Crack Veneto Banca, l’ex ad Consoli condannato in primo grado a 4 anni
I pm Massimo De Bortoli e Gabriella Cama avevano chiesto, il 20 gennaio scorso, una pena a sei anni di reclusione
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Al termine di 33 udienze, il Tribunale di Treviso ha condannato in primo grado a quattro anni di reclusione l’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, accusato dalla Procura della Repubblica di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto (oltre al reato di aggiotaggio, nel frattempo prescritto) in relazione al crac dell’istituto montebellunese, liquidato e passato a Intesa Sanpaolo nel giugno del 2017.
L’accusa chiedeva 6 anni
I pm Massimo De Bortoli e Gabriella Cama avevano chiesto, il 20 gennaio scorso, una pena a sei anni di reclusione, ritenendo le circostanze aggravanti prevalenti sulle attenuanti per la scarsa collaborazione all’accertamento della verità.
La vendita di titoli nel mirino
La Procura della Repubblica di Treviso, negli atti di chiusura delle indagini sul crac e l’azzeramento dei titoli di Veneto Banca, aveva formulato l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa nei confronti di sei indagati, fra cui l’ex amministratore delegato, Vincenzo Consoli. Secondo l’ufficio dei pm il top manager, assieme ad altri dirigenti e responsabili di vari reparti, avrebbe strutturato un sistema volto a raggirare la clientela attraverso la vendita a “condizioni inique” di azioni ed obbligazioni.
La difesa, rappresentata da Ermenegildo Costabile, aveva chiesto l’assoluzione per tutti i capi d’imputazione per l’insussistenza dei capi d’accusa e, in subordine, perché gli stessi non costituiscono reato. Consoli, nella lettura del proprio legale, sarebbe stato sottoposto a un trattamento “particolarmente aggressivo” da parte degli ispettori di Banca d’Italia, per essersi opposto al disegno di fusione di Veneto Banca con la Banca Popolare di Vicenza.
Per Consoli è stata anche disposta la confisca del patrimonio personale fino a 321 milioni di euro. Dovrà inoltre provvedere alla liquidazione di una provvisionale per le parti civili Banca d’Italia per 150 mila euro, Consob per 70 mila euro, e delle altre parti non istituzionali per un valore pari al 5% del prezzo d’acquisto delle azioni e delle obbligazioni fino ad un massimo di 20 mila euro.
Nel default di Veneto Banca circa 80 mila risparmiatori, di cui circa 600 oggi parti civili al processo, videro azzerati i valori di azioni e obbligazioni. Consoli, sempre descritto come unico “dominus” dell’istituto e in grado di condizionare le scelte dei Consigli di amministrazione, è in sostanza ritenuto il solo responsabile dei meccanismi di alterazione dei bilanci volti a giustificare i valori dei titoli, alla fine risultati privi di fondamento.
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