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Coronavirus, ecco le regioni che hanno avuto più vittime nella seconda ondata. Maglia nera a Valle d’Aosta, Veneto e Friuli

Da settembre a oggi tra le grandi Regioni è il Veneto quella che ha accusato il maggior numero di vittime in rapporto alla popolazione

di Gabriele Meoni

Coronavirus, Rt nazionale a 1.09: 14 regioni e una pa sopra 1, Lombardia a 1.39

3' di lettura

Ricordate il «modello Veneto»? L’esempio per tutti, la regione virtuosa che durante la prima ondata, grazie a tracciamento e medicina del territorio era riuscita ad arginare la diffusione del Covid-19 a differenza delle regioni confinanti, Lombardia in primis?

La pandemia spesso si «diverte» a togliere ogni certezza e questo caso non fa eccezione. Se infatti azzeriamo la prima ondata e andiamo ad analizzare l’andamento dell’epidemia nella seconda ondata, prendendo come data convenzionale di partenza il 1° settembre 2020, il Veneto da regione virtuosa diventa una delle peggiori, accanto alle vicine Friuli-Venezia Giulia e Provincia di Trento (e alla minuscola Valle d’Aosta). È insomma il Nord-Est questa volta a dover pagare lo scotto più pesante in termini di vite umane.

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LA MAPPA
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Nord-Est il più colpito nella seconda ondata

Il dato che certifica questo primato negativo è il numero di vittime per Covid ogni 100mila abitanti. Un numero che non mente, a differenza di quello dei contagi accertati, che dipende dalla capacità di tracciamento delle singole regioni. Con 117 vittime ogni 100mila abitanti dal 1° settembre 2020 al 15 gennaio 2021, il Veneto è primo tra le grandi regioni italiane nell’indice di mortalità. Solo la Valle d’Aosta (196 vittime ogni 100mila abitanti) ha fatto molto peggio - ma su una scala demografica nettamente inferiore - male anche il Friuli-Venezia Giulia (139) e la Provincia di Trento (118). Seguono, ben distanziate, le altre regioni del centro-nord, cioè Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, tutte e 4 con meno di 100 decessi per 100mila abitanti.

Nella prima ondata della primavera scorsa viceversa era stata la Lombardia a spiccare in testa per la percentuale di vittime, seguita da Liguria, Piemonte ed Emilia-Romagna, mentre il Veneto era stato relativamente risparmiato.

Da inizio epidemia primato negativo a Valle d’Aosta e Lombardia

Dall’inizio dell’epidemia a oggi, il primato negativo delle vittime rimane alla Valle d’Aosta (312 ogni 100mila abitanti), seguita da Lombardia (258), Liguria (200), Emilia-Romagna (194), Piemonte (192), Tentino-Alto Adige (172), Friuli-Venezia Giulia (168) e Veneto (160) (qui tutti i dati e le mappe elaborate da Lab 24).

LA MORTALITÀ SETTIMANALE
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Nel centro-sud mortalità molto più bassa

Si conferma anche nella seconda ondata la minore mortalità nelle regioni del centro-sud. La differenza rispetto alla prima ondata, che da Roma in giù di fatto aveva risparmiato mezza Italia, si è ovviamente ridotta, ma resta. La Regione con il minor numero di vittime da settembre a oggi è la Calabria (22 ogni 100mila abitanti) ma anche la Campania (con 50) è riuscita a contenere la mortalità. Nel Mezzogiorno insomma si muore meno di Covid e le ragioni andranno indagate. Potrebbe esserci un fattore anagrafico (età media più bassa della popolazione), abitativo (la densità in alcune regioni del Sud è più bassa) o ambientale (il clima è più mite e le persone quindi tendono a stare di più all’aperto).

Zona gialla argine debole al virus

Che cosa non ha funzionato in Veneto? Sicuramente il fatto di essere stato a lungo in zona gialla, una fascia che come hanno riscontrato gli esperti non è una garanzia di contenimento della circolazione virale, non è stato di aiuto. Insieme a un certo rilassamento nei comportamenti della popolazione più volte denunciato dallo stesso governatore Zaia. Nelle ultime settimane la situazione dei ricoveri in regione è in miglioramento, segno che il peggio della seconda ondata potrebbe essere alle spalle. Ma il numero delle vittime, che come sappiamo è sempre l’ultimo a scendere, resta purtroppo elevato.

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