Covid, arriva l’aggregatore per capire dove poter fare il tampone
L’iniziativa di quatttro universitari ha censito finora 600 strutture in tutta Italia ed è in costante aggiornamento
di Marco Trabucchi
2' di lettura
Un aggregatore semplice, geolocalizzato, dove individuare subito i centri privati dove fare il tampone rapido, molecolare e il sierologico. Non c'era e oggi, grazie al lavoro di quattro giovani studenti di Gorizia, è realtà.
Si chiama semplicemente dovefareiltampone, piattaforma semplice e intuitiva per trovare la struttura sanitaria privata più vicina.L'intuizione arriva da Alek Devetak, giovane studente sloveno alla Bocconi, alle prese con il tampone per poter tornare a casa.
«Non riuscivo a trovare un centro vicino a casa mia a Milano per fare il tampone. Google mi proponeva solo strutture ospedaliere, ma preferivo farlo privatamente per una questione di velocità. Ho perso un bel po' di tempo a cercare le strutture private vicine a dove vivo. Così l'intuizione: fare un sito di facile e veloce consultazione per aiutare le persone che si trovano nella necessità di fare il tampone».
Tra il dire e il fare non c'è stato di mezzo il tradizionale mare. Anzi. Alek ne parla con i suoi amici più fidati, ex compagni di classe dell'istituto di informatica J. Vega a Gorizia, oggi tutti a Milano per proseguire il corso di studi all'Università: Guglielmo Frati (PoliMi), Manuel Lupoli (UniUd) e Daniel Peteani (UniUd).
Nel giro di una settimana, il 1° novembre, sono andati online con un data base di centinaia di strutture. La piattaforma ha al momento censito 600 strutture in tutta Italia ed è in costante aggiornamento.
«Dovefareiltampone è un progetto collaborativo senza scopo di lucro – sottolinea Alek -. Chiunque può contribuire, segnalando nuove strutture o errori, rendendo la banca dati più completa». Ovviamente, prima dell'inserimento ogni laboratorio viene verificato prima di essere disponibile nella ricerca.
Attualmente c'è ancora qualche buco da coprire, specialmente al sud dove spicca la mancanza di strutture in Sicilia e Calabria. «Molte regioni ci hanno dato una grossa mano nel compilare la lista, grazie ad elenchi open source. In questo senso, oltre alle regioni del Nord come Lombardia, Veneto e Liguria, anche Lazio e Campania ci hanno sorpreso. Male invece l'Abruzzo, dove i dati integrati per le strutture mancano all'appello».
Per rimpolpare il data base, specialmente al sud, l'appello è quello di contattare gli sviluppatori direttamente sul sito e cliccare sul bottone “Aggiungi laboratorio”. I costi per il mantenimento della piattaforma – server e Google Maps principalmente - sono tutti a carico del giovane team di sviluppo.
«Purtroppo la policy di Google – che fornisce le mappe - non permette la pubblicità su siti che trattano sanità e salute». Ma il lavoro fatto, oltre a dare un prezioso contributo nella battaglia contro il Covid, sarà il biglietto da visita per la futura startup di sviluppo siti e applicazioni che i giovani imprenditori apriranno tra qualche mese.
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