i mesi sconvolgenti del coronavirus

Covid, Bassetti (Cei): «La Chiesa sia ospedale da campo»

Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha ricordato «i mesi imprevedibili e sconvolgenti da cui veniamo», le immagini indelebili nella memoria: le terapie intensive, l’isolamento che ha privato di affetti e conforti religiosi nel passaggio decisivo, le bare anonime, caricate su camion militari

di Nicoletta Cottone

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2' di lettura

I prossimi mesi «saranno tutt’altro che facili», dunque sarà necessario sostenersi reciprocamente. «Sentiamo la responsabilità - ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti nella sua introduzione ai lavori del Consiglio episcopale permanente - di affrontare strade nuove, lungo le quali ridisegnare il volto della nostra presenza ecclesiale». Il porporato ha sottolineato che «si tratta di prendersi a cuore le persone, la loro dignità, la casa comune, il creato; di curare e custodire le relazioni, di coltivare e alimentare il dinamismo della comunione, che vive di incontro e di reale condivisione; di tessere con convinzione e gratuità una rete di alleanze sociali per promuovere insieme il bene comune, di ciascuno e di tutti». A indebolirci, ha ricordato Bassetti, «non sono mai state le prove, ma le nostre tiepidezze e infedeltà, la mondanità spirituale che ci allontana da una vita evangelica di povertà e di disponibilità, portandoci a pascere noi stessi invece di quanti ci sono affidati».

«Se ieri la stessa espressione di ‘Chiesa ospedale da campo' poteva risolversi in un’immagine suggestiva – ha sottolineato Bassetti - oggi diventa la realtà che attende e impegna la nostra risposta: lontani dall’essere nostalgici, lamentosi o ripiegati su improbabili scorciatoie, sentiamo la responsabilità di affrontare strade nuove, lungo le quali ridisegnare il volto della nostra presenza ecclesiale».

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Mesi sconvolgenti e imprevedibili quelli del Covid

Poi l’impegno durante il lockdown causato dall’emergenza Coronavirus, che ha duramente colpito l’Italia e il mondo. L’alto porporato ha ricordato «i mesi imprevedibili e sconvolgenti da cui veniamo», che «ci hanno consegnato alcune immagini, destinate a fissarsi in maniera indelebile nella memoria collettiva». E ha ricordato «i reparti ospedalieri trasformati in terapie intensive. La vita esposta a criteri di selezione e di scarto. L’isolamento che ha privato di affetti e conforti religiosi nel passaggio decisivo. Le bare anonime, caricate su camion militari. Le restrizioni delle libertà, le attività sospese, i tradizionali luoghi d’incontro deserti. Un Uomo affaticato e solo, che sale la china sotto la pioggia, e poi benedice una Piazza vuota in cui, significativamente, l'umanità intera si è riconosciuta presente». Secondo il cardinale Bassetti, «questi fotogrammi, carichi di forza evocativa, ci costringono a mantenere vivo lo sguardo su ciò che abbiamo vissuto nel far fronte alla pandemia; nel contempo, ci testimoniano che davvero 'nulla sarà come prima'». Del resto, «come avverte l’Arcivescovo di Milano, “tanto soffrire, tanto morire, tutto sarebbe sperperato se tornassimo alla vita di sempre, con la stoltezza di chi dimentica il dramma e il messaggio che la sapienza cristiana ne riceve”».

Far crescere il senso di appartenenza e corresponsabilità

«Forse, proprio le celebrazioni senza la presenza del popolo ci hanno fatto sentire con più forza la ricchezza di carismi e ministeri che anima le nostre comunità e rende tale la Chiesa. Questa stagione ci impegna a far crescere il senso di appartenenza e di corresponsabilità, dando tempo al riconoscimento, all'ascolto e alla stima dell'altro, arrivando ad assumere in maniera concorde e convinta scelte condivise». Lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti , aggiungendo che «Papa Francesco, in occasione di una nostra Assemblea generale di qualche anno fa, ci ricordava che il rinnovamento della nostra pastorale ci richiede un respiro e un passo sinodale».

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