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È da sempre il sogno dei palermitani ma non solo. Far tornare agli antichi splendori la Costa Sud della città, quella striscia di costa che va dalla foce del fiume Oreto allo Sperone e oltre in direzione Messina. Era un paradiso, oggi è un’area da recuperare e rigenerare. Non è un caso che prima l’amministrazione guidata da Leoluca Orlando e ora quella guidata da Roberto Lagalla abbiano deciso di dirottare su questa parte della città una somma congrua (58 milioni) di fondi del Pnrr: l’obiettivo è da sempre quello di restituire questa parte del litorale palermitano alla fruizione e di valorizzarlo a fini turistici. Un obiettivo che sembra a portata di mano anche se sono diverse le variabili con cui fare i conti. Intanto la copertura finanziaria: il definanziamento di alcune misure del Pnrr ha creato non poco allarme; poi il decreto legge che istituisce la Zes unica e di fatto azzera le strutture territoriali.
Si è temuto che questo secondo provvedimento potesse vanificare tutti gli sforzi fin qui compiuti dalla struttura tecnica della Zes della Sicilia occidentale al cui vertice c’è Carlo Amenta: grazie a una convenzione con il Comune è stata la Zes a curare l’ultima parte progettuale degli interventi previsti ed è sempre la Zes la stazione appaltante per i lavori. I lavori di recupero della Costa Sud di Palermo sono stati protagonisti di una polemica estiva sulla base dell’allarme lanciato dal movimento Cinque Stelle che ha alla fine costretto Amenta a intervenire: «La proposta di eliminazione dei piani urbani integrati dal Pnrr riguarda tutti i progetti presentati dalle città italiane e non solo quelli relativi alla Costa Sud, sui quali stiamo lavorando in sinergia con il Comune di Palermo – ha scritto in una nota alla fine di luglio –. Siamo ormai a un passo dal completamento dell’iter amministrativo che ci consentirà di mandare in gara i piani di fattibilità tecnico economici e avviare i lavori per completarli nei tempi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questi documenti saranno comunque necessari anche se le fonti di finanziamento dovessero essere diverse da quelle previste dal Pnrr». Il Commissario straordinario della Zes della Sicilia occidentale ha assicurato il proprio ruolo di stazione appaltante su tali progetti qualunque siano le fonti di finanziamento che il governo nazionale intenderà destinare. Così è stato, nonostante non manchino le incertezze.
In questa fase i tecnici della Zona economica speciale stanno continuando a lavorare e, spiega Carlo Amenta «entro la fine di ottobre dovrebbero andare a gara almeno tre dei quattro interventi da fare. Sarà un appalto integrato con progettazione ed esecuzione dei lavori». Resterebbe fuori in questa fase il progetto sul fiume Oreto che vale circa sette milioni. Prima che arrivasse la “riforma” del ministro Fitto sulla Zes unica il piano di Amenta prevedeva il completamento dei lavori a scadenza prevista: a giugno del 2026. A questo punto tutto può succedere.
In totale per la rigerazione e il recupero di questa parte della città, che va dalla foce del fiume Oreto fino al quartiere dello Sperone alla periferia est del capoluogo siciliano, è prevista una dote di 70 milioni (compresi i 58 milioni del Pnrr) e gli amministratori si dicono sicuri che la copertura finanziaria non verrà a mancare. È, comunque, una corsa contro il tempo: ottenuto il via libera dal Cts, ora toccherà al consiglio comunale pronunciarsi sui progetti e poi arriverà il momento della gara d’appalto.
Il progetto è ambizioso perché renderebbe fruibile (e balneabile) una parte di costa lunga almeno sette chilometri e peraltro poco distante dal centro cittadino. Ma soprattutto nella memoria dei palermitani più anziani riporterebbe quell’area agli antichi fasti: qui un tempo vi era almeno una dozzina di stabilimenti balneari che alcuni ricordano ancora distrutti dall’incuria, dalla barbarie di speculatori e mafia che hanno trasformato questa parte di Palermo in una discarica a cielo aperto. «È stata una corsa di 12 mesi iniziata da zero – dice l’assessore Andrea Mineo, che ha tra le altre cose la delega alle Politiche ambientali – bisogna ringraziare la lungimiranza del sindaco Roberto Lagalla nell'individuare la Zes come strumento di raccordo. Questi progetti che a breve andranno in gara avranno anche un effetto positivo sulla zona più interna, l’area industriale. Tutto questo è stato possibile grazie anche al lavoro del vice sindaco Carolina Varchi, che ha sempre intrattenuto i rapporti a livello ministeriale».
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