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Creatività multistrato: artista, interior designer, creatore di oggetti di culto

Moda, fanzine, hôtellerie, collezionismo: dall'immaginario di Luke Edward Hall può nascere di tutto. Purché in sintonia con il suo caleidoscopio interiore.

di Maia Marlis

Luke Edward Hall. ©Billal Taright

3' di lettura

In viaggio in Egitto, posa per un ritratto con alle spalle una landa deserta: con la sciarpa e i capelli modellati dal vento, è identico al Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Pensava a questa avventura da sempre, Luke Edward Hall. Il sogno di quando era bambino: Ra, il dio sole, le piramidi e tutto il corredo che segue. «Ho sempre letto molto sull'argomento. Però so che, a un certo punto, bisogna chiudere i libri e lasciare spazio all'esperienza», dice mentre si prepara per St. Moritz, meta del suo prossimo incarico di progettazione d'interni. Intanto, disegna: il suo nuovo libro, ancora senza titolo, ma in uscita in autunno con Penguin Books, «è una raccolta di storie sui miti antichi, mia totale passione, di cui sto curando le illustrazioni».

Artista, interior designer, stilista, collezionista seriale, o∑ssessionato dall'idea di rendere l'antico contemporaneo, columnist per FT Weekend, creatore di oggetti – tessuti per Rubelli, meraviglie per la tavola per Ginori 1735 – e cuoco nel tempo che gli resta, quando decide che la giornata lavorativa è finita: Hall ha una personalità multipla e svariati talenti. «Però non mi sentirete mai cantare. E per quanto mi piaccia la musica, non riesco a suonare uno strumento». Ci ha provato: chitarra e piano. «Ma non è andata». Al momento ha 34 anni, una fama consolidata tra i creativi più interessanti del momento, un marito – Duncan Campbell, con cui condivide il gusto di creare infiniti piccoli set all'interno dello spazio domestico – un cottage nel Cotswolds e due cani di razza Whippet, levrieri di taglia ridotta. Il concetto di minimalismo non ha diritto di cittadinanza nel suo mondo, che è invece occupato da un pieno di significati, studi e ricordi; conchiglie – possiede una sedia in oro, in stile Grotto, che sembra uscita dal mare – acquisti dai rigattieri e alle aste, souvenir che definiscono gli ambienti, almeno per il tempo che serve. «Ho sempre delle passioni all'attivo: l'interesse dura un po', poi mi sposto su altro». Quello a venire non ha nome al momento, ma si deve a un incidente: un piccolo incendio seguito alla caduta di un quadro. «È l'occasione per ripensare molte cose. A partire dal salotto: era verde oliva, diventerà rosso pompeiano. Un colore che non ho mai osato usare e che adesso invece mi sta sfidando».

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Il libro “A Kind of Magic: The Kaleidoscopic World of Luke Edward Hall” (Vendome Press, 60 $). ©Courtesy Vendome Press

I colori: sono loro, infatti, che dettano il passo. Si capisce sfogliando A Kind of Magic: The Kaleidoscopic World of Luke Edward Hall . Uscito lo scorso settembre, è la definitiva cornucopia della sua estetica, che si tratti di progettare un ristorante, il Josette, appena aperto a Dubai, l'interno di un albergo, l'Hôtel Les Deux Gares, a Parigi, o un brand di moda, Chateau Orlando, la collezione genderless creata nel 2022 «per celebrare la gioia di vivere» – parole sue – nel modo di vestire e di abitare (la si può acquistare da 10 Corso Como, a Milano). «Il caleidoscopio mi rispecchia: posso avere dei momenti di tristezza, in realtà rari, ma in definitiva sono sempre stato un ottimista», dice.

l'Hôtel Les Deux Gares, a Parigi. ©Benoit Linero

Per Chateau Orlando ha scelto le tinte dei giardini inglesi in fiore, incollando al suo moodboard gli acquerelli di Patrick Procktor, le architetture del diciottesimo secolo, le foto dell'onnipresente Cecil Beaton e i narcisi che coltiva, in più sfumature, nel suo giardino. «Amo molto il fiore, ma anche il mito di Narciso: entrambi calzano bene la collezione». Per il lancio, l'anno scorso, ha prodotto una fanzine ispirata a una sua residenza in Cornovaglia, con i contributi di alcuni amici: una versione aggiornata verrà pubblicata per il prossimo Pitti.

La polo Cecil, che Luke Edward Hall ha disegnato per la sua collezione, Chateau Orlando (240 €).

Ecco altre due cose che questo giovanotto ama fare: i giornaletti hand made e coinvolgere le persone che reputa interessanti. Nel primo caso, è un piacere che aveva già da bambino: il padre, complice, glieli fotocopiava in ufficio. Nel secondo, ha avviato una serie di interviste, Chit-Chat-Eau, che pubblica sul sito di Chateau Orlando. «Per me è naturale passare da un progetto all'altro e lasciare aperta la possibilità di una contaminazione tra generi. L'ho sempre fatto: anche quando studiavo moda alla Central Saint Martins e intanto mi dedicavo all'arte antica e all'interior design». Ha in mente il modello di condivisione del sapere dei Bloomsbury di Virginia Woolf. Che si riflette sul suo stile di vita: «Ho sempre con me delle macchine fotografiche usa e getta, schizzo disegni, mi segno delle note. È uno dei miei modi di fare ricerca». L'unica modernità a cui rinuncia volentieri sono i messaggi audio: «Non mi avranno mai», assicura, voltandosi ad accarezzare con lo sguardo i narcisi gialli al suo fianco. In effetti, che bisogno ne ha?

 

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