Crack Ftx: il ceo chiede scusa ma non c’è liquidità per i prelievi
Sam Bankman Fried assicura via Twitter che sta facendo di tutto per trovare nuovi investitori disposti a salvare la società. Ci sarà un cavaliere bianco o Ftx si trasformerà, nell’universo crypto, in una sorta di Lehman Brothers?
di Vito Lops
3' di lettura
È la giornata del mea culpa. Sam Bankman Fried (Sbf) in un lungo tweet si è scusato con gli utenti del suo exchange Ftx e al termine ha strizzato l’occhiolino al rivale Cz di Binance: «Hai vinto». La telenovela al vertice tra gli exchange del mondo delle criptovalute si è arricchita di altri dettagli. Al netto dei gossip e dei cinguettii il ceo, nel porre le sue scuse, ha anche lasciato intendere che per gli utenti stranieri (quelli che fanno capo alla divisione Ftx.com e non a Ftx Usa) gli asset della società sono superiori ai depositi ma manca ancora la liquidità necessaria a processare per intero i prelievi. «La priorità numero uno sono gli utenti per cui farò tutto il possibile. Sono in contatto con numerosi player per cercare di stipulare accordi per recuperare la liquidità», ha detto Sbf. C’è da credergli?
Ed è questo il punto chiave di questa brutta pagina del mondo delle criptovalute. Binance, il primo exchange di criptovalute al mondo, si è defilato dopo aver analizzato i bilanci di Ftx e della “vicina” Alameda research (con tanto di debiti collateralizzati da token illiquidi). Resta da chiedersi, adesso, se tra i grandi investitori ci sia qualcuno disposto a salvare quello che fino a una settimana fa vestiva i panni del “salvatore della patria”, paragonato a Jp Morgan nel 1907, prima che nascesse la Federal Reserve, per impedire che le banche continuassero a fare danni, innescando corse agli sportelli tra gli utenti, per poi finire a carte all’aria. Sbf in primavera era intervenuto salvando BlockFi e Voyager proponendosi come il Re Mida delle crypto.
La storia a distanza di qualche mese sta raccontando il contrario e ora il paragone che va per la maggiore non è più con Jp Morgan ma con Lehman Brothers. Nel 2008 la banca statunitense fu lasciata fallire generando un crack da 640 miliardi di dollari. Era considerata too big to fail, eppure finì male. Cosa ne sarà adesso di Ftx? Sarà abbandonata al suo destino oppure salvata proprio in quanto troppo grande per fallire, con l’arrivo di un cavaliere bianco disposto a risollevarla, al netto di una reputation ormai deteriorata (Sbf ha cancellato il tweet, rimasto però nella memoria del web, in cui un paio di giorni fa scriveva che i conti erano in regola)?
Ecco perché il focus dei crypto-investitori è concentrato sull’andamento del token dell’exchange Ftt. Il 10 novembre il prezzo è rimbalzato del 56% (tornando in area 3,5 dollari) ma una settimana fa era a 26. Una parte del mercato sta puntando su un qualche salvataggio ma lo scetticismo prevale. Peraltro il rimbalzo è arrivato in una giornata in cui tutto il settore ha respirato anche grazie al dato migliore delle attese sull’inflazione statunitense, che ha dato una scossa a tutti gli asset risk-on (Nasdaq +6%).
Ma la correlazione con i mercati tradizionali potrebbe tornare a vacillare qualora da questa telenovela arrivino altre notizie poco incoraggianti. Intanto, come ai tempi di Lehman Brothers è partita la conta dei danni di un eventuale contagio. Così le varie società stanno ufficializzando le loro esposizioni a Ftx/Alameda. Dalle prime dichiarazioni non sembra ci siano contagi pesanti. Amber group ha dichiarato di avere meno del 10% dei propri fondi trading all’interno dell’exchange Ftx. Il ceo di Crypto.com, Kris Marszalek, ha riferito di un’esposizione “immateriale”, meno di 10 milioni. Le cifre di Galaxy digital ammontano a 76,8 milioni, quelle di Kraken a 9.000 Ftt. La più rilevante, ma comunque non compromettente, è quella del ventur capital Sequoia (213,5 milioni). Altri big del settore, come Coinbase e Bitmex, hanno comunicato di non avere alcuna esposizione. La storia proseguirà alla prossima puntata. Stay tuned.
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