Cresce la Food valley dell’Ofanto boom dell’export dell’ortofrutta
L’area tra la provincia di Foggia e la Bat si caratterizza per attrazione di investimenti e iniziative di qualità. In aumento la domanda di credito per acquistare terreni e ampliare linee di produzione
di Vincenzo Rutigliano
4' di lettura
Cresce ancora la Food Valley dell’Ofanto, dal nome del fiume che oggi segna il confine fra alcuni comuni meridionali della provincia di Foggia e la parte nord di quella di nuova costituzione di Barletta-Andria-Trani (Bat): un’area in cui si trovano oltre 35.000 imprese agricole e agroalimentari. Tra il fondovalle e le terrazze dei versanti del fiume è cresciuta, nel tempo, quasi in sordina, un’area a forte vocazione agricola che non ha mai smesso di svilupparsi e che ha grande parte nell’export agroalimentare regionale, in particolare nell’ortofrutta, che nei primi 9 mesi del 2022 ha raggiunto i 648 milioni di euro, più 134 rispetto allo stesso periodo del 2021.
L’attrazione degli investimenti
Questa food valley attrae così investimenti sia privati che pubblici nell’ortofrutta, nell’olivicoltura, nella vitivinicoltura e nella cerealicoltura, soprattutto negli agri di Barletta, Canosa di Puglia, Cerignola, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Orta Nova. Gli investimenti riguardano le operazioni più diverse: dalla compravendita di terreni alla riconversione di vecchi impianti viticoli da mensa o, più spesso, da vino, per sostituire uve a basso valore aggiunto,come sangiovese e trebbiano, con susumaniello, primitivo o nero di Troia; dalla acquisizione di cantine alla realizzazione di magazzini per lo stoccaggio. Gli esempi non mancano e in molti casi è il sistema creditizio locale, di prossimità, a fare da partner essenziale. Come per la Bcc di Canosa- Loconia sviluppatasi poi nelle vicine Barletta, San Ferdinando di Puglia, Cerignola e che ora guarda anche a Foggia.
Finanziamenti per la crescita
Negli ultimi mesi alcune delle imprese più dinamiche hanno avuto in questa banca del territorio un partner di supporto finanziario e di consulenza per crescere ancora . Così la tenuta canosina (terreni e stabilimento vinicolo) del gruppo campano Feudi di San Gregorio, è passata di mano, rilevata dalla cantina Diomede, pure di Canosa, per un milione di euro. L’azienda agricola Le Torri della famiglia Caiaffa di Cerignola ha investito in un progetto a valere sui fondi del Psr Puglia per produrre vini di nicchia da vitigni di proprietà con uve certificate. E ancora il gruppo Rosso Gargano di Foggia delle famiglie De Maio e De Matteo ha investito 500mila euro per realizzare, in magazzini refrigerati, lo stoccaggio di ortaggi da collocare sul mercato nel momento più opportuno. Altri investimenti riguardano lo sviluppo della capacità produttiva e di stoccaggio. Come per Le Conserve Daune della famiglia Scarano di Cerignola per finanziare l’acquisto di prodotto, e per il gruppo conserviero Cirillo (20 milioni di fatturato) di Orta Nova con il marchio Bella Contadina, con un finanziamento destinato ad ampliare l’opificio. «In quest’area – spiega Luca Loconte, direttore generale della Bcc Canosa Loconia – c’è una forte domanda di mezzi finanziari per sostenere acquisti di fondi agricoli, ristrutturare cantine, ampliare linee di produzione, costruire magazzini refrigerati. Tanto che i nostri impieghi in questo settore hanno raggiunto, nel 2022, il 40% del totale, quasi 50 milioni sui 117 complessivi, mentre la raccolta globale ha superato i 180 milioni».
I finanziamenti del Masef
E non è solo sostegno finanziario tra mutui agrari e agrileasing, ma anche consulenza come per le misure del Pnrr, la valutazione dei contratti di filiera e di distretto ed il supporto alle cooperative agroalimentari. Tra gli investimenti pubblici, i più rilevanti, in ordine di tempo e di grandezza, sono quelli, per complessivi 85 milioni di euro, proposti dal distretto agroalimentare di qualità “Puglia Federiciana” e approvati nei giorni scorsi dal ministero dell’Agricoltura. Il primo dei due progetti proposti dal distretto, riconosciuto dalla Regione Puglia a marzo 2020, si chiama “Antiche masserie di Puglia”, il secondo “Ulivi e vigne di Puglia” – Ulivitae. Con il via libera del Masaf salgono così a quasi cento milioni di euro gli investimenti finanziati per il territorio su cui opera il Distretto, che coinvolge le province di Foggia, Bat e Nord Barese. L’oggetto dei due progetti è la cartina di tornasole del tipo di colture prevalenti nella Valle dell’Ofanto. “Antiche masserie di Puglia” coinvolge infatti 29 aziende, delle 200 socie del Distretto, che operano nei settori ortofrutticolo e cerealicolo, oltre che in quello della quinta gamma. Gli investimenti per 40 milioni dovranno essere conclusi entro il 30 giugno del 2026. Nel progetto il ruolo del Distretto riguarderà le attività legate alla blockchain e all’e-commerce proprio per sostenere ancora, e meglio, le aziende socie. L’altro progetto “Ulivi e vigne di Puglia”, invece, prevede 45 milioni di investimenti per agevolare sia la nascita di nuove realtà olivicole e vitivinicole, che la opportunità per le aziende già esistenti di accedere ad una reale innovazione tecnologica per il miglioramento degli impianti e, dunque, della qualità delle produzioni. Sono coinvolte 23 aziende socie del comparto vitivinicolo e oleario: dalle aziende agricole alle cantine, ai frantoi. Anche in questo caso le attività dovranno essere concluse entro il 30 giugno 2026. «Con questi altri due mega investimenti - spiega il presidente di Puglia Federiciana, Onofrio Giuliano - sale a tre il numero dei progetti proposti ed approvati in soli 2 anni di attività del nostro distretto che, dal territorio foggiano si è poi allargano, non per caso, anche a quello della Bat».
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