Credit Suisse, ecco perché è scoppiato il caso. Titolo ai minimi di sempre
Dopo i casi Greensill e Archegos il secondo istituto elvetico aveva accusato forti perdite e cadute del titolo. L'aumento di capitale, con il ruolo principale di investitori dell'area mediorientale, aveva poi fatto rientrare queste voci
di Lino Terlizzi
2' di lettura
Il titolo del Credit Suisse, seconda banca elvetica per dimensioni alle spalle di Ubs, è sceso oggi ai minimi di sempre, sotto i 2 franchi. Durante la seduta a Zurigo è arrivato a perdere circa il 30% a 1,5 franchi, poi c'è stata una parziale risalita e nel pomeriggio l'azione oscillava tra 1,8 e 1,9 franchi, in flessione attorno al 15%.
A scatenare quest'altra onda di vendite sul titolo dell'istituto rossocrociato, che è in perdita e che da tempo è nel mirino di una parte degli investitori, sono state oggi le dichiarazioni del presidente di quello che è il suo maggior singolo azionista dopo il recente aumento di capitale, la Saudi National Bank. Ammar Al Khudairy ai microfoni di Bloomberg ha escluso ulteriori interventi finanziari per la banca svizzera. «La risposta è un no assoluto, per molte ragioni, le più semplici delle quali sono di carattere normativo e statutario», ha affermato il presidente dell'istituto saudita, che detiene il 9,9% del Credit Suisse.
Tanto è bastato per suscitare nuove vendite sul titolo della banca elvetica, che con la sua caduta odierna sta influenzando negativamente le azioni del settore bancario non solo in Svizzera ma anche su altri mercati. Sono così rimaste sullo sfondo le dichiarazioni del presidente del cda di Credit Suisse, Axel Lehmann, che aveva detto che non sarebbe corretto paragonare gli attuali problemi del CS con il collasso dell’americana Silicon Valley Bank (SVB), anche perché le banche sono regolamentate in modo diverso. «Abbiamo solidi coefficienti patrimoniali, un bilancio solido, quindi il sostegno dello Stato non è un tema che riguarda la nostra banca», ha affermato Lehmann.
Nel rapporto d’esercizio 2022 pubblicato ieri la banca svizzera aveva ammesso debolezze nella rendicontazione e aveva indicato che i deflussi di fondi continuano, ma ad un ritmo più contenuto rispetto all'anno scorso. Sempre ieri, il ceo del Credit Suisse, Ulrich Körner, si era detto fiducioso sui progressi derivanti dalla profonda ristrutturazione iniziata dalla banca.
Coinvolto in una serie di investimenti sbagliati e di crisi conseguenti, tra cui quelle della finanziaria anglo-australiana Greensill e del fondo-family office americano Archegos, nel 2022 l’istituto ha registrato perdite di 7,3 miliardi di franchi (circa 7,5 miliardi di euro), dopo il rosso di 1,6 miliardi dell’anno prima. Le forti cadute del titolo nei mesi scorsi hanno alimentato le voci di un acquisto di Credit Suisse da parte di gruppi bancari di taglia internazionale. L'aumento di capitale, con il ruolo principale di investitori dell'area mediorientale, aveva poi fatto rientrare queste voci.
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