Covid-19, quando la stampa 3D modella la prevenzione
Dall'eyewear al medicale, la manifattura additiva permette di modificare i prototipi, personalizzandoli al volo e riducendo i tempi di immissione sul mercato. Il caso Materialise, raccontato dal cto Bart Van der Schueren
di Alexis Paparo
4' di lettura
A inizio marzo, l'emergenza Coronavirus aveva assunto proporzioni tali da impattare i nostri cicli produttivi e abbiamo convocato un meeting d'urgenza per capire come continuare a lavorare in sicurezza (con headquarter a Leuven, in Belgio, e filiali in 17 Paesi, Materialise è quotata in borsa ed è una delle società leader al mondo per la stampa 3D, ndr). Avevamo appena iniziato a parlare di distanziamento e divisione del lavoro in turni, quando qualcuno ha detto: «Anche se applicheremo queste precauzioni, ci troveremo comunque tutti ad aprire e chiudere le stesse porte toccando le maniglie, e sappiamo che il contagio si diffonde anche tramite le superfici». Abbiamo subito coinvolto il nostro design team per risolvere il problema. Era un venerdì e il lunedì avevamo già la soluzione, una sorta di maniglia che si applica a quella esistente, permettendo di aprire la porta con l'avambraccio. Oltre a installarla subito in azienda, e a renderla disponibile sul nostro shop online, abbiamo condiviso in rete il design, per permettere a chi era in possesso di una stampante 3D di produrla in autonomia.
Il progetto è stato già scaricato oltre 220mila volte. È un oggetto semplice, ma mostra come, letteralmente in un paio di giorni, siamo riusciti a ideare e portare sul mercato un prodotto fisico. Ed è il messaggio che vogliamo lanciare alle aziende: tutto questo è possibile, ora, anche per loro. Del resto, la stampa 3D professionale esiste da 35 anni e proprio il 2020 ha segnato il nostro 30esimo anniversario. Siamo già presenti in moltissimi settori come il design, la moda, l'architettura, l'automotive, il medicale, l'aerospaziale e l'aeronautico, tra i nostri clienti spiccano brand come Aston Martin, Toyota, Disney, Adidas, Safilo e Samsonite. Ma in tutti questi campi, finora, è stata toccata solo la punta dell'iceberg e penso che, nei prossimi mesi e anni, sarà questo il maggior fattore di crescita per noi.
Nelle aziende con cui collaboriamo, adesso c'è molta più consapevolezza. Credo che la crisi generata dal Covid-19 abbia mostrato come la stampa 3D possa fare molto più che dar vita a qualche oggetto futuristico. Sono nate, e noi stessi abbiamo prodotto nel giro di pochi giorni, maschere per l'ossigeno, fitter per le mascherine usa e getta, visiere di protezione. Così, nel giro di un mese o poco più, la stampa 3D è stata come riscoperta, sia dall'opinione pubblica sia dalle aziende, spingendole anche a ripensare alcuni processi produttivi.
Uno degli aspetti più impattati dalla crisi è, infatti, la catena di distribuzione globale: da questa situazione abbiamo imparato che, probabilmente, dovremo tendere a un approccio più locale. Sono un grande sostenitore della globalizzazione, ma ciò non significa che tutte le aziende debbano continuare a dipendere dagli stessi fornitori: si possono produrre le parti o i prodotti esattamente dove servono, e la stampa 3D può giocare un ruolo importante. Nei prossimi mesi, la nostra strategia di crescita sarà spiegare al mercato tutte le potenzialità di questa tecnologia: al velocissimo go-to-market, alla qualità e alla sicurezza (le nostre maschere per l'ossigeno sono state immediatamente adottate negli ospedali del territorio), si somma la possibilità di modificare il prototipo e personalizzarlo al volo, incorporando e rispondendo immediatamente ai feedback dei clienti finali. Questa flessibilità è da sempre alla base della stampa 3D e, in questo momento, può rappresentare un punto di svolta.
Crediamo sarà d'ispirazione per molte aziende, specialmente nell'eyewear, dove stiamo espandendo le nostre collaborazioni e riscontriamo sempre più interesse verso la personalizzazione uno a uno. Per McLaren, per esempio, la stampa 3D ha voluto dire presentare, nel 2019, una collezione di occhiali che il designer Sébastien Busset aveva tenuto nel cassetto per 20 anni. Aveva immaginato una montatura sottilissima - due soli punti di contatto con le lenti – che, però, non scivolasse mai dal naso o stringesse alle tempie. Realizzarla in modo tradizionale, con la fresatura, avrebbe comportato notevoli costi di produzione e spreco di materiale, quindi il progetto era stato accantonato. Nella McLaren Vision Collection, nata dalla collaborazione fra il designer, la manifattura L'Amy e Materialise e premiata con il Silmo d'Or Award, la gomma esterna si modella intorno a un nucleo in titanio, che, stampato in 3D, diventa più flessibile e resistente. Le cerniere ruotano, per adattarsi sempre al viso e rendere il modello pieghevole. La serie Mso, poi, è davvero su misura, perché la montatura viene realizzata registrando una scansione del volto di chi la indosserà, per consentire la stampa 3D dei fotogrammi di titanio.
È solo un esempio, ma crediamo che la richiesta di prodotti su misura continuerà a crescere in tutti i settori del design. Perché si tratta di oggetti significativi, con una componente anche emozionale, pezzi unici, ideati e realizzati per una sola persona. Aspettare due, tre anni che l'economia ritorni alla velocità pre-crisi potrebbe voler dire arrivare tardi, anche perché la stampa 3D permette di inventare e portare qualcosa di nuovo sul mercato, testarlo, modificarlo e ripresentarlo, senza prendersi i rischi di un investimento a scatola chiusa. Con questa tecnologia si possono fare cose incredibili, bisogna solo provare!
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