Covid, in Italia isolata sotto-variante Xj. Ricoveri restano quota 10mila
Xj, equivalente a Xe, sarebbe una ricombinazione delle sotto-varianti di Omicron BA.1 e BA.2. È stata individuata da una struttura dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria
di Andrea Gagliardi
I punti chiave
3' di lettura
È stata isolata per la prima volta in Italia, da un laboratorio di Reggio Calabria, una nuova variante di Omicron, chiamata Xj ed “equivalente a Xe”. Validata dall’Istituto superiore di sanità (Iss), Xj è stata individuata da una struttura dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. La Xj sarebbe una ricombinazione delle sotto-varianti di Omicron BA.1 e BA.2 e finora era nota solo per un numero limitato di casi registrati alla fine del marzo scorso in Finlandia
Ceinge: in Italia 80% casi da sotto-variante BA.2
Attualmente 80% dei casi di Covid-19 in Italia sono provocati dalla sotto-variante BA.2 della variante Omicron. Lo indicano le analisi del Ceinge-Biotecnologie avanzate, basate sui dati delle banche Gisaid e Ncbi Virus, in cui sono depositate le sequenze genetiche. «Le stime degli ultimi 15 giorni indicano che, in Italia, Omicron rappresenta quasi il 100% delle sequenze pubblicate, con BA.2 attestata a circa l’80%», osserva Angelo Boccia, che ha elaborato i dati e che lavora nel gruppo di Bioinformatica del centro, coordinato da Giovanni Paolella.
Ricoveri sopra quota 10mila
Intanto dal 4 aprile i ricoveri per Covid nei reparti ordinari sono saliti sopra quota 10mila a livello nazionale. Non accadeva dal 1° marzo di quest’anno. Attualmente siamo a quota 10.102. Segno che il virus, malgrado l’alto tasso di vaccinazione della popolazione (84% con doppia e 66% con booster), a causa della contagiosa variante Omicron, continua a circolare. E a causare ospedalizzazioni. Anche se siamo molto lontani dai tassi di ricovero delle precedenti ondate.
Tasso di ospedalizzazione al 16%
In base ai dati Agenas (aggiornati all’8 aprile) l’occupazione dei reparti ordinari è al 16% a livello nazionale, sforando così la soglia di allerta fissata al 15%. Un campanello di allarme, che si accompagna ad una crescente preoccupazione anche a livello europeo per la persistenza di focolai “significativi” in vari Paesi.
Picchi di ricoveri in Umbria e Calabria
L’occupazione dei posti letto nei reparti ospedalieri di “area non critica” da parte di pazienti Covid supera il 20% in sette regioni, con punte in Umbria (41%) e Calabria (32%). Se si guarda ai dati assoluti dei posti letto occupati, invece, un terzo è concentrato in tre regioni, tutte sopra quota mille: Emilia-Romagna (1.255), Lazio (1.164), Lombardia (1.101).
Terapie intensive sopra soglia in Sardegna
L’occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5% a livello nazionale, sotto la soglia di allerta del 10%, superata solo in Sardegna (13%). Proprio il dato dell’occupazione degli ospedali resta uno dei parametri cruciali per il monitoraggio dell’epidemia, e questo mentre l’Oms invita a non abbassare la guardia. Molti paesi infatti, afferma Michael J. Ryan, direttore esecutivo dell’Health Emergencies Programme dell’Oms, «stanno continuando a far fronte a focolai e l’emergere di Omicron ha innescato un’ondata di trasmissione globale i cui impatti si fanno ancora sentire».
A fine maggio possibile calo dei ricoveri
Quella che osserviamo, afferma Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCSS Galeazzi di Milano, è «una situazione di plateau dei casi, ma con valori ancora impegnativi, e con il consistente numero di contagiati che si cumulano si iniziano a vedere anche gli effetti in termini di un maggior numero di ricoveri». Secondo alcuni modelli matematici tuttavia, osserva, «ci potrà essere un calo effettivo della curva e dei ricoveri dalla fine di maggio, mentre sul fronte vaccinazioni c’è una forte riduzione e questo può essere molto pericoloso anche rispetto alla nuova variante Xe allo studio». Un invito alla cautela arriva dal sottosegretario alla Salute Piepaolo Sileri, che avverte come con la fine dello stato di emergenza sia importante mantenere comportamenti prudenti: «I casi diminuiranno con l’estate, anche se in autunno - afferma - è possibile aspettarsi una recrudescenza».
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