Creata sulla base della Delta integrale, nel 1992 nasce la Lancia Zagato Hyena
Una supercar da 250 cavalli e 0-100 in 5,4 secondi, venduta in soli 25 esemplari e un valore che oggi oscilla tra i 150 e i 200mila euro
di Vittorio Falzoni Gallerani
3' di lettura
Crediamo che molti appassionati si siano chiesti come sarebbe stata una macchina veramente sportiva allestita sulla meccanica della Lancia Delta HF integrale 16V; abbiamo scritto “veramente” poiché non è mai stato un mistero che la scarsa aerodinamica e la tendenza alla torsione della sua scocca, per quanto non le abbiano impedito di vincere sei Campionati Mondiali Rally (dove però non si va mai fortissimo), non le abbiano consentito né di distinguersi nelle gare di velocità né di diventare una vera gran turismo.
La risposta, forse anche senza volerlo, la diede un’iniziativa di Andrea Zagato, da poco salito ai vertici dell’azienda di famiglia, che, attraverso una serie di eventi che andremo a tratteggiare, portò alla creazione della Hyena che non a caso la Lancia, se si fosse arrivati a costruirla in piccola serie, avrebbe voluto chiamare Delta Sport.
Tutto nacque dal suo desiderio di avere una alternativa di produzione alla neonata Alfa Romeo SZ; siamo nel 1990 e un neoassunto designer, Marco Pedracini, interpreta il desiderio di Zagato disegnando una compatta sportiva con, molto opportunamente, non pochi richiami alla tradizione di questo Carrozziere: tra tutti la doppia gobba sul tetto e gli sbalzi ridottissimi. Questa berlinetta rimase poi tra i progetti nel cassetto in attesa del da farsi fino a che, nel 1991, la sorte volle che Andrea Zagato entrasse in contatto con Paul Koot, un imprenditore olandese che gestiva la Lusso Service Holland: un’azienda specializzata, tra le altre cose, nella vendita ed assistenza delle più prestigiose automobili italiane.
Fu durante una dei suoi frequenti viaggi nel nostro Paese che Koot fu invitato a Terrazzano (MI), presso la Zagato, ove vide la maquette della Hyena ancora senza meccanica; ne fu folgorato ed ebbe subitaneamente l’idea di allestirla sulla meccanica della Lancia Delta HF integrale 16V, fresca del suo quarto Titolo Mondiale (1990) e sulla via di vincere il quinto (1991). Non solo: si offrì di venderla e garantirla in proprio, argomentazione che ebbe il suo peso nell’autorizzazione che la Direzione Strategie di Prodotto della Fiat concesse per la costruzione di un lotto di settantacinque unità; certamente la speranza era di poterne poi costruire molte di più ma intanto, dopo questa iniezione di ottimismo, si poteva cominciare a mettere a terra il progetto.
Dopo la presentazione del prototipo al Salone di Bruxelles nel gennaio 1992, si iniziò quindi la produzione vera e propria allestendo, sul pianale in acciaio della berlina, una struttura in alluminio che supportava la leggera pelle dello stesso materiale che costituiva la carrozzeria vera e propria. Con un occhio al contenimento dei costi si utilizzò l’intera vetratura dell’Alfa romeo SZ mentre la ricerca della massima leggerezza si spinse a concepire una plancia in fibra di carbonio del peso di soli 2,5 kg contro i 17 di quella della berlina di serie; in totale, rinunciando anche a qualsivoglia strapuntino posteriore, la Hyena risparmiava circa duecento chili rispetto alla Lancia Delta creando già così i presupposti per ottenere prestazioni entusiasmanti.
Koot però voleva ancora di più e nella sua officina non fu difficile ottenere dal generoso motore turbo sedici valvole una buona mandria di cavalli aggiuntivi attraverso la sostituzione dei collettori di aspirazione e scarico ed una serie di conseguenti interventi all’elettronica; il risultato furono 250 CV per 1.150 kg con un rapporto peso/potenza di 4,59 kg/CV, migliore addirittura di quello della leggendaria Lancia Delta S4 (in versione stradale).
Il successo quindi non mancò nonostante un prezzo indubbiamente elevato (il prezzo in Lire non fu mai divulgato, si parla di 150.000 Franchi Svizzeri); i primi dodici esemplari furono venduti in un baleno e nulla faceva pensare che per venderne altrettanti si sarebbe faticato per un altro anno intero. Lo slancio si arenò infatti, essenzialmente per la improvvisa crisi che in quegli anni mise fine alle assurde speculazioni cui si era assistito a carico delle automobili a tiratura limitata, specialmente se blasonate come questa.
In tutto, dei settantacinque esemplari previsti (per il primo lotto) ne vennero quindi consegnati solo venticinque nonostante la critica si fosse espressa in termini più che lusinghieri: oltre 240 km orari e lo 0-100 in 5,4 secondi sono numeri che non hanno bisogno di commenti, ma l’entusiasmo di chi la guidò fu anche frutto, come era prevedibile, della straordinaria tenuta di strada e della eccellente silenziosità aerodinamica in velocità, fastidioso tallone d’Achille delle poco profilata Lancia Delta.
Fortunatamente, sempre coccolati nelle collezioni più prestigiose, gli esemplari costruiti sono tutti sopravvissuti in condizioni da concorso e, le rare volte che passano di mano, spuntano quotazioni molto elevate nonostante l’assenza di storia agonistica. Si parla di cifre tra i 150 ed i 200.000 Euro che riteniamo saranno presto un ricordo; se esistessero le blue chips anche nel modo dell’auto, la Lancia Zagato Hyena ne farebbe parte.
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