Costi dell’energia, il governo sblocca gli aumenti in bolletta a fine contratto
Nel Milleproroghe chiarita la norma che ha innescato i provvedimenti Antitrust. Il Consiglio di Stato giovedì aveva bocciato la linea dell’Authority
di Laura Serafini
I punti chiave
2' di lettura
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha sospeso i provvedimenti Antitrust contro gli adeguamenti dei prezzi dei contratti di energia alla scadenza delle condizioni economiche, il governo interviene per chiarire la norma che aveva innescato i provvedimenti dell’Authority.
Un comma è stato aggiunto all’articolo 11 del decreto Milleproroghe, nel testo uscito dall’approvazione del consiglio dei ministri e che andrà in Gazzetta Ufficiale entro fine anno. Con quell’integrazione si proroga dal 30 aprile al 30 giugno 2023 il termine entro il quale resta in vigore il divieto di fare modifiche unilaterali ai contratti di fornitura di energia.
Viene inoltre specificato che «il primo periodo non si applica alle clausole contrattuali che consentono all’impresa fornitrice di energia elettrica e gas naturale di aggiornare le condizioni economiche contrattuali alla scadenza delle stesse, nel rispetto dei termini di preavviso contrattualmente previsti e fermo restando il diritto di recesso della controparte».
Le contestazioni dell’Autorità
Tra ottobre e dicembre l’Antitrust aveva varato provvedimenti nei confronti di 9 utility, tra cui Iren, E.On, Iberdola, Dolomiti Energia - nel primo provvedimento di fine ottobre - e poi Eni, Enel, Acea, A2A, Hera ed Engie a inizio dicembre.
L’Autorità ha contestato varie fattispecie rispetto ai contratti di fornitura di energia, alcune non allineate con le norme e che dunque non solo riguardavano le modifiche contrattuali unilateriali ma anche decadenza anticipata di contratti. L’Authority però è andata oltre, interpretando in modo ampio la norma del decreto Aiuti Bis sul divieto di modifica contrattuale e dunque stabilendo che nemmeno le modifiche delle condizioni economiche una volta che queste arrivano a scadenza sono ammissibili.
Un’interpretazione «estensiva», quest’ultima, sconfessata giovedì scorso dal Consiglio di Stato, che ha bloccato la sospensiva degli adeguamenti disposta dall’Antitrust, a seguito di un ricorso di Iren (assistita da Giuspubblicisti Associati e da Cleary Gottlieb). La decisione dei magistrati sembra aver dato coraggio al governo, che da giorni ragionava sull’opportunità di fare un intervento normativo. L’interpretazione normativa introdotta, però, sembra avere efficacia dal primo gennaio, quando il Milleproroghe entrerà in vigore. Iren, a valle dell’ordinanza del Consiglio di Stato, potrà mantenere in essere gli adeguamenti, che sarebbero scattati dal primo dicembre.
Il limbo delle utility che avevano già fatto gli adeguamenti
Ma le altre utility, che avevano fatto gli adeguamenti in precedenza, perché scadevano prima le condizioni economiche, si trovano in una sorta di limbo, con il rischio di rimetterci qualche centinaio di milioni. Quello che accadrà nei prossimi giorni è che comunque gli adeguamenti resteranno in essere. Enel ha già fatto ricorso al Tar e attende il pronunciamento l’11 gennaio; altre utility potrebbero fare altrettanto, cercando di far unificare in quella data il pronunciamento su una misura cautelare, per adeguare all’orientamento del Consiglio di Stato.
E poi attendere, sempre puntando a unificare i vari ricorsi, il pronunciamento di merito che sempre il Tar del Lazio ha fissato per il caso Iren il 22 febbraio. Uno scenario, però, che potrebbe lasciare un rilevante margine di incertezza. Per questo motivo sarebbe in fase di valutazione l’opportunità di aggiungere un ulteriore passaggio nella norma introdotta dal governo, che arrivi a specificare la valenza retroattiva dell’interpretazione sull’articolo del Decreto Aiuti Bis.
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