Fuori standard

Così un tocco di sana ironia rende l’abitare più leggero

La genialità creativa di elementi che escono da mode e schemi rigidi mantiene vivi i tratti di originalità dell’arredo d’autore

di Antonella Galli

3' di lettura

Nessuno come gli italiani, nel campo del design, ha saputo portare un sorriso tra le pareti domestiche con arredi e complementi dal tratto scanzonato e leggero, se pur funzionali e ben fatti. È una questione di atteggiamento, di intenzione: abbasso la seriosità, le regole, lo standard; viva la poesia, il gioco, lo scarto di senso proprio dell’ironia. Un filone, quello del progetto ironico, che ha avuto nei grandi designer italiani dei capofila indiscussi (la lista è lunga e ben assortita, a cominciare da Bruno Munari, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Gaetano Pesce) e nelle aziende produttrici delle complici perfette.

Fortunatamente il filone non si è mai esaurito e, anzi, scorre vitale tra progettisti e aziende di nuova generazione. È il carattere distintivo di Queeboo, marchio nato nel 2016 per iniziativa di Stefano Giovannoni, riconosciuto designer irriverente e fuori dagli schemi, che cresce a ritmi sorprendenti (il 2021 si è chiuso con un incremento annuo del 67%) e raccoglie attorno a sé progettisti in sintonia con il suo spirito esuberante e pop. Come Marcantonio, che ha affermato: «L’ironia è una cosa seria, a cui io non rinuncio mai. Se una buona idea è anche divertente, diventa irresistibile». Per Queeboo ha progettato Sherwood, una scultura luminosa alta due metri che riproduce un cervo maestoso, il cui palco di corna si sviluppa in un lampadario classico a dieci luci con tutti i crismi, comprese le gocce in cristallo. Una presenza che strappa un sorriso ed evoca, insieme, un senso di incanto. Mentre Filicudi, sempre di Marcantonio per Queeboo, è una poltrona la cui scocca su gambe metalliche è composta da un intreccio di foglie di fico d’India in polietilene, che crea un guscio invitante. Uno spostamento di senso, dal momento che le foglie della pianta succulenta tipica del Mediterraneo sono tutt’altro che confortevoli.

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Francesco Favaretto, invece, si definisce designer industriale dall’approccio ingegneristico, pulito e razionale. Ma ha scelto la via dell’ironia nel formulare un nuovo prodotto per Slide, Ambrogio, uno sgabello-servomuto realizzato con stampo rotazionale in plastica riciclabile a base di EcoAllene, materiale ottenuto dal recupero dei poliaccoppiati (come il Tetrapack). Robusto e maneggevole, Ambrogio ha il piano supportato da un personaggio baffuto con le sembianze di un maggiordomo. «Nasce con l’obiettivo di divenire il brand product di Slide, immediatamente identificabile – spiega Favaretto – l’ispirazione mi è venuta dai cartoons, che guardo spesso con i miei figli. È la personificazione paffuta e bonaria della funzione per cui è stato ideato. Ma è anche un omaggio a mio padre, Paolo Favaretto, che ha fondato lo studio Favaretto&Partners e mi ha insegnato il mestiere: i suoi baffi ricordano quelli di Ambrogio».

Fuori dagli schemi si pone anche il mobile Truman di Fratelli Boffi, azienda brianzola di riconosciuto expertise ebanistico e di approccio mai convenzionale, che ha recuperato dagli archivi un progetto dissacrante ispirato a Truman Capote e al “party del secolo” che lo scrittore americano organizzò nel 1966 al Plaza di New York sul tema del bianco e nero. Truman, infatti, è un contenitore ad ante e cassetti dal rivestimento bianco su cui si stagliano macro-pois neri; il profilo è ondulato su un lato e a zig-zag sull’altro, su cui trovano spazio sei cassetti. L’asimmetria formale e la veste optical lo rendono un unicum che non passa inosservato, come la stravaganza elegante che rese memorabile il Black and White Ball dell’autore di Colazione da Tiffany.

Il tema dell’ironia ricorre nella produzione di Mogg, marchio fondato nel 2012 dall’architetto Nicola Galbiati, che ne ha centrato l’identità su uno stile fresco e poetico chiamando a collaborare giovani designer che ne condividono i presupposti. Tra questi anche Alessandra Baldereschi, che ha firmato la serie di specchi Selfie: sagome senza cornice, quadrate, circolari o ovali, sorrette da piccole mani in fusione di ottone che sembrano spuntare dalla parete, in differenti configurazioni. Un dettaglio leggero e spigliato, che anima e umanizza il più scontato dei complementi domestici.

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