Cresce del 40% il mercato immobiliare alberghiero in Italia
Il rapporto 2023 a cura di Scenari Immobiliari evidenzia, nel 2022, un incremento del fatturato di 3,5 miliardi. Ottimi i risultati del segmento lusso, impatti positivi nel nostro Paese sia nel mercato degli alberghi sia in settori affini come la locazione breve.
di Paola Pierotti
I punti chiave
- La ripresa dei flussi turistici
- Un mercato che corre
- L’incremento dell’affitto breve
4' di lettura
Crescita a doppia cifra per il mercato immobiliare alberghiero in Italia, con grande ottimismo per il segmento del lusso e minimo, ma comunque sufficiente, per le strutture economy. In Europa invece, il trend rimane stabile. Impatti positivi nel nostro Paese sia nel mercato degli alberghi che in settori affini come la locazione breve. Più nel dettaglio, «l’Italia prosegue nel suo trend positivo e chiude il 2022 con un incremento del 40% del fatturato complessivo, pari a 3,5 miliardi, mentre per il 2024 si attende un riallineamento ai livelli fatti registrare nel 2019. In generale, gli investimenti immobiliari alberghieri mondiali nel 2022 sono lievemente diminuiti (-1,5% rispetto al 2021), raggiungendo i 72 miliardi, con interesse disomogeneo per localizzazione relativa, ambiti urbani, luoghi di villeggiatura e livello delle strutture. A livello europeo il mercato immobiliare alberghiero è rimasto sostanzialmente stabile, chiudendo il 2022 con un fatturato di 20,5 miliardi (21,2 nel 2021) bloccato dall'aumento dei costi e dalle crescenti preoccupazioni geopolitiche: per l’anno in corso si prevede un valore a 19,5 miliardi, con un aumento a partire dal 2024 (25 miliardi stimati)». Questi i dati condivisi in occasione dell’Hospitality Forum 2023, durante il quale è stato presentato Rapporto 2023 sul mercato immobiliare alberghiero a cura di Scenari Immobiliari in collaborazione con Castello Sgr.
La ripresa dei flussi turistici
«L’attività degli investitori è aumentata, dopo la limitata intensità del 2022 – racconta Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari - con un incremento delle allocazioni nel comparto, rispetto al primo trimestre dello scorso anno, superiore al 15% che porta a 4 miliardi di euro di patrimonio investito. La solida ripresa dei flussi turistici e la rimessa a sistema del patrimonio immobiliare non ha provocato però l'effetto sperato dal lato degli investimenti istituzionali: il segmento nel 2022 – dice Zirnstein – è stato formato per poco meno dell’80% da soggetti europei che con gli investitori cross-border, tra i quali è stato evidente il ritorno della domanda asiatica, hanno riguardato per tre quarti immobili unici e per un quarto portafogli».Per continuare a competere, decisivo sarà l'impegno corale nel rendere attrattivo l’intero territorio nazionale, anche attraverso un rafforzamento delle infrastrutture, e il necessario rinnovamento del patrimonio alberghiero italiano per affermarsi come destinazione, per il turismo internazionale.
Un mercato che corre
Dai dati Scenari Immobiliari, le operazioni rilevate negli ultimi 18 mesi hanno interessato 430 strutture, ripartite in circa 255 transazioni, per un totale di poco più di 65.625 camere.In Italia il mercato immobiliare alberghiero nel corso del 2022, insieme alle asset class del settore retail, ha mostrato un calo del 7% del volume di investimenti rispetto all’anno precedente attestandosi a quota 1,7 miliardi di euro, nonostante un incremento del fatturato complessivo rispetto al 2021. «Le ragioni di questo risultato – spiegano da Scenari Immobiliari – sono riconducibili al concretizzarsi, nel corso della seconda parte dell’anno, dei primi segnali di rallentamento causati dal progressivo rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce e dal conseguente atteggiamento attendista da parte degli investitori».Ancora, le allocazioni dell’ultimo anno e mezzo hanno riguardato poco più di 80 strutture ricettive tre stelle (26%), quattro stelle (41%) e cinque stelle (32%), rilevate dal mercato. Solo nel corso del 2022 gli investimenti hanno interessato più di 4mila camere. Una parte delle transazioni ha continuato a interessare location consolidate come Milano, Roma, Venezia mentre le altre hanno agito in città secondarie e ambiti territoriali periferici, correlati a forme di turismo spiccatamente stagionalizzato o marcatamente connotato dal punto di vista esperienziale. Un mercato che corre, senza riscontrare conseguenze del post-pandemia, con grandi opportunità da intercettare.
L’incremento dell’affitto breve
Oggi lo stock residenziale in Italia ammonta circa 35,4 milioni di unità, e parte di esso viene oggi dedicato all’affitto breve per ragioni di svago e di lavoro. «Una parte riguarda i bed & breakfast, a livello nazionale il numero di strutture risulta pari a oltre 33mila unità, una quota riguarda 120mila appartamenti privati gestiti da società strutturate in maniera professionale mentre la porzione più consistente, 465mila appartamenti, riguarda immobili di proprietà di privati immessi sul mercato della locazione breve con gestione autonoma». Questa la lettura di Scenari Immobiliari che parlando di hospitality invita al tavolo player come Italianway, Numa Group, Halldis, Sonder e Airbnb, per accendere un faro sulle nuove forme di ospitalità, per dare voce al mercato e a chi sta intercettando con prodotti e servizi immobiliari di nuova generazione, una domanda in forte crescita. «La struttura immobiliare nazionale offre forme di residenzialità, per lavoro e per svago, a una quota di domanda in crescita da oltre dieci anni contraddistinta dalla necessità di sentirsi parte di un ambito conosciuto, anche quando è lontano dalla propria abitazione abituale. Le previsioni di incremento dei contratti per gli affitti brevi a due cifre – conclude la nota di Scenari Immobiliari – per molte delle località in cui il settore si sta maggiormente sviluppando, evidenziano la solidità dell’interesse».
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