ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùPandemia

Covid, da Bergamo fascicolo a Roma. Tribunale dei ministri archivia per Conte, Speranza e Lamorgese

Trasmessa nella Capitale parte degli atti della maxi indagine della Procura di Bergamo relativa al mancato aggiornamento del piano pandemico

di Nicola Barone

Covid, La scienza fa quadrato: "Difendiamo chi era in prima linea"

2' di lettura

È stata trasmessa alla Procura di Roma, per competenza territoriale, una parte degli atti della maxi indagine condotta a Bergamo sul Covid. Gli atti riguardano il mancato aggiornamento del piano pandemico e vedono indagati a Bergamo gli ex ministri della sanità Speranza, Lorenzin, Grillo e una serie di tecnici del ministero. I pubblici ministeri romani ora vaglieranno le posizioni e decideranno se procedere ad una nuova iscrizione anche a Piazzale Clodio.

Tribunale dei ministri archivia

Intanto il Tribunale dei ministri di Roma ha archiviato la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte e degli ex ministri Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede finiti indagati in seguito alle denunce da parte di associazioni dei familiari delle vittime, di consumatori e di alcuni sindacati relativamente alla gestione della pandemia. Gli ex rappresentanti dell’esecutivo erano indagati tra l’altro per epidemia colposa e omicidio colposo in seguito alle denunce presentate a partire già dal marzo 2020 in cui si ipotizzavano «le inefficienze e i ritardi del governo nell’adozione delle misure organizzative e restrittive necessarie a fronteggiare l’emergenza Covid».

Loading...

Speranza ai pm: mancato manuale per virus ignoto

Altro che inefficienze e «improvvisazioni», di cui ha parlato il consulente (ora senatore) Andrea Crisanti nella sua relazione. Anzi, di fronte ad una malattia nuova e devastante, «l’Italia ha rappresentato un modello per il mondo per come ha affrontato la pandemia». Lo ha rivendicato ieri a verbale l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, cercando di difendersi, anche se era ancora solo un testimone, da una raffica di domande dei pm di Bergamo e tracciando una linea: su certe scelte l’ultima parola spettava ai tecnici, non ai politici. «La bussola l’abbiamo sempre avuta e ci portava a difendere innanzitutto la salute delle persone - ha spiegato, sentito una seconda volta nel gennaio 2021 - ciò che ci mancava era il manuale di istruzione su come fronteggiare un virus sconosciuto».

Piano influenzale non aggiornato

Gran parte dell’audizione è stata incentrata sulla mancata attuazione del piano pandemico influenzale, risalente al 2006 e mai aggiornato, ma che, secondo Crisanti, avrebbe permesso, se applicato, di governare meglio la situazione, a partire dal monitoraggio dei casi, delle terapie intensive e delle scorte di mascherine e altri dispositivi di protezione. Un capitolo che, con quello della zona rossa non istituita ad Alzano e Nembro, è centrale nell’inchiesta che conta 19 indagati, tra cui, oltre a Speranza, l’ex premier Giuseppe Conte e il governatore Attilio Fontana. «Il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale», ha sostenuto l’ex ministro, tirando in ballo l’allora dg della prevenzione del ministero, Claudio D’Amario, pure lui indagato e a cui spettava il “compito” di applicarlo. «Non ricordo se qualcuno in modo specifico abbia detto che il Piano pandemico antinfluenzale non andava attuato», ha messo a verbale Speranza. Si è trattato, ha aggiunto, «di una valutazione e decisione dei tecnici di riferimento della task force e poi del Cts».


Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti