Cous Cous Fest, al via la kermesse sul piatto simbolo della pace
Fino a domenica 29 settembre una festa che sa di sapori e integrazione
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I cuochi di otto paesi dal Mediterraneo agli stati Uniti. Un team dell'Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Un'”incocciata” di fratellanza al cospetto dei rappresentanti delle tre religioni monoteiste. Non poteva che partire all'insegna della condivisione l'edizione 2019 del Campionato del mondo di cous cous che come ogni anno si svolge sulla costa sicula occidentale a San Vito Lo Capo. Perché il cous cous - quello vero, incocciato a mano - è tradizionalmente il piatto della pace.
La kermesse inizia il 26 settembre con una riflessione sul ruolo, anche, del cibo per promuovere solidarietà, integrazione, sostegno, dialogo e accoglienza: sul palco di piazza Santuario, alla presenza del Vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, dell'Imam della moschea di Catania, Kheit Abdelhafid e di Miriam Camerini, aspirante rabina ed esperta di ebraismo. Sarà il via ufficiale al Cous Cous Fest, il Festival internazionale dell'integrazione culturale in corso nella cittadina del trapanese fino a domenica 29 settembre.
Le sfide
Al termine dell'incontro il palco accoglierà un'enorme incocciata eseguita dagli chef di Israele, Italia, Marocco, Palestina, Senegal, Stati Uniti, Tunisia e il team dell'Unhcr. Subito dopo inizieranno le prime sfide del Campionato del mondo di cous cous: la chef senegalese Mareme Cisse, del ristorante Ginger People&Food della cooperativa sociale Al Karub (Agrigento), in gara con il figlio Falilou Diouf da cui prende il nome la sua ricetta, couscous di Falilou, si confronterà con la Palestina, rappresentata da Fateh Hamdan, il gestore del ristorante Al Quds a Palermo, coadiuvato dal suo aiuto chef Mina. La seconda sfida vedrà in cucina la Tunisia che gareggia con Karim Bahbah, al lavoro come sous chef a Parigi in un ristorante del gruppo del grande chef francese Alain Ducasse, e Marwen Mathkour, e il Marocco che schiera in campo Mohamed Lamnaour, vincitore dell'edizione 2017 di Hell's Kitchen.
Gareggeranno venerdì invece Israele, con Yosi Hanoka, chef all'ospedale Barzilai ad Ascalona, esperto di cucina kosher, con l'Italia rappresentata dal sanvitese Giuseppe Peraino, chef e patron dell'hotel e ristorante Tannure, dallo chef marsalese Francesco Bonomo, responsabile di cucina presso l'azienda che produce e distribuisce pasti all'Ospedale di Salemi (Tp) e da Massimiliano Poli, chef ad Eataly Paris Marais. Gli Stati Uniti schierano Kevin Sbraga, vincitore di “Top Chef”, in onda sul canale televisivo statunitense Bravo e si confronteranno con il team dell'Unhcr, in collaborazione con l'Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, l'associazione Kamba e Diaconia Valdese.
In squadra per l'Unhcr ci saranno: Basim Alfatlawi, rifugiato politico in Italia, fuggito dall'Iraq a seguito delle devastazioni della prima guerra del Golfo e Jamol Ismail Ssali, richiedente asilo ugandese ospite presso il progetto di accoglienza Cas di Pinerolese e Val Chisone, gestito dai Servizi Inclusione della Diaconia Valdese. Entrambi hanno partecipato al programma “Food for inclusion” all''Università di Pollenzo, realizzato in collaborazione con l'Unhcr, che ha come obiettivo l'integrazione culturale ed economica dei rifugiati in Italia attraverso pratiche legate al food.
I piatti saranno valutati da una giuria popolare e di una giuria di esperti presieduta da Enzo e Paolo Vizzari.
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