Credito cooperativo, a Verona il record di sportelli bancari
First Cisl Veneto
di Nicola Brillo
3' di lettura
Il vuoto lasciato dal crollo delle due ex popolari, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è stato subito riassorbito dal sistema. E ad approfittarne sono state anche le “piccole” bcc. A livello nazionale dal 2000 al 2019 il numero degli sportelli delle bcc è cresciuto infatti da 2.954 a 4.236. Un dato in controtendenza rispetto all’intero sistema del credito (Abi e Bcc) che nel 2000 operava tramite 28.194 sportelli, ridotti a 24.312 nel 2019.
«Dopo il crollo delle ex popolari in Veneto, lo spazio è stato occupato subito dagli altri operatori: le aziende più strutturate si sono rivolte ai grandi player nazionali, mentre le piccoli e piccolissime sono passati alle bcc, e grande successo ha avuto Banca Etica», sottolinea Giancarlo Pederzolli, segretario generale First Cisl Veneto. L’analisi dei dati di Banca d’Italia in Veneto evidenzia l’andamento del numero totale degli sportelli bancari, in calo nell'ultimo anno rilevato (2.421 nel 2019) rispetto all'inizio del rilevamento (2.953 nel 2000). Nello stesso periodo gli sportelli del credito cooperativo sono cresciuti sino a 631, pari al 26,06% del totale. La provincia con più sportelli bancari in regione è Verona con 507, poi Vicenza con 448, Padova (446), Treviso (416), Venezia (360), Belluno (124), chiude Rovigo con 124. Dal 2010, anno di massima espansione si sono persi 1.204 sportelli bancari in regione.
«A differenza del settore del credito ordinario, il sistema delle banche di credito cooperativo è ancora in fase di consolidamento - spiega Riccardo Castellani, coordinatore regionale First Cisl delle bcc -. Rispetto ai dati del 2010 si sono chiusi pochi sportelli, 39». La provincia con maggiore densità di banche di credito cooperativo è quella di Rovigo con il 38,33%, seguita da quella di Treviso con il 30,05%. «Negli ultimi anni – conclude Castellani - si registra una flessione anche sul numero medio degli occupati. Il credito cooperativo è passato da 3.986 del 2015 ai 3.680 del 2019, con una perdita complessiva di 306 posti di lavoro». Attualmente non ci sono banche in difficoltà in Veneto, mentre proseguono le fusioni nel mondo bcc. L’ultima è stata tra Banca San Giorgio Quinto Valle Agno e Cadidavid con la nascita di Banca di Verona e Vicenza, nelle prossime settimane ci sarà la fusione Alto Vicentino di Schio con Vestenanova.
«Sta calando l’occupazione del nostro settore – aggiunge il segretario della First Cisl del Veneto -. Cinque anni fa in Veneto c’erano circa 33mila lavoratori, ora siamo passati a circa 26mila. I dipendenti che escono in esodo, purtroppo non vengono rimpiazzati, sono posti di lavoro persi per sempre. Ricordiamo che in Francia stanno aumentando gli sportelli bancari e i conti delle banche vanno bene, a testimonianza che il rapporto umano è quello che conta per fare business».
Intanto la riforma del credito cooperativo non soddisfa gli operatori. «La riforma del 2016 non ha dato i frutti sperati, è stata fatta per far perdere alle bcc la loro radice storica - prosegue Perderzolli -. Le stanno portando a diventare un’imitazione delle banche più grandi». Con la nascita dei grandi gruppi bancari Cassa Centrale e Iccrea (più l’altoatesina Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige), per la normativa europea ora sono “significant”, e dunque devono rispettare parametri rigidi. «Sono ora obbligate ad accantonare grandi somme e per concedere fidi e mutui si devono affidare solamente ad algoritmi, dimenticando le conoscenze che le bcc hanno del territorio – spiega ancora Pederzolli -. La riforma va cambiata, come hanno fatto la Germania».
Il Veneto è fatto di piccole e piccolissime imprese e anche il sistema finanziario che le supporta era di questo tipo. «Finita la pandemia avremo bisogno delle banche per accelerare la ripresa – aggiunge Pederzolli -. Se le aziende che sono ritenute non bancabili dai grandi istituti di credito, non troveranno sponda nei piccoli istituti, cosa succederà?». Secondo la Fondazione per la Sussidiarietà in Europa le filiali bancarie ogni 100mila abitanti sono in media 5 in Finlandia, 9 in Olanda , 11 in Germania . In coda Portogallo con 38, Italia 39, Spagna 50 e Bulgaria 60. Osservando la situazione italiana, il Sud è più “europeo” rispetto al Nord. Le agenzie ogni 100mila abitanti sono infatti 20 in Calabria, 22 in Campania e 25 in Sicilia. Valori elevati, invece, in Trentino Alto Adige (70), Valle d’Aosta (63) ed Emilia Romagna (56). Il Veneto è posizionato a metà classifica con 49.
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