Covid, in Italia Omicron al 100%, predomina la sottovariante Ba.2. Cosa sappiamo finora
Ba.4 e Ba.5 sono state riclassificate da varianti di interesse a varianti di preoccupazione
di Nicola Barone
I punti chiave
3' di lettura
La variante Omicron «risulta ormai virtualmente l'unica variante di SARS-CoV-2 circolante nel nostro Paese». Più nel dettaglio, dall’ultima indagine rapida condotta dall’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, è il sottolignaggio Ba.2 a rappresentare la quasi totalità (il 93,83%) tra le varianti Omicron. Un risultato in linea con quanto riportato in altri Paesi europei e non. Nella stessa ricognizione sono inoltre state rilevate 12 sequenze riconducibili a Ba.4 e altre 6 a Ba.5, pari allo 0,47% e 0,41% del totale delle sequenze Omicron.
La corsa delle varianti più diffusive
Questo il quadro attuale di come sta evolvendo il coronavirus in Italia. La rete di monitoraggio, come spiegato da Anna Teresa Palamara che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, «con le flash survey e la piattaforma Icogen che raccoglie le sequenze in maniera continua, si sta dimostrando efficace nel seguire le evoluzioni del virus». Su quel terreno si gioca una partita decisiva laddove, per una pronta reazione dovessero presentarsi situazioni nuove. «Se prendiamo sottogamba il virus, a ottobre la pandemia rischia di riesplodere. In Portogallo varianti più diffusive stanno diventando prevalenti. Virus si è un po’ rabbonito ma non si è affatto raffreddorizzato», sostiene il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario Irccs Galeazzi di Milano. «Ovviamente la pandemia non va in modo sincrono. La variante originale di Wuhan aveva un R con zero di 2,5; la Delta aveva circa R con 7, ora con Omicron siamo arrivati a R con 15-17».
Non prevista maggiore gravità dell’infezione
La quota complessiva di Omicron 4 e 5 (Ba.4 e Ba.5) nell’Unione europea/Spazio economico europeo «è attualmente bassa», ma gli elevati vantaggi di crescita riportati per questi due sottolignaggi «suggeriscono che queste varianti diventeranno dominanti nell’area nei prossimi mesi». Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), nell’ultimo aggiornamento epidemiologico sul Covid ha comunicato che Ba.4 e Ba.5 sono state riclassificate da varianti di interesse a varianti di preoccupazione. «Sulla base dei limitati dati attualmente disponibili, non è previsto un aumento significativo della gravità dell’infezione rispetto ai ceppi circolanti Omicron 1 e 2 (Ba.1 e Ba.2). Tuttavia, come nelle ondate precedenti, se il numero di casi Covid aumenterà in modo sostanziale, è probabile che segua un certo livello di aumento dei ricoveri in ospedale e in terapia intensiva», secondo gli esperti dell’Ecdc.
Capacità di eludere la protezione
Il vantaggio di crescita attualmente osservato per Ba.4 e Ba.5 è «probabilmente dovuto alla loro capacità di eludere la protezione immunitaria indotta da una precedente infezione e/o vaccinazione». In particolare se l’immunità «è diminuita nel tempo», spiega l’Ecdc. I limitati dati disponibili provenienti da studi in vitro su sieri di non vaccinati che hanno avuto una precedente infezione da Omicron 1 indicano che sia Omicron 4 che Omicron 5 sono in grado di sfuggire alla protezione immunitaria indotta dall’infezione da Ba.1. «È improbabile che queste persone non vaccinate siano protette contro l’infezione sintomatica con Ba.4 o Ba.5». I sieri dei vaccinati hanno ottenuto risultati migliori negli studi in vitro condotti finora, ma la protezione derivata dai vaccini attualmente disponibili diminuisce nel tempo contro la variante Omicron, fa notare l’agenzia.
Le fasce di età candidate al booster
Al momento, invece, «non vi è alcuna indicazione di cambiamento nella gravità di Covid per Ba.4/Ba.5 rispetto ai precedenti lignaggi Omicron». Nel complesso, le informazioni disponibili indicano che «la presenza di queste varianti potrebbe causare un aumento complessivo significativo dei casi di Covid nell’Ue/See nelle prossime settimane e mesi». Per questo l’organismo europeo incoraggia i Paesi a rimanere vigili. Quanto ai vaccini, per l’Ecdc il beneficio per la salute pubblica che deriva dalla seconda dose di richiamo è stata valutata «come più evidente negli over 80». Qualora dovessero emergere segnali di aumento della circolazione di SARS-CoV-2 o del rischio di malattie gravi tra i vaccinati, allora «un secondo richiamo potrebbe essere preso in considerazione per alcuni o tutti gli adulti di età pari o superiore a 60 anni e per altri gruppi vulnerabili».
Immunità “super” da Omicron per i vaccinati
Intanto le persone vaccinate che poi si infettano prendendo Omicron sarebbero preparate a superare un’ampia gamma di varianti di coronavirus, a quanto sembrano suggerire le prime ricerche. Un paio di studi dimostrano infatti che l’infezione ha prodotto risposte immunitarie ancora migliori rispetto a un’iniezione di richiamo nei pazienti vaccinati. I team del produttore di vaccini BioNTech SE e dell’Università di Washington hanno pubblicato i risultati sul server di prestampa bioRxiv nelle ultime settimane. E offrono un segnale rassicurante per i milioni di persone vaccinate che hanno preso Omicron: probabilmente non si ammaleranno gravemente a causa di un’altra variante in tempi breve, anche se la ricerca deve essere confermata, soprattutto da prove del mondo reale.
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