cautela, ma la fattibilità della sua implementazione non è limitata da questo”.
E l’intelligenza artificiale, fattore assunto a imprescindibile o quasi in qualsiasi contesto, può essere eletto a strumento che abilita la relazione fra persone?
“Considero l’intelligenza artificiale, e la creatività di cui per certi versi è dotata, un driver importante per lo sviluppo nonché un’efficace disciplina per risolvere problemi concreti, a patto che venga compresa ed esercitata da menti pronte e ricettive. La tecnologia senza la creatività e la capacità di personalizzazione rischia di essere fine a sé stessa: su queste basi, l’applicazione dell’AI o di particolari algoritmi matematici è senza dubbio di aiuto nella mappatura e nell’analisi delle organizzazioni con strutture complesse o in forte evoluzione”.
loading...